L'Opinione

Chi ha paura del ponte sullo Stretto di Messina?

Parafrasando il testo teatrale scritto da Edward Albee nel 1962 (Who’s Afraid of Virginia Woolf? – Chi a paura di Virginia Woolf?), che debuttò a Broadway mentre era in pieno sviluppo la crisi dei missili sovietici a Cuba e che venne filmizzato nel 1966 dall’esordiente regista Mike Nichols, ci appare di assoluta attualità lo strumentale e fuorviante dibattito sviluppatosi nel contesto politico-comunicativo che ruota attorno alle vicende legate alla possibile costruzione del ponte sullo Stretto di Messina; i cui contenuti ci appaiono come il frutto strumentale, degno delle più raffinate tecniche di disinformazione sociale e comunicativa antimeridionalistica prodotte da “Menti Raffinatissime”. L’occasione che ci induce a riflettere sul contesto di interessi transnazionali che da sempre si muovono per impedire la realizzazione del Ponte Sullo Stretto di Messina, fatti purtroppo propri dai grandi gruppi finanziario-imprenditoriali del nord (preoccupati che la realizzazione di tale opera possa modificare gli equilibri finanziari ed i conseguenti equilibri di potere decisionale in Italia) e da alcuni soggetti politici interessati a dare testimonianza di volontà antimeridionalistiche a tali gruppi, ci proviene dalle recenti affermazioni attribuite a Matteo Renzi che avrebbe espresso la sua volontà di appoggiare la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Certamente la posizione che avrebbe assunto Matteo Renzi sulla questione inerente la realizzazione del Ponte sullo Stretto sarebbe da analizzare molto attentamente ed evitando, conoscendo molto bene le motivazioni che alimentano il suo modo di far politica, di sfuggire alla tentazione di una semplicistica interpretazione: è solo una presa di posizione “di Facciata” nel tentativo di recuperare credibilità e consensi politico-elettorali nel Meridione d’Italia? è solo (o anche) un “Messaggio in Codice” all’attuale (e per sua volontà) traballante maggioranza di governo in risposta a trattative tenute “Sottotraccia”? è un modo per convincere gli attuali partner di maggioranza che si prepara a possibili elezioni? è un calcolato espediente per provocare la manifestazione di posizioni contrarie alla realizzazione del Ponte sullo Stretto all’interno dell’attuale maggioranza, atteso che non può non essere consapevole delle reazioni che potrebbero far seguito alla sua presa di posizione, ovvero da parte (come ha recentemente messo in evidenza Massimo D’Alema) del soggetto politico meno popolare d’Italia? oppure Matteo Renzi si è recentemente recato in incognito a Damasco e sulla sua via è rimasto “Folgorato”, acquisendo una nuova coscienza politica? è solo un tentativo per innescare una provocazione dilaniante all’attuale maggioranza di governo?
Ormai siamo tutti consapevoli del ruolo e della valenza che hanno le posizioni dei rappresentanti politici nel determinare lo sviluppo del dibattito all’interno dei Social” (le recenti vicende degli USA e l’uso delle comunicazioni da parte di Trump ne hanno dato ulteriore conferma), e quindi non possiamo meravigliarci dei contenuti che si stanno manifestando sui “Social” all’indomani della presa di posizione attribuita a Matteo Renzi. Detto questo cerchiamo di ritornare all’essenza del problema: chiediamoci a chi conviene la costruzione del Ponte sullo Stretto e a chi non conviene; chiediamoci, inoltre, quali siano i reali obiettivi di alcune prese di posizione che, senza contare le opinioni di sprovveduti e soggetti in cerca di visibilità sui “Social”, vengono espresse da soggetti che si fanno portatori degli interessi (del nord Europa e del nord Italia) che, in modo mirato e tornacondistico, introducono analisi surreali e devianti per instillare nelle menti anche dei più sinceri meridionalisti e sicilianisti la convinzione che non sia opportuno, conveniente e finanziariamente redditizio costruire il Ponte sullo Stretto di Messina. Purtroppo dobbiamo rilevare che anche alcuni e sinceri sostenitori della causa Meridionalistica e Sicilianista cadono nel tranello delle tesi disinformative di chi sostiene, strumentalmente a tutela di interessi precostituiti che non appartengono al Meridione ed alla Sicilia, che la costruzione del Ponte sullo Stretto sia alternativa alla realizzazione delle infrastrutture sul territorio siciliano e che vada privilegiata tale soluzione postergando alle “Calende Greche” la realizzazione del Ponte. Subdolamente tale tesi vorrebbe indurre inconsciamente la convinzione che non sarebbero disponibili le risorse finanziarie per costruire al contempo sia il Ponte sullo Stretto che le infrastrutture ad esso collegate ma, cosa ancor più pericolosa e destrutturante, che il Meridione e la Sicilia non avrebbero diritto ad avere destinate le risorse finanziarie per realizzare ambedue le opere. E’ ancora vivo nella memoria dei Siciliani, quando solo pochi anni fa si discuteva della possibile realizzazione del Ponte sullo Stretto (il cui era allora stato stimato in circa 6 miliardi di euro), il progetto venne accantonato ma fu finanziata la costruzione di un inutile e improduttivo doppione di una autostrada lombardo-veneta a cui furono destinati 10 miliardi di euro. Purtroppo la cosa politicamente grave e imperdonabile sta nel fatto che la classe politica siciliana non trova il coraggio, o non ha l’interesse, a mettere in evidenza come la realizzazione del Ponte sullo Stretto determinerebbe una immediata modifica dei flussi commerciali e del trasporto merci per via marittima( come hanno messo in chiara evidenza economisti di fama mondiale) verso l’Europa e l’Italia che, utilizzando come primo approdo i porti siciliani, sceglierebbero di far arrivare le merci in Europa ed in Italia utilizzando il Canale di Suez ed evitando, così, la circumnavigazione dell’Africa e depositando i loro containers in Sicilia per poi essere trasferiti in tutta l’Europa. Le poderose e positive conseguenze finanziarie, occupazionali e imprenditoriali che tale soluzione comporterebbe per lo sviluppo della Sicilia avrebbero una portata storica e farebbero decollare l’economia siciliana e l’occupazione. Non c’è da stupirsi, quindi, se assistiamo alla manifestazione di volontà contrarie alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina da parte dei gruppi finanziari e imprenditoriali del nord Europa e di parte dell’Italia del nord: quello che fa stupore è, invece, il silenzio o le posizioni contrarie di soggetti politici siciliani che non è assolutamente spiegabile. I Siciliani hanno il legittimo diritto di chiedere a tutti i rappresentanti politici di qualsiasi partito della Sicilia (Europarlamentari, Deputati e Senatori, membri del Parlamento Siciliano) di prendere una chiara, immediata presa di posizione a che il Governo Italiano utilizzi parte dei fondi messi a disposizione dall’Europa per finanziare contestualmente la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e le infrastrutture che in Sicilia siano da collegare, operativamente e funzionalmente, a tale opera. Per chi avesse la memoria corta ricordiamo come lo Stato Italiano non ha ancora provveduto a rimborsare la Sicilia in seguito all’assorbimento dell’ex E.S.E. (Ente Siciliano Elettricità) di proprietà della Regione Sicilia e dei Siciliani. Per ultimo ci appare peregrino e disinformativo il continuare a mettere l’accento sul fatto che la costruzione del Ponte sullo Stretto farebbe gola alla mafia”, continuando ad indirizzare l’attenzione verso una realtà siciliana che avrebbe come principale obiettivo la gestione di opere pubbliche e di quest’opera in particolare, continuando ad ignorare, volutamente e strumentalmente, che la “mafia”, come diceva alcuni decenni fa anche lo stesso Giovanni Falcone ha un’influenza economica diffusa nel mondo e che non può essere accettato l’assunto che “Il Ponte sullo Stretto non si deve fare perché interessa alla mafia”. Se così fosse questa sarebbe la più chiara testimonianza di come lo “Stato Italiano” si sia arreso alla mafia: noi crediamo che così non sia e che oggi, soprattutto oggi, esiste un contesto politico e giudiziario che è in condizione di mettere in campo ogni opportuna iniziativa legislativo-normativa ed ogni opportuno accertamento e verifica giudiziaria per evitare ogni forma di infiltrazione mafiosa negli appalti o determinare gli eventuali interventi conseguenti.

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