Università

Ars: stop al numero chiuso in Medicina

L’Assemblea regionale siciliana ha approvato la legge voto sull’abolizione del numero chiuso per l’accesso ai corsi universitari di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, Medicina veterinaria. La parola, per la decisione definitiva passa ora al Parlamento nazionale. La legge, che era già passata all’unanimità in V Commissione, è stata votata in maniera da favorevole da 44 parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, con un solo contrario.
“Il numero chiuso – si legge nella relazione al ddl-voto – ha prodotto conseguenze negative per il sistema universitario e l’intero Paese, che già presenta un numero complessivo di laureati inferiore a quello degli altri Paesi europei, con le evidenti ricadute in termini di competitività e capacità d’innovazione”.
E ancora: “In particolare, per quanto attiene all’area delle professioni mediche e sanitarie, le pesanti restrizioni hanno condotto, per un verso migliaia di studenti a iscriversi a corsi promossi da Università di altri Paesi europei, costringendo le famiglie a sostenere oneri pesanti, e peraltro determinando la costante insorgenza di contenziosi di fronte alle giurisdizioni amministrative in merito all’ammissione ai corsi”. Inoltre, “la previsione di una selezione su scala nazionale ha comportato un’irrazionale e costosa mobilità forzata degli studenti, con oneri che ricadono sui relativi nuclei familiari”.
“Ma la conseguenza più grave e paradossale – si legge ancora – emersa in tutta la sua attualità durante l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19, è l’acclarata carenza di figure professionali in campo medico e nell’area sanitaria in genere, generata dagli effetti di oltre 20 anni di restrizioni di accesso e dall’insufficiente dotazione di risorse per le borse di studio per le specializzazioni dei medici”.
Nello scorso mese di novembre, quando la legge era stata approvata in Commissione, il primo firmatario, Totò Lentini, aveva dichiarato: “Un passaggio fondamentale che attendevamo da tempo e che ha incassato il voto unanime di tutti i membri della Commissione. Un tema che oggi torna dirompente, visto che la crisi pandemica in atto, tra i molti effetti prodotti, ci ha messi di fronte alle conseguenze della carenza di figure specializzate in ambito medico-sanitario. Un vuoto di cui si discute ogni giorno, ora che la diffusione del Covid-19 ha messo il nostro sistema sanitario davanti allo specchio. Ci siamo ritrovati a toccare con mano gli effetti di oltre 20 anni di restrizioni nei percorsi di accesso ai corsi di laurea, con particolare riferimento alla facoltà di Medicina. Un modello che ha prodotto conseguenze negative sulla qualità dell’offerta sanitaria e, più in generale, sui livelli di competitività e innovazione dell’Italia in ambito internazionale, costringendo migliaia di studenti ad espatriare per continuare gli studi in contesti accademici meno restrittivi e le famiglie a sobbarcarsi costi esorbitanti per garantire un futuro ai propri figli. Una volta archiviato favorevolmente il passaggio in aula dal parlamento siciliano arriverà un segnale inequivocabile che avrà soprattutto tre obiettivi: qualificare la forza lavoro, garantire nuove opportunità per i giovani e rispondere alle esigenze, ormai inequivocabili, del sistema sanitario”.
“La legge-voto di iniziativa parlamentare, approvata dall’Assemblea regionale siciliana – ha commentato l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla -, difficilmente potrà trovare applicazione nella estensiva formulazione prevista dal testo; tuttavia, contribuisce ad alimentare il dibattito nazionale su più eque modalità di accesso all’università e potrà favorire la ricerca di nuovi e adeguati modelli di reclutamento accademico, anche sull’esempio di altri Paesi europei”.

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