Archeologia, a Gela riemergono nuovi reperti durante lavori
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Il sottosuolo di Gela continua a restituire testimonianze del suo passato. Nei giorni scorsi sono venuti alla luce diversi reperti, tra cui un’eccezionale “osteotheca” risalente alla prima metà del VI secolo a.C. Si tratta di un otre per vino in terracotta con quattro anse e un beccuccio versatoio, riutilizzato come contenitore funerario per un infante. Al suo interno sono state rinvenute, infatti, alcune ossa. Di particolare interesse scientifico è l’analogia con un reperto simile scoperto dal celebre archeologo Paolo Orsi nel secolo scorso a conferma di una pratica funeraria consolidata nell’area. Nello stesso sito sono stati rinvenuti anche i resti di due sepolture ad enchytrismos, parte di una tomba alla cappuccina e dei frammenti ceramici d’importazione che datano il complesso alla prima metà del VI secolo a.C.
I reperti, che sono riemersi durante degli scavi effettuati dall’Enel, in via Garibaldi, sotto la consueta sorveglianza della Soprintendenza, dopo le necessarie operazioni di studio e restauro, saranno esposti al Museo archeologico regionale di Gela, nel Nisseno.