Chiusura Covid: la Fipe non ci sta
La Fipe proprio non ci sta a vedersi penalizzata dall’ennesimo Dpcm del Governo che obbliga alla chiusura dei ristoranti e a non ricevere i ristori adeguati al grave danno che il comparto della ristorazione sta subendo. Lo esterna in un comunicato stampa Giovanni Trimboli, presidente dei ristoratori della Fipe Confcommercio Catania, che sottolinea quanto questa grave situazione abbia portato alla alla chiusura di centinaia di ristoranti ed alla perdita di migliaia di posti di lavoro.
“La chiusura di bar, ristoranti e attività di somministrazione, secondo il CTS, serve a contrastare la pandemia, ma visti gli scarsi risultati ottenuti da questo provvedimento, non è certo colpa dei ristoratori se la Sicilia è in zona Arancione – dichiara Trimboli – eppure si persevera su questa scelta che penalizza un comparto che ha fatto di tutto per adeguarsi alle normative anti-COVID affrontando spese enormi e con aiuti insufficienti da parte dello Stato”.
“Consolidato il fatto che solo con l’asporto e il delivery, il comparto con si risolleva perché a voler tenere chiusi i ristoranti “sarebbe stato meglio un lockdown totale o una Zona Rossa – prosegue Trimboli – gli unici a dovere restare chiusi sono i ristoranti e le pizzerie , i locali serali e il bar aperti al 40%. Lasciano tutto il resto aperto. E per tutto intendo tutto comprese le Chiese e le funzioni religiose, assembramenti ovunque, basta andare in giro per accorgersi che non si rispetta il distanziamento sociale e le mascherine. Perciò continuiamo a chiederci a cosa serve fare restare chiusi solo noi fin dall’inizio della pandemia e non si è mai risolto niente?”
“Le perdite nel settore della somministrazione e dell’indotto – riflette ancora Trimboli – sono ingenti e il 20% dei ristori elargiti dal Governo non copre minimamente le perdite. Il puntare il dito contro di noi dà l’impressione che sia diventata una scusa per coprire i loro errori. Vogliamo che i ristori rimborsino il pari degli incassi dello scorso anno e si prenda sul serio l’ipotesi di un saldo e stralcio del debito delle tasse che ci verranno chieste da qui a pochi mesi”.