Catania scenario naturale del Summer Fest 2023
Le proposte artistiche che animeranno i quartieri catanesi dal centro alla periferia in questa lunga estate fino ai primi giorni dell’autunno, sono varie e si susseguiranno nella nostra città, che farà da Scenario Naturale al Summer Fest 2023.
Passeggiando, camminando o correndo, tra stradine e larghe strade, raggiungerete i siti che ospiteranno: spettacoli teatrali e concerti di vario genere. I magnifici edifici sono: il Palazzo della Cultura in via Vittorio Emanuele, il Castello Ursino (il Maniero che oggi è Museo Civico in piazza Federico di Svevia sito tra la via Plebiscito e la via Garibaldi) e la Villa Bellini nel cuore di Catania in via Etnea.
I nomi date alle vie sono abbastanza recenti fanno parte della Storia d’Italia, ma le vie della città avevano ben altri nomi che ricordavano la Storia di Catania, che un po’ andrebbe rispolverata! La bellezza chiama bellezza e se ogni rappresentazione artistica è una bella sintesi di un duro lavoro, sarebbe bello guardarci intorno, ammirare bellezza e ricordare, accennando in sintesi, la Storia passata.
Data l’abbondanza di acqua, la città di Catania era abbellita da fontane: la fontana dei Canali, del Leone, della Gammazita. La zona della Marina di Catania, era uno dei luoghi più belli della Sicilia, fuori dalla Porta dei Canali (dove oggi c’è la Pescheria), lungo le mura vi era l’uscita dei 36 canali della “Fontana dei Canali” (oggi fontana dei “Sette Canali”), che rendevano la zona una delle più belle della città, dove l’Amenano incontrava il mare (oggi l’acqua del fiume riemerge nella fontana detta “Acqua ‘o linzolu”). I catanesi, dopo pranzo fino al tramonto, a piedi o con le carrozze uscivano a passeggio per quella parte di molo, la Marina, per respirare l’aria di mare, per divertirsi e godersi il fresco e “sovente vi si facea musica – F. Ferrara, Storia di Catania”. Dalla Porta dei Canali, guardando a est, sul mare sorgeva il sole e oltre le mura che cingevano e circondavano la città, c’era il Baluardo di S. Agata che continuava fino alla Porta del Porticello, ubicata dove oggi sorgono il Vescovado e il Palazzo Biscari. Passeggiando dal Duomo, oggi si oltrepassa piazza San Placido e in via Vittorio Emanuele II a destra sorge “Il Palazzo della Cultura” o Palazzo Platamone appartenuto alla famiglia dei Platamuni tra le più illustri e ricche famiglie di Catania nel ‘400.
Siamo nel quartiere Civita, uno dei più importanti quartieri di Catania, la città è stata sempre divisa in quartieri, ognuno importante per la sua storia. Il Q. della Civita risale al tempo della dominazione araba, intorno al X Secolo d.C., ma il suo completo sviluppo si realizzò contemporaneamente alla costruzione delle mura di Carlo V. Era il quartiere abitato dalla nobiltà di Catania, guardando l’Etna, esso era la parte dei rioni a oriente della Luminaria, la strada principale che oggi all’incirca è via Etnea, partiva di la biviratura, dentro la Porta dei Canali, di fronte alla piazza Grande ( piazza Duomo oggi ), si estendeva ad arco fino alla Porta di Jaci ( piazza Stesicoro oggi), passando prima per la piazza de la Fera Lunare (oggi piazza Università). L’impostazione medievale di abitazioni, strade corridoio e sistema viario non subì sostanziali modifiche fino al ‘600 mentre l’edilizia ecclesiastica nel ‘500 vide l’apoteosi nel progetto del Convento di San Nicolò l’Arena sul colle di Montevergine (piazza Dante) ex acropoli della città greca.
La colata lavica del 1669 arrivando a mare allontanò il Maniero, voluto da Federico II di Svevia nel XIII secolo, dall’acqua e lambì da un lato la città danneggiandola e modificandone la struttura. Nel 1693 Catania fu distrutta da un catastrofico terremoto, cadde tutta la città e tutta fu ricostruita secondo i criteri più innovativi dell’epoca. Oggi passeggiamo su quella ricostruzione condivisa da tutto il popolo catanese insieme a nomi illustri come il Duca di Camastra, a eccellenti maestranze e architetti locali, abili intagliatori, nobili catanesi, tutti insieme ridiedero lustro e la giusta rinascita tra barocco e gli studi accademici del Vaccarini. Nella ricostruzione cambiò l’assetto sociale dei quartieri che seguirono la divisione delle innovative strade e per tenere vivi ricordi della rinascita condivisa tra sopravvissuti e addetti ai lavori, le vie si nominarono secondo uomini e storie, per esempio sulla sciara della colata lavica rivolta a mare venne costruita la via del Gallazzo, denominata poi Strada della Vittoria in onore di Sant’Agata e oggi via Plebiscito. Sparita la Luminaria, sepolta dalle macerie, fu ricostruita simile dopo il 1693, la via Uzeda, prendendo nome dalla Porta, oggi è la lunga via Etnea nella quale al centro sorgono i giardini della Villa Bellini. Gli assi paralleli e perpendicolari sono strade costruite nella grande città risorta dalle macerie, come via del Corso che oggi è via Vittorio Emanuele II, parallela era via San Filippo, denominata poi via Ferdinandea e oggi via Garibaldi, nomi della Porta. La bella città risorge anche nella “parasta d’angolo”, che troviamo passeggiando nella larghe e belle strade e nei quartieri minori, l’angolo delle case che servì per allineare e disegnare l’angolo retto anche nelle straduzze di 4 canne, protagoniste dei quartieri, la parasta d’angolo costruita con le nostre pietre: la base in pietra lavica, sopra la pietra bianca e in alcune in alto l’altarino… non poteva mancare, in quanto, alcune ricostruzioni furono eseguite per rendere grazie e rendere fruibile, in tempi brevi, la processione di Sant’Agata.