Completato l’impianto del pistacchieto all’Istituto Benedetto Radice di Bronte
Progetto innovativo per il pistacchio di Bronte. E’ partita da poco la sperimentazione su 150 giovani piante che verranno trattate con applicazioni innovative e strategie di difesa sostenibili. “Clean pistachio” , questo è il nome del progetto, che durerà tre anni, le vedrà sottoposte a un trattamento specifico contro nuove malattie fungine del pistacchio, utilizzando micorrize e microrganismi antagonisti durante le prime fasi di crescita delle piante. Il territorio di innesto delle 150 giovani piante è Adrano, nel terreno dell’azienda agraria dell’Istituto Benedetto Radice di Bronte, cominciando la prima fase sperimentale del progetto Clean Pistachio, finanziato dalla sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2020.
“E’ la prima volta in assoluto che viene effettuato questo genere di intervento innovativo sulle colture di pistacchio – sottolinea la Innovation Broker Marzia Signorello – sotto la supervisione e la responsabilità tecnica del dipartimento Di3A dell’Università di Catania”. “Abbiamo realizzato un nuovo impianto di pistacchio che servirà a trasferire conoscenze e innovazioni nell’ambito delle strategie di difesa sostenibili delle giovanissime piante di pistacchio – spiega il responsabile scientifico del progetto Giancarlo Polizzi, docente Di3A – . Grazie all’attività di ricerca effettuata nel territorio abbiamo recentemente individuato e descritto nuove malattie fungine del pistacchio, per le quali non sono noti mezzi di controllo, pertanto abbiamo preso a prestito da altre colture alcune strategie innovative di lotta biologica per verificarne l’efficacia e la possibilità di trasferimento”.
Il progetto Clean Pistachio ha lo scopo di valorizzare sia le colture biologiche, convenzionali e DOP sia i prodotti trasformati. All’uopo oltre all’istituto scolastico e il Dì3A anche la “Cooperativa Produttori Pistacchio Smeraldo Bronte”, ente capofila, e 6 aziende agricole siciliane, un totale di ben 9 partner faranno parte del progetto. La loro partecipazione è mirata alla sperimentazione, nel corso di tre anni di attività, di tecnologie innovative a ridotto impatto ambientale che possano rendere la gestione della coltura ecocompatibile e sostenibile, in modo da ottenere un prodotto finito di elevata qualità. Sperimentazioni che verranno effettuate non solo sulle giovani piante, ma anche su quelle già esistenti nelle sei aziende agricole e sul prodotto già raccolto, messo a disposizione dell’ente capofila.
L’istituto di Bronte -diretto da Maria Pia Calanna- proprietario dell’azienda agricola Parco Salanitro di Adrano è soggetto attuatore del progetto, avendo messo a disposizione il terreno, 5 mila metri quadrati, precedentemente definiti e delimitati in 4 particelle dove sono stati trapiantati quattro diversi cloni di pistacchio, due innestati e due da innestare.
“Prima del trapianto sono stati effettuati lavori di sistemazione delle terrazze con livellamento delle stesse e concimazione di fondo al fine di rendere più fertile il terreno – illustra il docente Giuseppe Trovato, direttore del “Parco Salanitro – La parcellizzazione del campo consentirà di mettere a confronto le piante trattate e non trattate con i microrganismi. I lavori proseguiranno a pieno ritmo per la realizzazione dell’impianto di micro-irrigazione”.
“Le aziende coinvolte nel progetto dispongono di circa 140 ettari di pistacchieti – ricorda il presidente della Cooperativa Produttori Pistacchio Smeraldo Bronte Società Agricola, Biagio Prestianni – di cui 40 già regime in biologico, gli altri in attesa di conversione anche grazie al progetto Clean Pistachio. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di migliorare la qualità del prodotto che arriva nelle industrie di trasformazione e cercare di ridurre i costi di produzione con interventi ad hoc”.
L’importanza del progetto mira a diversi obiettivi. La produzione eco- friendly, poiché da un punto di vista tecnico-produttivo, infatti, a beneficiarne sarà tutto il comparto della produzione del pistacchio, al quale saranno trasferite innovazioni di processo e di prodotto. I vantaggi inoltre saranno sia tecnici in quanto si otterrà una migliore qualità del prodotto, grazie ad una sensibile riduzione o eliminazione di composti di sintesi, che economici grazie ad una riduzione dei costi di produzione.
Svariati studi hanno dimostrato come tecniche di coltivazione ecocompatibili, possano meglio adattarsi alle condizioni socio – strutturali ed ambientali nelle quali la pistacchicoltura si esercita, che non è solo esclusivamente riconducibile al territorio etneo. Tre aziende aderenti al progetto, infatti, hanno sede nei territori di Ragusa, Enna e Caltanissetta. Conclude la dirigente scolastica Maria Pia Calanna “Grazie a questo progetto, oggi i giovani studenti, domani saranno i futuri agrotecnici con grandi competenze da spendere”.