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Belli a tutti i costi! Il mito della bellezza e il rischio di dismorfismo corporeo.

In occasione dell’Expomedicina, svoltasi alle Ciminiere di Catania nei giorni 24-27 ottobre 2024, l’associazione ANDOS ha organizzato un ampio programma di interventi e dibattiti, cercando di proporsi come punto di incontro tra l’ambito scientifico e quello delle humanae litterae.

Uno tra i tanti temi trattati è stato quello dell’attuale culto della bellezza e della ricerca della perpetua giovinezza.

 I greci veneravano gli dei dell’Olimpo che erano sempre giovani, belli, immortali e avevano perfino passioni umane.

Ma, appunto, erano dei!

Da qualche decennio si è imposta nella cultura occidentale un’idea di bellezza che ci vorrebbe tutti simili agli dei dell’antica Grecia.

Invecchiare è proibito e se qualcuno ha l’ardire di entrare nell’età matura deve farlo in sordina, senza che nessuno se ne accorga, ricorrendo a diete da fame, a sessioni di palestra che ricordano gli allenamenti dei marines che partivano per il Vietnam, e ad interventi di chirurgia estetica sempre più invasivi.

Per i giovani, spesso conformisti per il loro naturale bisogno di appartenere al gruppo, il modello di bellezza è diventato quasi stereotipato: per le ragazze i capelli devono essere lunghi e “piastrati”, le unghie lunghe e decorate (a volte perfino con suggestive sculture in bassorilievo) e le labbra turgide; per i maschi si prevede un corpo palestrato e i capelli con la sfumatura. Uno o più tatuaggi completano l’insieme per entrambi i sessi.

Questi giovani adolescenti, poi, espongono i loro corpi sui social in pose provocanti e a volte con pochi vestiti, ricordando, ahimè, le merci esposte sui banconi del supermercato dove il compratore sceglie ciò che è di suo gradimento.

Se il fisico non aiuta si ricorre ai filtri, effetti visivi a volte giocosi altre volte esclusivamente estetici, che si possono applicare su foto o video per cambiare o migliorare la propria immagine; spopola su Tik Tok il Bond glamour filter, un filtro che, grazie all’uso dell’IA, riesce a modificare la fisionomia del volto restituendoci la versione perfetta di noi stessi. Si calcola che il sito, da cui il filtro si può scaricare, abbia contato ad oggi circa 600 milioni di visualizzazioni. Malgrado le piattaforme stiano cercando di regolamentare l’uso di questi filtri, la moda di ritoccare le proprie foto sui social sembra non conoscere confini.

E se i filtri non bastano si ricorre alla chirurgia estetica.  Questo tipo di interventi è aumentato a dismisura negli ultimi anni ed è diventato sempre più invasivo. Con sempre maggiore frequenza si vedono donne appena trentenni, e perfino adolescenti, i cui lineamenti sono stati completamente stravolti dai bisturi. Dilagano, sui social e non, le “labbra a canotto”, gli zigomi rifatti e le rughe spianate. Dopo il primo filler alcune pazienti si vedono più belle e quindi tendono ad aumentare la quantità di interventi, passando dal desiderio di sembrare Angelina Jolie all’incubo di diventare il clown di un film dell’orrore.

Le espressioni abbacinate di alcune attrici o attori, incapaci perfino di distendere il volto in un sorriso, sono il triste effetto di questa distorta percezione del corpo e di questa società che ci vuole giovani per sempre.

Siamo chiaramente davanti a preoccupanti segnali dismorfismo corporeo: un disturbo caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per i propri difetti fisici (o aspetti del proprio corpo percepiti come tali) che provoca sofferenza e che interferisce con la vita sociale, lavorativa o scolastica.

E cosa succede a chi non riesce a star dietro a questa gara per ottenere un aspetto uniforme e stereotipato?

Sui social dilagano gli haters, anonimi “leoni da tastiera” pronti a denigrare ogni immagine che non appare immediatamente conforme agli standard. A scuola sempre più preoccupante è il fenomeno del bullismo. E’ recentissimo il caso di un ragazzino di 15 anni che si è ucciso a Senigallia con un colpo di pistola, perché i compagni lo tormentavano (e nessun adulto, né in famiglia né a scuola, si era accorto di nulla).

Aumentano anche le patologie come depressione, anoressia o bulimia. Certo disturbi di questo tipo derivano da molteplici fattori, e spesso nella vita delle persone che si ammalano si cela un evento traumatico che scatena la malattia, ma l’enorme pressione esercitata dalla società su alimentazione e corpo sta pesando non poco; i disturbi alimentari hanno registrato negli anni un costante aumento con un’insorgenza anticipata: oggi si ammalano ragazzini che hanno 10-12 anni di età. I ragazzi e le ragazze sono fragili, mettono in pratica atti autolesionistici e parlano spesso di morte.

Si dovrebbe riconsiderare del tutto il concetto di bellezza, sia sottolineando che i canoni estetici cambiano nei secoli e con l’età, sia cercando di sottolineare che la vera bellezza sta piuttosto della diversità: non siamo belli quando ci uniformiamo alla massa, siamo belli quando siamo unici, quando nel nostro aspetto, nelle nostre movenze, nel nostro modo di sorridere o di socchiudere gli occhi, riusciamo ad accendere una scintilla nell’anima di chi ci guarda.

 Inoltre se, come molti filosofi ci hanno insegnato, il desiderio nasce dall’assenza (de – sidera, senza stelle, nel senso che l’oggetto che muove il nostro desiderio è lucente, ma lontano e inafferrabile come le stelle), forse sarebbe un utile proposito quello di smettere di esibirci in ogni circostanza, visto che l’unico risultato di questa costante esibizione dei corpi è, paradossalmente, un minore interesse per la sessualità da parte di giovani e meno giovani. Secondo una recente indagine condotta da Cencis-Bayer sul comportamento sessuale degli italiani, 1,6 milioni di persone tra i 18 e i 40 anni non ha un’attività sessuale. Si tratta di una percentuale di circa il 18 per cento (vent’anni fa si parlava di circa il 3 per cento).

Quando l’età avanza è il fascino dell’esperienza accumulata quello a cui dovremmo tendere, più che a ritrovare un’adolescenza che non ci appartiene più. Ecco perché la bellezza che da giovani può a volte costituire un indiscutibile vantaggio, può diventare la nostra peggiore nemica quando giunge l’età matura e non ci si riconosce più in un corpo ormai cambiato.

Per tornare, dunque, alla mitologia greca dalla quale eravamo partiti, per i greci la bellezza era un insieme di grazia, misura, equilibrio e armonia. Parlavano infatti di kalokagathia un termine che deriva da una coppia di aggettivi: kalòs e agathòs, che significano bello e buono. La parola indicava che in Grecia ciò che era bello era anche buono, sia negli enti corporei che nelle idee materiali. Si erano accorti, gli elleni, che nessuna bellezza può mai risiedere solo nel corpo, ma deriva sempre da un’unione inscindibile tra corpo e anima, tra esterno interno, tra soma e psiche.

La vera bellezza dunque risiede nell’armonia, nasce dalla nostra anima e dalla conoscenza e accettazione di noi stessi. È la raggiunta serenità e l’amore per la vita ciò che ci rende davvero belli e queste cose nessuna dieta o intervento estetico potranno mai regalarcelo.

Parafrasando, dunque, Marcel Proust, in suo celebre aforisma: “lasciamo le donne, e gli uomini, belli alle persone senza fantasia”.

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