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Abitare il tempo, primo Festival dell’autobiografia

S’intitola Abitare il tempo è la prima, unica in Sicilia, edizione del Festival dell’autobiografia tra esplorazione del sé e memoria dei luoghi, ideato e diretto da Lucia Caruso, organizzato, insieme, dalle associazioni L’Albero Filosofico (Catania) e Terre perse per ritrovarsi (Venezia) con il patrocino del Comune di Risposto (Ct).
Il Festival si prefigge di divulgare le scritture autobiografiche non solo come “Cura Sui”, ma anche per dar voce all’identità e alla memoria dei luoghi e dei paesaggi legandoli alla storia personale e sociale, ripercorrendone la bellezza, la cultura e le tradizioni, in un confronto fisico immersivo, attraverso le pratiche laboratoriali, la poesia e il potere taumaturgico della parola e della meditazione camminata. Il piccolo Borgo di Torre Archirafi (Riposto) e l’Etna saranno per tre giorni scenario di attività culturali alle quali si potrà partecipare gratuitamente su prenotazione.
“Ognuno di noi è presenza nel mondo (da-sein) e si narra attraverso gesti, parole, oggetti, per poter lasciare una traccia di sé. Ogni cosa di cui amiamo attorniarci racchiude un racconto, una motivazione che parla di noi, dell’interiorità dei nostri vissuti. Attraverso la narrazione l’individuo dà forma al proprio sé e al mondo esterno. Il raccontare e il raccontarsi diventa una forma di liberazione, ma soprattutto di ricongiungimento a sé e di riconoscimento di Sé. Il festival ha l’intento di divulgare le scritture autobiografiche e il pensiero narrativo come strumento culturale, educativo e forma d’arte, per dar voce anche all’identità e alla memoria dei luoghi e dei paesaggi legandoli alla storia personale e sociale. Abbiamo sempre bisogno di nuove visioni su noi stessi, sul mondo circostante, abbiamo bisogno di aprire una finestra per rileggere il nostro passato e gettare nuova luce sulle ombre attraversate. Ed ecco che arriva il Tempo, a rendere tutto nuovo un’altra volta, componendo e ricomponendo immagini con lo strumento della Memoria. Ed è così che ognuno entra nella propria storia, nel proprio passato, richiamando la distinzione aristotelica tra mneme, ricordo spontaneo e anamnesis, l’atto di richiamo da parte del soggetto di un ricordo distante nel tempo. La scrittura autobiografica dunque come luogo di raccoglimento filosofico per incontrare parole e frammenti con i quali avvicinarsi a un primo processo di dissodamento, per riprogettarsi e attuare scelte di vita consapevoli. Attraverso la scrittura autobiografica l’individuo non solo ha la capacità di rivedersi, ma cosa ancora più importante ha la possibilità di riprogettarsi e di recuperare le potenzialità residue insite in ognuno di noi, nonostante tutto. Come dice Luigina Mortari, c’è “necessità di bene e necessità di difendersi dalla sofferenza: la cura è la risposta necessaria a questa necessità”, quella “Cura Sui” trasmessaci dalla classicità e ripresa in tempi recenti da Foucault nelle “Tecnologie Del Sé”, per realizzare in tal modo una trasformazione di se stessi allo scopo di raggiungere uno stato di felicità , purezza, saggezza, perfezione o immortalità, attraverso la consacrazione del TEMPO da dedicare allo spazio sacro della scrittura”, dichiara Lucia Caruso, Presidente dell’Associazione L’Albero Filosofico.

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