Al Cantàra debutta nel mondo delle bollicine con lo spumante “Re Befè”
Fine anno, tempo di bollicine. Anche per Al-Cantàra, l’azienda vinicola creata nel 2005, sul versante nord dell’Etna, dal produttore Pucci Giuffrida che sigla questo 2020 con il suo primo spumante: frutto di cinque anni di ricerca e sperimentazione sulle uve di nerello mascalese in purezza. Si chiama “Re Befè” – come la popolare filastrocca siciliana “C’era ‘na vota un re, Befè, viscotta e minè (…) – ed è un extra brut Etna Bianco Doc, ottenuto con metodo classico dalla vendemmia 2016.
Un viaggio per diventare bollicine, quello di Re Befè, che comincia da lontano, all’alba degli ultimi giorni d’estate, sul vulcano, con un attento lavoro di selezione dei singoli grappoli a cura delle donne e degli uomini che lavorano in vigna, nella Contrada Sant’Anastasia, antica valle fluviale fra l’Etna e il fiume Alcàntara. La raccolta delle uve di Re Befè avviene a fine settembre, alle soglie dell’autunno, e solo i migliori grappoli, scelti con grande cura tra le migliaia di ceppi di vite e presto riposti all’ombra in cantina, cominciano il loro lungo viaggio per diventare spumante. “Si lavora col fresco, appena albeggia, quando la temperatura dell’uva è ancora bassa e si riduce l’estrazione di colore e tannini”, spiega Salvatore Rizzuto, enologo di Al-Cantàra, originario di Sciacca formato professionalmente tra il Piemonte e la Francia (Bordeaux, Chateaux, Pontet e Canet). Che aggiunge: “Per fare ottimi spumanti e champagne, ho imparato, servono due requisiti di base: l’acidità totale alta e il pH basso, due elementi che il nerello mascalese possiede naturalmente. Da qui la curiosità di spingere le potenzialità del vitigno, di farlo evolvere in cantina fino a diventare spumante per far esprimere al meglio queste uve autoctone così versatili e generose”. Proprio il nerello mascalese, straordinario esempio di biodiversità e capacità di adattamento è stato declinato da Al-Cantàra in otto differenti produzioni fra cantina e distilleria: il Rosso Etna Doc (Lu veru piaciri), il Rosso IGP (Muddichi di suli) e il Rosso CRU, una riserva con affinamento in castagno (O Scuru O Scuru); il rosato (Amuri di Fimmina); il blanc de noir (A Nutturna); il Passito (U Disìu); la Grappa (Rosa Fresca Aulentissima) e adesso lo Spumante extra brut Etna Doc Bianco Re Befè.
A tracciare il profilo sensoriale di Re Befè è Manlio Giustiniani, docente della Fondazione Italiana Sommelier e Master Class Bibenda, che scrive: “E’ uno spumante figlio del vulcano: al gusto è elegante, con una carbonica cremosa, una bella freschezza, ritorni gusto-olfattivi e piacevole ferrosità in un finale minerale di silice e una buona persistenza”. Alla vista e all’olfatto, poi, Re Befè si presenta “di colore giallo luminoso – prosegue Giustiniani – mentre il fresco panorama olfattivo è segnato da note speziate e minerali di pietra lavica, cenere nera e incenso che si fondono con i profumi agrumati di cedro, kiwi, e zest di arancia, seguono le note fruttate di mela verde e un bouquet floreale di ginestra e foglie di limone, erbe di montagna e leggeri sentori di mandorle fresche”.
Sulla scelta del nome interviene il produttore, Pucci Giuffrida, la cui nota passione per la letteratura e le sue “poesie da bere” dedicate a opere di scrittori e drammaturghi siciliani gli ha guadagnato l’appellativo di “vigneron letterario”. E’ lui che per questo primo spumante ha voluto un nome giocoso e leggero, che rievocasse l’infanzia, la dolcezza perduta dell’abbraccio dei nonni: “Ho pensato – spiega – a questa divertente filastrocca popolare siciliana imparata giocando dalla nonna Pippina e dalla za’ Maria. Quando la ripeto, ancora oggi, mi tornano in mente certe domeniche in famiglia, i pranzi dei giorni di festa e i lunghi pomeriggi intorno al tavolo, a pendere dalle labbra dei nonni e dei loro racconti appesi al passato, imparando la loro forza d’animo e capacità di resilienza. Che serve ancora oggi. Lo spumante Re Befè di Al-Cantàra è dedicato alla mia, di nonna, e a tutti i nonni, per uno spumeggiante brindisi di fine anno che sia un autentico e gioioso inno alla vita”.
Anche per Re Befè un’etichetta che è un’opera d’arte, com’è nello stile di Al-Cantàra, firmata da Annachiara Di Pietro, artista catanese che ha già curato l’immagine di due vini – “Ciuri di Strata”, Sicilia Doc bianco e “Un bellissimo novembre” Etna Rosso Doc 2016 – della grappa “Rosa Fresca Aulentissima” e adesso dello spumante.
Lo spumante “Re Befè”, Extra Brut Etna Bianco Doc (vendemmia 2016), è stato prodotto da Al-Cantàra in poco più di 1300 esemplari. Per info e acquisti info@al-cantara.it
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Al-Cantàra è una fiorente azienda vitivinicola nata nel 2005 a Randazzo, in Contrada Feudo Sant’Anastasia (versante nord occidentale del vulcano Etna, a 600 mt di altitudine e a pochi passi dal fiume e dalla Riserva naturale dell’Alcàntara), dall’amore e dalla caparbietà del commercialista catanese Pucci Giuffrida che, appassionato di letteratura e teatro, ha ispirato tutta la produzione – vini Etna Doc, Sicilia Igp, passito e un olio extravergine d’oliva da nocellara etnea – a etichette che evocano poesie, romanzi e opere di scrittori e commediografi siciliani, tanto da essersi guadagnato l’appellativo di “vigneron letterario”. Grande cura anche nell’immagine delle bottiglie, con raffinate etichette affidate all’estro creativo di giovani artisti come Alfredo Guglielmino e Annachiara Di Pietro. Tutta la filosofia Al-Cantàra è ispirata al concetto della tradizione vitivinicola etnea nel rispetto del territorio, nella tutela del paesaggio – che qui vede tre straordinarie torrette o “Piramidi dell’Etna” – e della sostenibilità degli impianti, con la gestione in verde della vigna, la raccolta a mano delle uve e l’avvio della conversione al bio di alcune cultivar, come il carricante. Una cura meticolosa che prosegue anche nell’ultima fase, cioè quella dell’imbottigliamento con una linea di produzione all’avanguardia che permette di lavorare, come nella pressa, con l’azoto. Con il doppio beneficio di ridurre l’uso dei solfiti e documentando valori sotto i limiti del biologico.
Mentre prosegue la sperimentazione sul nerello mascalese, il vigneto per antonomasia dell’Etna, oggetto di un continuo lavoro di ricerca e progressiva valorizzazione da parte di Al-Cantàra che, dal calice al flute, lo declina in otto differenti proposte.
AL-CANTARA E IL MONDO DELL’ARTE. IL MUSEO
Negli anni Al-Cantàra ha promosso la conoscenza della sua produzione e, per inciso, della cultura del vino dell’Etna, con concorsi fra artisti per realizzare etichette originali destinate ad aste di beneficenza. Una ricca selezione di queste opere – etichette, bottiglie e tappi, alcune firmate da Oliviero Toscani, Ferdinando Scianna, Bruno Caruso, Alessandro Bronzini etc. – è confluita nell’originale Museo realizzato in un edificio rurale dell’azienda, dalla cui terrazza si ammira il profilo fumante dell’Etna e, ai suoi piedi, le ordinate distese ordinate di filari delle vigne Al-Cantàra
CURIOSITA’: IL PAESAGGIO CON LE “PIRAMIDI DELL’ETNA”
Fra le curiosità dell’azienda Al-Cantàra, la presenza fra le vigne e gli ulivi centenari, di tre colossali “Piramidi dell’Etna”, misteriose costruzioni rurali la cui origine e funzione divide gli alcuni studiosi. Mentre, secondo la tradizione popolare, si tratterebbe di pietraie “razionali”, realizzate dai contadini per dare una collocazione stabile – ed esteticamente coerente, tanto da far pensare a installazioni di land art – ai sassi strappati alla terra durante le periodiche operazioni di spietramento dei terreni di origine vulcanica.
Manlio Giustiniani
Nato in una “raggiante” Catania degli anni ’60. Sommelier e Master Class Bibenda. Docente della Fondazione Italiana Sommelier. Editor at Large di James Magazine, innamorato dello champagne e appassionato di 007. Relatore in manifestazioni nazionali ed internazionali come: Mare di Champagne (Alassio); Modena Champagne Experience; Atelier dello Champagne (Varese).