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Ancora oggi si parla di esorcismi

“Per prima cosa dovrei metterla in una macchina del tempo e riportarla al XVI secolo. Queste sono cose che non succedono più, da quando sono state scoperte le malattie mentali, la paranoia, la schizofrenia…”

Chi non ricorda questo pragmatico dialogo estratto dalla pellicola horror anni ‘70 “L’esorcista”, firmata da William Friedkin?

Eppure ancora oggi si parla di esorcismi, preghiere di liberazione e di un ampio ventaglio di attività finalizzate alla guarigione spirituale. La tematica della presenza e dell’azione del male è divenuta, nella vita del credente materia quotidiana di antiche credenze, culti ancestrali e modelli culturali che legittimano remote pratiche spirituali.

Ai giorni d’oggi, sopraffatti dalla tecnologia, dalle risposte immediate della scienza, dal confutante raziocinio ateo, come si pone la Chiesa Cattolica in merito a questo scottante tema? La necessità di un mutamento nelle norme comportamentali, nelle leggi giuridiche e nei precetti istituzionali, presuppone obbligatoriamente un evento che potenzialmente possa scatenare una risposta traumatica collettiva talmente dolorosa da destabilizzare un’intera società?

Risale a poco tempo l’ennesima vicenda legata a pratiche extraliturgiche che ha tutti gli elementi assimilabili a quei culti in cui le manifestazioni ‘diaboliche’ rientrano più in un ambito patologico che in quello di una fede intesa come assimilazione dei precetti della stessa.

Si tratta della strage di Altavilla Milicia, i cui fatti hanno scosso l’opinione pubblica e non solo, come vedremo più avanti. Risale all’ 11 febbraio scorso il massacro avvenuto in seguito alla pratica (fatta in casa) di un esorcismo su un presunto posseduto. L’insensato rito di purificazione dal demonio ha visto protagonista un’intera famiglia. È la storia di un delirio costante, nel quale un gruppo sedicente di ossessi invasati hanno dato libero sfogo alle proprie malsane convinzioni. Senza voler scendere nei particolari dell’accaduto, risultante di questa orrida vicenda, dettata da un anacronistico fanatismo religioso, è un triplice omicidio: una madre quarantenne e i suoi due figli di soli 5 e 16 anni, vittime di inaudite torture e sevizie.

Questa mostruosa vicenda non è solo l’ennesimo fatto di cronaca, ma l’uccisione dei lumi della ragione e, seppur possa sembrare in netta contrapposizione, della fede stessa.

Così la Conferenza Episcopale siciliana ha promulgato il 14 maggio scorso, nella festa di San Mattia apostolo, il decreto su esorcismi e preghiere di guarigione e liberazione. 

Oggettivamente la pratica dell’esorcismo è diminuita negli ultimi anni rispetto al passato, anche a causa delle crescenti diagnosi di carattere psichiatrico e psicologico. Nonostante ciò molte persone ricorrono ancora a questa pratica.

Anche nelle diciotto diocesi della Sicilia, come ormai avviene in tutta Italia, si è diffusa la pratica di alcuni sacerdoti che si riuniscono regolarmente per la preghiera, con lo scopo di ottenere guarigione dagli effetti e dal caos provocati dagli spiriti maligni. Spesso vengono associate alla liturgia e per questo vengono erroneamente definite Sante Messe di Guarigione.

Le diocesi riconoscono il ruolo confortante della preghiera

‘Affinché queste celebrazioni siano svolte è però necessario che siano illuminate da una normativa giuridico-pastorale puntuale che ben delinei le possibilità di azione. Inoltre, è fondamentale che chi guida questi momenti, se vissuti nella fiducia allo Spirito Santo, sia da conforto per l’anima tormentata, e sappia anche circoscrivere la preghiera a tale compito senza scadere nella concitazione di isterismo, artificiosità, teatralità o sensazionalismo.

Le norme da seguire eluse da alcuni sacerdoti convinti bonariamente di operare rettamente

Il Canone 1171 del Codice di Diritto Canonico parla degli esorcismi mettendoli in relazione con gli “ossessi”, quei casi di possessione diabolica vera e propria. In questo caso ad agire deve essere un sacerdote esorcista. Ciò non toglie che si possa agire a beneficio di coloro che sono disturbati anche con preghiere di liberazione attraverso le quali chiedere l’intercessione di Dio affinché il disturbato sia liberato. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha già emanato, nel settembre del 2000, delle norme da seguire. Il testo si oppone ad “esorcismi fai da te” e traccia un riferimento preciso per coloro che esercitano il ministero, ma anche a chi prima di indirizzare un fedele dall’esorcista è chiamato a fare un sano discernimento tra reale disturbo e mera suggestione. A questo, dopo ventiquattro anni, si affianca il decreto firmato dai vescovi di Sicilia. Nel documento si evidenzia una situazione per la quale il numero dei fedeli che cercano liberazione da presunte possessioni è ampio. Le stesse sono causate, a loro dire, da malefici e fatture. A rispondere a questa richiesta sono i sacerdoti che, animati da slancio pastorale e desiderio di confortare il proprio gregge, accolgono e benedicono chi chiede loro aiuto. Nonostante la buona volontà a loro riconosciuta alcuni sacerdoti non agiscono conformemente alle linee guida.

La fede non è spettacolo da baraccone

Fin troppo spesso si rischia di spettacolarizzare la preghiera di liberazione. Recitare le preghiere in adunanze pubbliche davanti all’Eucarestia solennemente esposta e benedicendo con il Santissimo Sacramento fa sì che si verifichino urla, parolacce se non addirittura bestemmie che possono turbare i fedeli presenti, in special modo quelli più deboli. Ancor peggio alcune volte tali preghiere avvengono in case private a cura di laici, a volte anche assistiti da sacerdoti. In questo clima di approssimazione è necessario per la Conferenza Episcopale Siciliana chiarire la prassi e ribadire l’insegnamento che la Chiesa ha già dato, fornendo disposizioni che ribadiscano i punti cardine già stabiliti.

Si sono espressi in merito

Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e Presidente della Cesi, che così dichiara: “Queste linee guida sono emesse per affrontare questioni di interesse generale all’interno della comunità ecclesiale. Le pratiche religiose sono importanti per esprimere e mantenere una prassi unitaria all’interno delle comunità di fede. Attraverso la preghiera comune, la partecipazione ai sacramenti e l’osservanza dei rituali religiosi, i fedeli vivono la comunione con gli altri credenti”.

E ancora Mons. Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa e delegato Cesi per la Pastorale Esorcistica: “In questo decreto, che viene emanato da parte dei Vescovi di Sicilia, è centrale la cura, l’attenzione e la premura nei confronti di questi nostri fratelli che sono posseduti o vessati dal demonio.  Si tratta di un servizio reso agli esorcisti, a coloro che si occupano di questi nostri fratelli con fragilità, ma nello stesso tempo si rivolge a tutto il popolo di Dio. Questo è possibile coltivando una vita spirituale intensa, nutrendosi dei sacramenti e mettendosi in docile ascolto della Parola di Dio”.

E Infine Fra Benigno, direttore della Pastorale Esorcistica, così interviene: “Non bisogna alimentare la curiosità morbosa verso la preghiera di liberazione. Bisogna aver cura anche dei fratelli più fragili e non sottoporre nessuno a preghiere di liberazione comunitarie. Ecco perché i Vescovi, giustamente, intervengono a regolare questi punti. E’ chiaro che bisogna obbedire, come ci insegna il Vangelo, anche a queste indicazioni che ci vengono date per il bene di tutti”.

Forse molto dei problemi di questa povera gente riguarda più le fondamentali della loro fede, il significato della loro vita e forse della loro stessa vocazione. Vorrei dunque evitare ogni criticità interpretativa di un male che compare nella quotidianità senza una spiegazione razionale. Magari continueremo a farci affascinare dagli scenari da brivido delle pellicole cult del genere horror, ma non cesseremo di coltivare quell’ esigenza intima di una relazione consapevole tra spiritualità, fede e religione.

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