Aziende

Commercianti e industriali criticano il Governo

Confcommercio Catania pur esprimendo soddisfazione per l’avvenuto accredito a favore di numerosi imprenditori di quanto promesso dal Governo a proposito dell’erogazione della seconda trance del contributo “RISTORI”, un aiuto importante, una vera e propria boccata di ossigeno a favore di un mondo economico che sta vivendo una crisi che rimarrà nella Storia, deve pur tuttavia segnalare che, a tutt’oggi, esistono moltissimi casi di operatori che sono ancora in attesa del primo accredito. Lo afferma il presidente Pietro Agen che dichiara: “Si tratta di un fatto di estrema gravità, che non può passare sotto silenzio e che rischia di portare al tracollo quelle aziende che, a questo punto, non possiamo che definire ‘meno fortunate’. Evitiamo che sulla vicenda cali il silenzio, chiediamo al Governo di verificare perché, a tutt’oggi, numerose domande inviate dopo il 15 giugno scorso non abbiano ricevuto alcuna risposta. Chiediamo al Governo di chiarire, altresì, con assoluta immediatezza, l’iter che le citate imprese dovranno seguire per ottenere quanto dovuto per il primo e per il secondo intervento. Ci si dica cosa queste imprese debbano fare. Presentare una nuova domanda rinunciando alla prima? Presentare una nuova domanda ed inviare un sollecito per la prima? Attendere di ricevere la prima, sperando che poi, automaticamente, arrivi la seconda? Qualcuno parla di carenza di fondi che avrebbe determinato le citate mancate operazioni, considerazione che ci lascia perplessi, non trattandosi di un click day.E’ inammissibile che, in un momento come questo, non ci siano risposte, nessuna comunicazione né di accoglimento, né di diniego, nessuna notizia. Anche solo contattare l’Agenzia delle Entrate per cercare di ottenere una risposta risulta difficile se non impossibile.
Speriamo che si comprenda quanto sia difficile, in momenti come questi, attendere senza notizia alcuna”.

“Il suono del silenzio” è il titolo della lettera aperta che scrive Matilde Cifali “imprenditrice innamorata della propria terra”, Presidente Terziario Donna – Confcommercio Catania:

Il silenzio è diventato ancora una volta assordante. Dopo una lieve ripresa nei mesi di agosto e settembre, ottobre ci avvertiva già che il silenzio sarebbe tornato.
E cosi la speranza di poter recuperare, seppur minimamente, la stagione perduta, si allontana o addirittura svanisce. Eppure uno sforzo era già stato fatto. Ci è stato chiesto di investire in misure di protezione quando la liquidità per gli investimenti era a zero a causa dei due mesi di lockdown. Nonostante le forze fossero ridotte allo stremo, ci siamo attrezzati per affrontare al meglio la riapertura e per garantire ai nostri ospiti la massima sicurezza. Poi la chiusura dei ristoranti, e per noi piccole strutture non dotate di servizio di ristorazione, arriva l’ennesimo duro colpo. Ma non ci scoraggiamo e ci attrezziamo con accordi di delivery. Attrezziamo la sala colazioni in sala da pranzo e cerchiamo di resistere. Ancora una volta dobbiamo prendere decisioni importanti riguardanti la cassa integrazione per i collaboratori, la sospensione dei servizi dei fornitori. Ancora una volta la filiera dell’attività turistico ricettiva viene abbandonata. Il nostro paese ci richiede tanti sforzi e sacrifici ma questa richiesta è rivolta solo ad una parte degli italiani. Quale politica degli “aiuti” si sta adottando? Ristorare con piccole percentuali di fatturato perso senza guardare i costi fissi e senza considerare il “socio occulto” che ogni impresa ha…ovvero le imposte e le tasse da pagare…non serve, non ci aiuta. Proprio oggi è arrivato un sollecito per mancato pagamento del canone speciale Rai, canone che ogni struttura ricettiva è costretto a pagare. Anche se quest’anno la tv in camera non l’ha vista nessuno. Anche se nella mia struttura c’è un silenzio assordante! Per non parlare della presa in giro: rimani aperto ma chiudiamo i collegamenti tra comuni e regioni, mi chiedo quindi per chi e come rimanere aperti! E se si proponesse un contributo a fondo perduto che coprisse almeno i costi fissi oltre ad un sostegno al reddito? Questa è solo una proposta, ma spero e auspico altre misure che potrebbero permettere al comparto turistico di rimanere a galla. Ma soprattutto, la domanda che mi pongo è: perché non è stato ancora adeguato il sistema sanitario per far fronte alla seconda ondata predetta da ben 6 mesi?”.

Si mobilita anche Confindustria. Piccole e grandi imprese a confronto per fare il punto sulle criticità che vive il settore alimentare ma anche per indicare idee e proposte per superare la grave crisi che sta colpendo il mondo produttivo dopo i provvedimenti anti Covid. A promuoverlo è stata la sezione Alimentari di Confindustria Catania, guidata da Maria Cristina Busi, che ha riunito on line anche le imprese non aderenti al sistema associativo.
Ad emergere con forza è stato il grido di allarme delle piccole realtà produttive che, nonostante il crollo dei fatturati, sono rimaste escluse da qualsiasi tipo di ristoro economico. “I nuovi Dpcm non ci obbligano a chiudere – lamentano gli imprenditori – ma siamo costretti a rimanere inattivi per la mancanza di commesse, mentre continuiamo a sopportare costi e spese vive che ci soffocano e rischiano di farci chiudere”. Sotto accusa l’esclusione dei codici Ateco “dimenticati” dai provvedimenti del Governo e dal Bonus Sicilia. Tutta la filiera dei fornitori delle attività sospese, infatti, rimane al momento ingiustamente privata di qualsiasi supporto economico straordinario. In questo scenario, in particolare per i settori food e beverage, il calo degli ordini registra una diminuzione del 50% rispetto al 2019. Una perdita che si prospetta via via più consistente proprio al Sud, dove la crisi economica è più forte e i redditi destinati ai consumi più bassi. Ma sulla capacità di ripresa del sistema produttivo pesa anche lo stallo della macchina burocratica regionale che sta rallentando l’erogazione delle risorse provenienti dai Fondi strutturali. “Siamo alla fine del ciclo di programmazione europea 2014 -2020 – ha avvertito il vicepresidente della Sezione, Santi Finocchiaro – ma la spesa rimane impantanata. Le performance dell’Asse 1 (ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione) e Asse 3 (competitività delle Pmi ), sono ai minimi storici. Le graduatorie non scorrono e molte imprese rinunceranno a portare avanti gli investimenti programmati”.
Sul banco degli imputati anche “sugar” e “plastic tax”, due tasse la cui applicazione è stata per il momento solo rinviata al mese di luglio e sulle quali – come ha ricordato Pietro Federico, componente del comitato direttivo della Sezione, rimangono forti incertezze applicative che appesantiranno il carico burocratico e amministrativo a danno delle imprese. “Continueremo a chiedere l’abolizione di questa tassazione iniqua – ha affermato Cristina Busi – che nuoce alla competitività di tutto il comparto. In un momento così delicato per la nostra economia non possiamo sopportare nuovi balzelli. Su questa e su tutte le altre problematiche emerse – ha concluso – presenteremo proposte facendo sentire alta la nostra voce. Ci batteremo per le nostre aziende che vanno salvate in quanto base produttiva portante della nostra Regione”.

“Chiediamo all’amministrazione comunale di proclamare lo stato di crisi del settore e di convocare un tavolo di confronto permanente, al fine di avviare un dialogo con le rappresentanze delle associazione datoriali, così da individuare azioni e misure condivise utili ad accompagnare le imprese fuori da questa fase di profonda difficoltà. Le misure introdotte dal Governo nazionale per contenere la diffusione dei contagi da COVID 19 hanno generato una battuta di arresto per tutto il sistema economico produttivo locale. A subire gli effetti delle ulteriori restrizioni, previste dagli ultimi DPCM, sono soprattutto il settore della ristorazione e tutto l’indotto del turismo”. A dichiararlo è il presidente della Confesercenti dell’area metropolitana di Catania, Claudio Miceli che insieme al direttore Francesco Costantino, ha protocollato al comune di Catania la richiesta, chiedendo anche un primo confronto per illustrare le proposte che Confesercenti ha strutturato nell’interesse delle categorie rappresentate.
“Catania, da sempre riconosciuta tra le città turistiche più apprezzate a livello internazionale, sconta il duro impatto che l’emergenza sanitaria ha prodotto in questi ultimi 7 mesi, registrando un crollo della domanda turistica che supera il 60% rispetto a quello del precedente anno- scrivono i rappresentanti della Confesercenti etnea- Uno scenario che ha colpito tutte le realtà che a diverso titolo concorrono ad accrescere l’appeal della destinazione Catania quale meta turistica di eccellenza, compresi gli esercizi commerciali, le attività artigianali e il comparto dei servizi”.
“Un comparto che nell’ultimo biennio ha registrato in Sicilia un importante trend di crescita. Un settore che rappresenta oltre il 15% del Pil Regionale e si conferma asset strategico per lo sviluppo economico locale. Dall’avvento della pandemia, i territori a bassa industrializzazione ed a prevalente vocazione turistica stanno soffrendo drammatiche conseguenze sotto il profilo della tenuta dell’imprenditorialità endemica.
“I provvedimenti di aiuto messi in campo a livello Nazionale ricordano Miceli e Costantino – Decreto Cura Italia, il Decreto Liquidità e ora con il Decreto Ristori, cosi come le misure introdotte a livello regionale con La legge di Stabilità (Legge 9 del 2020), appaino non sufficienti a dare il giusto sostegno a commercianti, imprese turistiche e realtà artigianali che rischiano di dovere chiudere per sempre”.
“Il timore è che, se i decisori politici continuano ad agire senza una strategia complessiva che preveda provvedimenti equi, si rischia di mettere definitivamente a repentaglio il futuro di tutto il tessuto economico del nostro territorio, fatto di attività di vicinato, di botteghe, di operatori della filiera del turismo che rappresentano un importante bacino occupazionale oltre che una leva strategica per lo sviluppo economico dell’intera Città di Catania.”

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