Cultura

Nasce a Catania un Gruppo per favorire la cultura

E’ nato in un luogo simbolo della Cultura della Città, piazza Università, dove ha tenuto la sua prima riunione, nel tavolino all’aperto di un bar, il Gruppo di Lavoro “Tutela del Patrimonio Documentale e Librario di Catania” che ha come obiettivo la sensibilizzazione di amministrazioni pubbliche e privati nei confronti di cultura, libri e fonti documentali della storia del capoluogo etneo. Si legge nel lungo e articolato documento programmatico: “Le Amministrazioni (comunali) che nel corso degli anni si sono succedute al governo di questa città non hanno saputo o non hanno voluto dare alle Biblioteche cittadine il giusto valore. Catania, oltre alla Biblioteca “Vincenzo Bellini” (afferente alla Direzione Cultura), possedeva dieci Biblioteche decentrate (afferenti alla Direzione Decentramento) che, bene o male, servivano l’intera città. Oggi le Biblioteche decentrate aperte al pubblico sono state ridotte a sei: “Concordia” in via Plaja, “Livatino” in via Leucatia, “Tondo Gioeni” in via Etnea, “Giuseppe Montana” in via Galermo, “Monte Po’” in via Vigo e “Pigno” all’interno del centro commerciale Porte di Catania. Nel tempo si sono chiuse la Biblioteca “Leonardo Grassi” (Corso Indipendenza), la Biblioteca “Picanello” (via Galatioto), la Biblioteca “Nesima” (via Felici) e la Biblioteca “San Giorgio-Librino” (Stradale San Giorgio). Le prime due (Grassi e Picanello) sono state chiuse per la necessità di lasciare locali che non rientravano nella proprietà comunale, la biblioteca di Nesima è stata chiusa nel 2015 per incuria (in attesa di un piano di ripristino mai avvenuto!) e la biblioteca San Giorgio-Librino per mancanza di personale. Nel sito dell’ICCU – Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le informazioni bibliografiche e precisamente nella sezione Anagrafe delle Biblioteche Italiane, possiamo conoscere il patrimonio librario (volumi ed opuscoli) delle Biblioteche civiche catanesi chiuse: “Leonardo Grassi” 2.500, “Picanello” 4.980, “Nesima” 19.793, “San Giorgio-Librino” 5.000. Nel 2017 nel contesto di un avviso pubblicato dal PCI sul quotidiano La Sicilia, si chiese alla Amministrazione comunale pro tempore dove fosse finito l’ingente patrimonio librario di due Biblioteche decentrate definitivamente dismesse: la Biblioteca di Nesima e la Biblioteca Leonardo Grassi. Oggi vogliamo riformulare la domanda chiedendo alla Amministrazione comunale attualmente al governo della città dove è finito il patrimonio delle quattro biblioteche dismesse composto da ben 32.273 volumi ed opuscoli”.
Il documento, tra le altre cose, continua: “Un quesito riguarda le giornate di apertura al pubblico delle Biblioteche. Il sabato mattina nessuna di esse è accessibile. Le scuole dell’obbligo, da tempo, sono chiuse il sabato mattina e la possibilità di programmare attività con i ragazzi all’interno delle biblioteche sarebbe fondamentale per arginare il fenomeno della dispersione scolastica. Fenomeno di cui non si è tenuto conto quando si è deciso di chiudere una biblioteca allocata in un quartiere “a rischio” (Picanello) senza avere prima programmato il trasferimento in altra sede. Ricordiamo all’Amministrazione che anche nel quartiere di Picanello vi sono beni sequestrati alla mafia che potrebbero essere valorizzati. Invano si è sollecitata una modifica delle giornate di apertura delle biblioteche”.
Il Gruppo ricorda poi “all’Amministrazione che negli anni ’90 il Comune di Catania, così come tutti gli altri comuni italiani, aveva costituito un gruppo di lavoro per pianificare gli orari della città”. E continua: “Vi è, inoltre, una problematica che investe tutti i servizi della città: la mancanza di personale. Sappiamo che l’età media dei dipendenti pubblici è molta alta. Molti sono già andati in pensione nell’anno passato e molti vi andranno in questo e nel prossimo anno. Le Biblioteche, come gli altri servizi, risentono della mancanza di personale. Vogliamo fare una proposta risolutiva. […] Le Amministrazioni Pubbliche possono sottoscrivere con le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale, mediante procedure com parative, convenzioni finalizzate allo svolgimento in favore di terzi di attività o servizi sociali di interesse generale. Infatti il Codice del Terzo Settore favorisce forme di collaborazione con lo Stato, le Province autonome e gli enti locali per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Altro strumento, questo di recente disponibilità sono i Progetti Utili alla Collettività”. In conclusione, il Gruppo precisa che la biblioteca: “Deve essere un’agorà e uno strumento per una cultura intesa non soltanto in relazione all’arricchimento cognitivo individuale (quella del classico tipo di biblioteca) ma anche in relazione alla comunità utente vista non come un recipiente che passivamente gode e contempla dottrine e creazioni individuali ma che viene intesa essa stessa come fonte che, attraverso lo scambio e l’elaborazione di contributi individuali e collettivi, è essa stessa esploratrice di valori e conoscenze del passato e del presente e ne è essa stessa creatrice per il presente e per il futuro. Una Biblioteca pubblica non deve essere neanche la sede esclusiva per scambi di intellettuali e lettori di libri ma deve anche favorire la “lettura” dell’ambiente e delle persone che vi vivono”.
Il gruppo di lavoro, che ha come coordinatori Santi Maria Randazzo, Marisa Falcone e Cinzia Colajanni, ha anche deciso creare una propria pagina su Facebook per promuovere meglio gli obiettivi che intende perseguire e per stimolare la partecipazione di quante più persone possibile all’attività.

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