Ad Acireale un momento di cultura e di riflessione sul patrimonio archeologico subacqueo
Il Mar Mediterraneo, come uno scrigno prezioso, cela tesori antichi, sepolti sotto la sabbia dei nostri fondali, la cui memoria si perde nei lunghi secoli trascorsi, ma che attende di risvegliarsi per continuare a trasmettere valori culturali e storici dal significato universale.
Valori che hanno caratterizzato l’interessantissima Conferenza sulla ricerca e valorizzazione del patrimonio subacqueo ubicato nell’area Etnea, promossa e organizzata, con il patrocinio del Comune di Acireale, dalla Dottoressa Silvana Cardì, Presidente dell’Associazione Sicilia Antica di Acireale .
La sezione, comprendente anche tutti i Comuni delle Aci, si è ricostituita da meno di un anno, dopo quasi dieci anni di chiusura e, grazie all’impegno e alla passione della sua nuova Presidente, ha ripreso la sua attività di difesa del patrimonio archeologico, culturale e ambientale e di promozione e di valorizzazione dello stesso in modo da sensibilizzare, cittadinanza e istituzioni a una maggiore consapevolezza.
La conferenza ha avuto luogo, venerdì 10 maggio presso la Sala Stampa del Comune di Acireale e ha ospitato, in veste di relatori, due archeologi siciliani.
Il dottore Nicolò Bruno, precedentemente dirigente tecnico archeologo presso l’Assessorato Beni Culturali della Regione Siciliana, per 15 anni archeologo subacqueo per la Soprintendenza del Mare di Palermo e attualmente per quella di Ragusa.
La dottoressa Teresa Saitta, archeologa specialista in archeologia subacquea e dei paesaggi costieri e consulente scientifico per l’ottimizzazione del patrimonio culturale per importanti progetti pubblici.
Entrambi, attraverso la proiezione di un video, hanno mostrato alcuni degli importantissimi ritrovamenti effettuati nei nostri fondali, reperti di inestimabile valore non solo artistico ma soprattutto storico in quanto testimonianze del ruolo del Mar Mediterraneo, crocevia di scambi commerciali tra i popoli e di civiltà, ma anche luogo di scontri epici come la Battaglia delle Egadi nel 241 a.C., in cui i Romani sconfissero i Cartaginesi, e di guerre recenti come la Seconda guerra mondiale.
Momenti storici che rivivono attraverso la scoperta, nel primo caso, di elmi, di anfore e di rostri, speroni sulla prora delle antiche navi da guerra. Nel secondo, con il ritrovamento di una nave americana affondata dai tedeschi.
Un patrimonio artistico che giace sotto la sabbia e che attende di essere riportato in superficie in modo da restituirci la nostra passata memoria come il Satiro Danzante, affascinante statua bronzea, attribuibile alla scuola di Prassitele, ritrovata nel Canale di Sicilia nel 1997 e oggi esposta al Museo di Mazara del Vallo.
Un patrimonio artistico che spesso non viene salvaguardato nel modo giusto, come il particolare percorso delle anfore antiche creato nelle acque di Capo Mulini, un percorso subacqueo progettato anche per i non vedenti in modalità tattile, che però nonostante sia stato dichiarato un’area marina protetta è stato rovinato dalla mancanza di attenzione degli organi preposti al controllo e dall’indifferenza di chi, violandola, pratica la pesca a traino o getta l’ancora al fondo.
Comportamenti che, purtroppo si ripetono in altre aree marine protette, spesso depauperate da furti di reperti.
Un patrimonio artistico sepolto sotto la distesa azzurra del nostro mare, che non tutti i siciliani conoscono, ma che invece attende lungo le nostre coste di essere dissotterrato per raccontarci la sua storia che è anche la nostra.
Elmi corinzi, lingotti di Oricalco (antica lega di ottone), sono stati ritrovati nel mare di Gela; il Relitto di Marausa, nave romana recuperata a 150 metri dalla costa di Trapani; il Relitto delle Tegole, altra nave romana recuperata nelle acque antistanti Terracina, o anfore corinzie ad Acicastello nel fondale antistante il noto Lido Esagono.
Un patrimonio che i nostri mari custodiscono e che ci offrono come un dono prezioso da preservare dall’incuria umana e dal logorio del tempo.
Un impegno di conservazione e di valorizzazione che è alla base dell’attività della Soprintendenza del Mare di Sicilia, di cui noi siciliani dobbiamo andare fieri in quanto è stata istituita nel 2004 come prima Istituzione d’Italia grazie al supporto dello scomparso Sebastiano Tusa, noto archeologo siciliano impegnato nella promozione e nello sviluppo dell’archeologia subacquea come strumento essenziale per la preservazione del nostro inestimabile patrimonio archeologico sottomarino.
In questo impegno di inserisce la Conferenza promossa dalla dottoressa Silvana Cardì di Sicilia Antica di Acireale che si colloca nel contesto locale e siciliano non solo come un momento di conoscenza culturale ma soprattutto come momento di responsabilizzazione e di riflessione per una fattiva tutela del nostro patrimonio archeologico, solido quanto fragile ponte tra il nostro passato e il nostro futuro.