Angelo D’Agosta e “Ulisse all’Inferno”
Intervistiamo Angelo D’Agosta, noto attore, regista e autore teatrale catanese che ha al suo attivo decine e decine di spettacoli di grande spessore drammaturgico e letterario. Molto conosciuto anche all’estero, porta avanti con fierezza opere scritte di suo pugno conferendovi grande rilevanza artistica.
Ulisse all’Inferno: attraverso i cunicoli sotterranei dell’antico Monastero dei Benedettini, siamo discesi nell’Ade proprio come Ulisse e, attraverso l’interpretazione di uno straordinario uomo, abbiamo incontrato addirittura diversi suggestivi personaggi udendone voci e canti nell’eco di una altrettanto suggestiva location segregata dalle viscere della terra.
Angelo, parlaci del lavoro che si cela dietro la tua interpretazione, di alcuni aspetti inediti del tuo personaggio.
Nella costruzione dei personaggi solitamente il mio punto di partenza è un’immagine fisica, un’idea di come il personaggio è o potrebbe essere se fosse reale: come cammina, come respira, come parla…Tutte queste caratteristiche le chiamo la scatola: è il mio contenitore, dentro di quello ho tutti gli strumenti per creare il personaggio.
In questi giorni sei impegnato con il monologo da te scritto e interpretato “Ulisse all’Inferno”. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Sì, grazie alla collaborazione con Officine Culturali, abbiamo messo in piedi questa idea che avevo in testa da un po’. Le cantine del Monastero dei Benedettini sono un luogo pieno di fascino, e la loro struttura ricorda un paesaggio dell’oltretomba, e poi c’è la sala rossa dove sì può ammirare un’opera architettonica che definisco geniale, uscita dalle mente illuminata del Geom. Leonardi. Ho proposto questa idea a OC (che quel luogo lo vivono, lo amano e lo fanno amare a chi viene a visitarlo) e loro, non solo mi hanno assecondato, ma sono stati indispensabili per la riuscita di tutto. Certe cose accadono solo e le fai con le persone giuste.
È importante secondo te realizzare spettacoli come “Ulisse all’inferno”?
Per il pubblico non so. Per me, certamente. Questo lavoro mi permette di mettermi alla prova con tante tecniche della narrazione teatrale: le maschere, il teatro degli oggetti, l’affabulazione, la dizione poetica. Dico che non è uno spettacolo, è un compendio di quello che in questi anni ho studiato e appreso. Quello che posso sperare è che il pubblico apprezzi.
In genere nella tua attività di attore quali ruoli ti entusiasmano maggiormente?
Mi sa che dovrò dire una banalità: mi piacciono i ruoli difficili, complessi.
Se è facile non mi diverto.
Cosa hai in serbo per l’immediato futuro? Possiamo già spoilerare qualcosa?
Non sono scaramantico, ma capita che lo siano alcune delle persone con cui lavoro, per cui per ora no… ma ci sono tanti progetti a cui sto lavorando e a cui tengo molto.
Tornando alle interpretazioni della tua carriera, quali sono state quelle che ti hanno segnato maggiormente e perché?
Fortunatamente ho avuto l’occasione di cimentarmi con ruoli importanti, e citandone alcuni avrei come l’impressione di far torto ad altri. Però certamente per importanza e risonanza: il Dante e l’Odisseo alle Gole dell’Alcantara prodotte da Buongiorno Sicilia e dirette da Anfuso; e poi, c’è un progetto che porto nel cuore, L’ombra di Euridice, scritto su commissione da Mario La Rosa e prodotto dal Teatro Stabile di Catania, di cui ho firmato anche la regia, oltre ad aver interpretato Orfeo. Magari si potesse riprendere…
In che modo pensi che il tuo contributo artistico alla Città di Catania possa dare un forte e significativo impulso culturale alla vita sociale della città?
Per formazione mentale e credi di varia natura, ritengo che la forza motrice delle cose non sia mai il lavoro del singolo, ma sempre l’impegno della comunità. Stiamo cercando di uscire fuori da due anni duri sotto molti aspetti. L’artista ha il compito di dare gioia, credo che l’impegno comune debba essere questo.
Cosa ti senti di consigliare ad un giovane talento che oggi si approccia al mondo della recitazione teatrale?
Ho cercato di dare riposte brevi, ma questo è un argomento che ho molto a cuore e forse mi dovrò dilungare un po’. Ma cercherò di fare una sintesi, e mi rivolgerò direttamente a lei o lui. Leggi, studia, vai a teatro, vai ai concerti, vai alle mostre. Nutriti d’arte. Ma soprattutto fai! Cerca un gruppo di amici con cui progettare insieme uno spettacolo e fallo. Trova o scrivi il testo, trova il luogo e inizia a provare. Quando sarete pronti, cerca un luogo dove farlo e trova il pubblico che verrà a vederlo (nei primi tempi gli amici DEVONO pagare il biglietto. Verrà il tempo in cui saranno tuoi ospiti, ma non è ora). Invita giornalisti e addetti ai lavori, anche se non li conosci personalmente, ma devono sapere che tu ci sei. E poi vai a bottega, chiedi di lavorare (non pretendere più di quello che sai fare, impara ad autovalutarti). Partecipa ai concorsi di corti teatrali. Fai sapere a più persone possibili che ci sei. E poi prova ad entrare in una scuola d’arte drammatica riconosciuta. In tanti ci terranno a spiegarti come si fa il teatro, tu, prima di fidarti, prendi informazioni su di loro. Internet in questo è un ottimo strumento.