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A 60 anni dall’eccidio di Kindu, nuovi morti italiani in Congo

L’omicidio in Congo dell’ambasciatore d’Italia, Luca Attanasio, 43 anni, e del carabiniere che lo accompagnava, Vittorio Iacovacci, 30 anni, ha suscitato commozione e disappunto in tutto il Paese. Secondo le prime notizie che sono giunte dal paese africano, un commando di terroristi avrebbe attaccato il convoglio delle Nazioni Unite e ucciso i due italiani e il loro autista congolese, Mustapha Milambo. Ancora poco chiare le dinamiche del fatto e la matrice dell’agguato. Alcuni fonti locali parlano di un tentativo di rapimento. Cordoglio è giunto da parte di tutti gli esponenti nazionali dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in giù. Purtroppo, non è la prima volta che in Congo ci sono vittime italiane. Esattamente 60 anni fa furono trucidati 13 militari dell’Aeronautica Italiana.

Un episodio triste, quello consumatosi nel capoluogo di provincia di Maniema, nel 1961, passato alla storia come eccidio (o massacro) di Kindu. Tutto accadde la mattina dell’11 o il 12 novembre, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo, al tempo denominata Repubblica del Congo. L’Operazione delle Nazioni Unite in Congo (Onuc) venne stabilita con la risoluzione numero 143 del Consiglio di sicurezza per ristabilire l’ordine nello Stato africano durante la crisi del Congo. La spedizione, malauguratamente, portò alla barbara uccisione di tredici aviatori italiani del contingente. Responsabili della strage furono truppe congolesi di Stanleyville, ma non si comprese mai con certezza il motivo di tanta crudeltà. Si pensa si sia trattato di scambio d’identità, i soldati italiani sarebbero stati scambiati per mercenari belgi assoldati dal Katanga. A distanza di sessant’anni la storia si è tristemente ripetuta.

I fatti andarono così. Due velivoli da trasporto C119 (Lyra 5 e Lupo 33) della 46ª Aerobrigata di Pisa, che battevano le insegne dell’Onu, atterravano nel piccolissimo aeroporto di Kindu, al confine con il Katanga, dove era in atto una feroce guerra civile. I mezzi aerei portavano aiuti umanitari per i ‘caschi blu‘ malesi della guarnigione di Kindu. Gli italiani vennero sorpresi da militari congolesi nella vicina mensa della guarnigione Onu. Nell’aggressione, perdeva la vita uno degli ufficiali, il medico, mentre gli altri furono trascinati con forza nella prigione della città e lì trucidati, brutalmente, a calci e pugni. In ultimo, ridotti a pezzetti a colpi di mannaia.

I corpi dei nostri italiani, sterminati a Kindu, furono utilizzati per scopi cannibaleschi e legati alla stregoneria. Nei mercati, era possibile acquistare “carne di bianco” per dieci franchi al chilogrammo. È probabile che alcuni pezzi dei cadaveri furono anche usati per riti di magia nera, inseriti in sacchetti (dawa) come talismani per i soldati. Furono sepolti in due fosse comuni e riesumati soltanto quattro mesi più tardi, al tempo della triste scoperta. Nel 1994, è stata loro riconosciuta la Medaglia d’oro al Valor Militare. Soltanto nel 2007, è stato riconosciuto un ristoro, a titolo di risarcimento, ai familiari delle vittime. Pochi giorni dopo, ad incrementare il numero dei morti italiani in Congo, l’Aeronautica Militare ebbe a perdere altri quattro uomini morti a causa di un atterraggio di fortuna tentato da un C-119.

Ecco i nomi dei nostri tredici militari:

Equipaggio nominativo radio Lyra 5:
Maggiore pilota Amedeo Parmeggiani, 43 anni, di Bologna, comandante della missione
Sottotenente pilota Onorio De Luca, 25 anni, di Treppo Grande (UD)
Tenente medico Francesco Paolo Remotti, 29 anni, di Roma
Maresciallo motorista Nazzareno Quadrumani, 42 anni, di Montefalco (PG)
Sergente maggiore montatore Silvestro Possenti, 40 anni, di Fabriano (AN)
Sergente elettromeccanico di bordo Martano Marcacci, 27 anni, di Collesalvetti (LI)
Sergente marconista Francesco Paga, 31 anni, di Pietrelcina (BN).

Equipaggio radio Lupo 33:
Capitano pilota Giorgio Gonelli, 31 anni, di Ferrara
Sottotenente pilota Giulio Garbati, 22 anni, di Roma
Maresciallo motorista Filippo Di Giovanni, 42 anni, di Palermo
Sergente maggiore montatore Nicola Stigliani, 30 anni, di Potenza
Sergente maggiore elettromeccanico di bordo Armando Fausto Fabi, 30 anni, di Giuliano di Roma (FR)
Sergente maggiore marconista Antonio Mamone, 28 anni, di Isola di Capo Rizzuto (KR).

A Milano, è a loro dedicato il giardino di piazza Francesco Guardi, zona Città Studi. E non sono poche le strade di molte città d’Italia intitolate alla loro memoria. Le vie di Casale di Scodosia, Potenza, Benevento, Cerignola, Fabriano, Ostuni, Campobello di Licata, Calvizzano, Ferrandina, San Giuliano Terme, Pisa, Treppo Grande, Fiumicino, Gallarate e Monterosi. Più d’uno i monumenti alla memoria dei caduti di Kindu. Uno a Fiumicino; un altro a Pisa e un altro ancora a Lido di Camaiore. A Pisa, sulle porte della cappella sacrario, dove le salme furono tumulate, situato all’ingresso dell’aeroporto internazionale ‘Leonardo da Vinci‘, un’epigrafe così recita: “Fraternità ha nome questo Tempio che gli italiani hanno edificato alla memoria dei tredici aviatori caduti in una missione di pace, nell’eccidio di Kindu, Congo 1961. Qui per sempre tornati dinnanzi al chiaro cielo d’Italia, con eterna voce, al mondo intero ammoniscono. Fraternità.”

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