Bastianich e Gotto catturano il pubblico del Catania Book Festival
“I vini riescono a comunicare questa nostra vita e questo nostro pianeta. I vini sono vivi”.
Joe Bastianich affascina il pubblico della seconda giornata del Catania Book Festival e lo fa alla sua maniera, con ironia e intelligenza. L’occasione è la presentazione de “Il grande racconto del vino italiano” (Mondadori Electa). E quando gli viene chiesto cosa significa per lui parlare di vino in un festival sul libro come quello catanese, pensato da un team giovane, risponde: “È nostro compito, per noi che viviamo il vino da quasi 30 anni, comunicare la storia che abbiamo vissuto e raccontarla ai giovani. – ha detto a margine della presentazione- Ma questi ultimi sono molto informati, hanno la fortuna di vivere il digitale e di accedere a tutte le informazioni. Sono sensibili, molto coscienti in termini di ambiente, ed è importante quando si parla di bio e di sostenibilità. I ragazzi da 20 a 35 anni sono i consumatori più preparati in senso tecnico”. Anche i libri sono molto amici di Bastianich: “Li scrivo da 25 anni, appartengo alla generazione per cui erano la cosa più importante. Ora le parole sulla carta si trasformano nel digitale”.
Per Joe Bastianich e Tiziano Gaia, intervistati dal giornalista Rai, Giuseppe Ardica, il vino non è soltanto un piacere capace di arricchire i momenti conviviali e mettere in contatto le persone, ma è anche un universo affascinante, ricco di storie che attraversano l’Italia e la congiungono ad altri Paesi, che richiama tradizioni secolari, esperienze familiari, passioni ed emozioni. Il Made in Italy, poi, è ancora all’inizio della sua scalata.
La seconda giornata del Festival ha anche segnato il grande successo di pubblico di Gianluca Gotto, carismatico autore di “Profondo come il mare, leggero come il cielo” (Mondadori).
Gotto, che ha registrato file lunghissime per il firma copie, fa riferimento al buddismo e a un tipo particolare di rivoluzione “nel senso letterale della parola perché non si tratta più di continui cambiamenti ma di imparare a essere felici nel posto in cui si sta” e sottolinea che una cosa “è essere guidati dalle nostre emozioni, un altro è governarle. Il senso del buddismo é che ognuno di noi è il Budda. E il Budda è quindi la migliore versione di noi stessi”.
L’artista Marco Ligabue, con il suo libro “Salutami tuo fratello” (Pendragon), propone 33 “cronache” che hanno come filo conduttore la musica, in tutte le sue sfaccettature, conosciute e inedite. Nel libro ritornano i piccoli centri come luoghi dell’anima. “Ritrovo me stesso nei piccoli centri, e ritrovo quello che sono ovvero un ragazzo di provincia”
Con “Parla bene pensa bene” di Beatrice Cristalli, è il “linguaggio nuovo e attuale” a stare al centro. “Il libro ha una struttura particolare: é un dizionario. Ho trovato in questa forma la struttura giusta per parlare di come la semantica di queste parole sia cambiata nella società. Ma ha anche una struttura narrativa ben definita. Il tema delle parole è vissuto in maniera binaria: o si possono usare o non si possono usare. È un concetto sbagliato anche dal punto di vista linguistico. Non si tratta di norme fisse. Eppure soffriamo di misoneismo, abbiamo paura delle novità e quindi dei neologismi”.
La cattura del super latitante di Cosa nostra e capo della famiglia dei Corleonesi, è stata invece romanzata dal giornalista Gaetano Pecoraro prima che l’arresto avvenisse.
Pecoraro, insieme al magistrato Massimo Russo, ha raccontato come è nato il suo “Il male non è qui. Matteo Messina Denaro” (Sperling & Kupfer) frutto anche di due anni di scambi con Russo, che iniziò a lavorare con Paolo Borsellino.
Pubblico molto attento e affettuoso anche per il giovane scrittore Mattia Insolia, autore di “Cieli in fiamme” (Mondadori), e per l’attore catanese Leo Gullotta che ha presentato il libro “La serietà del comico” (Sagoma) scritto in occasione dei suoi 60 anni di carriera.
Gullotta racconta ad Andrea Ciaffaroni il proprio intenso percorso di vita e professionale e in sala ha fatto riferimento anche a Catania e al valore della legalità, ricordando la figura coraggiosa e di alto valore culturale, del giornalista Pippo Fava, ucciso dalla mafia.
La terza e ultima giornata del Catania Book Festival (domenica 7), evento ideato e diretto da Simone Dei Pieri, prevede decine di appuntamenti. Il più atteso è di certo quello con Elena Di Cioccio, autrice di “Cattivo sangue” (Vallardi)
-sala Nettuno ore 20- attrice, conduttrice televisiva e radiofonica italiana, che sarà intervistata dalla giornalista Elvira Terranova.
Ma c’è attesa pure per Maria Eddi Marcucci e il suo “Rabbia proteggimi” (Sala Nettuno- ore 16, 15).
Il festival oggi offre spazio alla voglia di imparare le lingue straniere grazie ai social con “2-Minute English”, con l’influencer Norma Cerletti (Sala Minerva 16,15); di parlare di musica e storie grazie a “Rottocalco (vol.2) Lupo Mannaro” con Romina Falconi (Sala Minerva 17,30), e a “Non siamo mai stati sulla Terra” con Rocco Tanica (Sala Minerva 18,45), che viene definito “il primo libro scritto da un essere umano assieme a un’intelligenza artificiale. Un’opera che ci conduce sulla soglia di un nuovo modo di raccontare”.
Tra gli ospiti siciliani anche le scrittrici Lorena Spampinato, autrice di “Piccole cose connesse al peccato” (Feltrinelli) ore 18,45 in Sala Nettuno, e Costanza DiQuattro che firma “Arrocco siciliano“ (Baldini e Castoldi), alle ore 20 in Sala Minerva.