Ambiente

La Sicilia un vero hotspot di biodiversità da tutelare

«La Sicilia è un territorio di grande interesse naturalistico, un vero hotspot di biodiversità con una rete Natura 2000 costituita da ben 245 siti che tutelano oltre 470mila ettari, pari al 18% della sua superficie terrestre dell’isola ed una superficie marina ancora più vasta (oltre 650mila ettari) intorno alle piccole isole circum-siciliane e nei tratti costieri più integri intorno alla Sicilia stessa. Un patrimonio che tuttavia è spesso minacciato dall’azione antropica non attentamente pianificata e regolata, nel generale disinteresse della cittadinanza e delle istituzioni, la cui lentezza ad agire determina spesso alcune criticità. Non mancano tuttavia casi di buona gestione e tutela di queste aree, molte delle quali sono ricadenti all’interno di riserve naturali e parchi regionali».
Con questo intervento i docenti Pietro Minissale e Saverio Sciandrello del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania hanno concluso ieri i lavori del webinar “Specie vegetali e habitat di Direttiva in Sicilia: stato delle conoscenze e prospettive di conservazione” organizzato dall’ateneo catanese nell’ambito delle attività della sezione siciliana della Società Botanica Italiana.
Aperto dal prof. Alessandro Chiaruchi, presidente della Società Botanica Italiana, al webinar hanno aderito quasi 200 docenti e ricercatori degli atenei siciliani e calabresi e i ricercatori Cnr di Palermo per fare il punto sullo stato della direttiva europea, emanata nel 1992, che ha reso possibile la realizzazione di aree protette, come i Siti di Importanza Comunitaria o le Zone Speciali di Conservazione in tutta l’Unione Europea.
Gli esperti hanno proposto, per favorire la conservazione delle specie vegetali di Direttiva Habitat, la elaborazione di nuovi Piani nazionali di conservazione di specie minacciate comuni tra regioni vicine come Sicilia, Calabria e Campania (promossa dal prof. Sandro Strumia dell’Università della Campania) e la realizzazione dei progetti di conservazione per le specie minacciate da finanziare tramite fondi europei (Psr e Life) oltre alla ricerca di metodi per contrastare le specie aliene invasive. La dott.ssa Stefania Ercole dell’Ispra, inoltre, ha proposto un «rafforzamento e consolidamento dei rapporti tra atenei e regioni ai fini di una corretta pianificazione del territorio, di una gestione oculata della Rete Natura e del monitoraggio degli habitat e specie di Direttiva».
Nel corso dei lavori il prof. Gianpietro Giusso del Galdo, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali e dell’Orto Botanico dell’Università di Catania, ha illustrato le tecniche di conservazione in situ delle specie vegetali minacciate adottate e i protocolli applicati tramite il progetto internazionale Care-Mediflora che ha visto il coinvolgimento attivo delle cinque grandi isole mediterranee (Corsica, Sardegna, Sicilia, Creta e Cipro) e delle Isole Baleari sotto l’egida della IUCN.
«Il progetto ha previsto 27 casi studio di traslocazione di specie vegetali nell’area mediterranea, ben 69 nel mondo, per il rinforzo di taxa minacciata e di re-introduzione in siti dove è documentata la scomparsa delle specie vegetali» ha aggiunto il docente.
La prof.ssa Giuseppina Alongi dell’ataneo catanese ha posto l’attenzione sulle «praterie di Posidonia oceanica, molto presente nei fondali etnei» evidenziandone «le criticità delle popolazioni siciliane».
Un altro caso studio è stato illustrato dai ricercatori Saverio Sciandrello e Pietro Minissale, organizzatori del webinar, insieme con Gianmarco Tavilla dell’Università di Catania sulla specie endemica prioritaria di conservazione Leopoldia gussonei. Sono stati, inoltre, presentati i risultati delle azioni di conservazione della specie target nell’ambito del progetto Leopoldia-LIFE, che hanno consentito di rafforzare e ampliare la popolazione di Leopoldia nel suo areale di distribuzione.
Tra gli altri interventi il prof. Gianniantonio Domina dell’Università di Palermo ha messo in evidenza i protocolli e la metodologia usata per monitorare e conservare le specie presenti negli habitat di interesse comunitario con lo scopo finale di tutelare la biodiversità. Sugli interventi alle Isole Eolie sono intervenuti il prof. Riccardo Guarino e i ricercatori Salvatore Pasta e Pietro Lo Cascio dell’Università di Palermo evidenziando il valore naturalistico e le dinamiche di popolazione delle specie vegetali di Direttiva presenti nell’arcipelago delle Eolie (quasi 900 specie) citando il Citiso delle Eolie (Cytisus aeolicus Guss.) specie endemica limitata all’arcipelago eoliano.
E ancora i casi riguardanti la Petagna gussonei (illustrato dal prof. Lorenzo Gianguzzi, dell’Università di Palermo) e la Woodwardia radicans (i docenti Alessandro Crisafulli e Rosa Maria Picone dell’Università di Messina e il prof. Giovanni Spampinato dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria), specie legate ad ambienti umidi e di forra ormai sempre più ridotti a causa delle captazioni delle sorgenti d’acqua.
Il dott. Angelo Troia Angelo ha trattato la tematica relativa alla conservazione degli habitat e della flora vascolare delle aree umide della Sicilia, mentre la prof. Sonia Ravera ha discusso sull’importanza dei Licheni di Direttiva e stato di conservazione in Sicilia. In conclusione, il prof. Rosario Schicchi ha evidenziato l’importanza della conservazione di Abies nebrodensis, specie arborea di notevole interesse fitogeografico.     
 
 Nelle foto un esemplare di Abies nebrodensis_Madonie, di Leopoldia gussonei_Poggio Arena (Gela), di Petagnaea gussonei_Cascate del Catafurco e di Woodwardia radicans_Peloritani.

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