Panopticon, il teatro igienico al Castello Ursino
Alla riapertura dei musei nel Castello Ursino a Catania, la Compagnia Zappalà Danza e Comune di Catania presenteranno “Panopticon / il teatro igienico, opera installativa di Roberto Zappalà che intreccia danza e arti visive in collaborazione con Maurizio Leonardi. Coreografie di Fernando Roldan Ferrer “Kalokagathia”, Adriano Popolo Rubbio “Naca”, Joel Walsham “Re del nulla”. Filippo Domini “Fu”, Una produzione Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza Centro Nazionale di Produzione della Danza. La compagnia è sostenuta da Ministero della cultura e da Assessorato Turismo Sport Spettacolo Regione Siciliana.
Un progetto che intreccia arte, architettura e danza in cui l’architettura scenica è autonoma e protagonista.
«Il nostro è un poligono realizzato in ferro e tulle che esalta la dimensione della segregazione/prigione così come del distanziamento/isolamento sociale oltre che del voyeurismo – afferma Roberto Zappalà. Nel nostro proposito l’osservatore non controlla chi lo circonda come nel caso del progetto originale di Bentham. Saranno gli spettatori stessi che controlleranno il performer, isolati sia da lui che l’uno dall’altro, alludendo in tal modo anche all’ “Anopticon” di Umberto Eco che, in quanto opposto del Panopticon, deresponsabilizza il sorvegliante ponendo la domanda: chi sorveglia i sorveglianti?».
Proprio la volontà di far diventare protagonista il contenitore almeno quanto il contenuto, ha spinto Roberto Zappalà ad affidare le creazioni coreografiche a quattro danzatori della sua Compagnia: Adriano Popolo Rubbio “Naca”, Fernando Roldan Ferrer “Kalokagathia”, Joel Walsham “Re del nulla”, Filippo Domini “Fu”.
Sottolinea l’Assessore alla Cultura del Comune di Catania, Barbara Mirabella: «A fronte della necessità del mondo teatrale di tornare ad esprimersi “dal vivo”, questa iniziativa di grande qualità artistica, proposta dalla Compagnia Zappalà Danza, si inserisce perfettamente in questo preciso momento storico; questo perché rappresenta con un’installazione alternativa l’odierna condizione della segregazione/prigione, del distanziamento sociale e dell’isolamento dell’individuo, ma anche il desiderio di “sbirciare” cosa facciano gli altri, per riprendere pian piano ed in sicurezza il rapporto tra spettatore e performer, per riappropriarsi degli spazi dell’arte in una nuova prospettiva».
Lo scenario del Castello Ursino, anche in ragione della sua storia nei secoli di fortezza, dimora reale, carcere e infine luogo di bellezza e cultura, è il palcoscenico ideale sul quale rappresentare questa dicotomìa fra la libertà dell’espressione artistica e la condizione umana soggetta a limitazioni continue e contingenti».
Matteo Maurizio Leonardi, che ha collaborato al concept del progetto, descrive il Panopticon di Zappalà, come una sorta di parodia delle architetture “difensive”: «Con Panopticon l’evento collettivo dello spettacolo live ritorna in scena al sicuro dalla potenziale minaccia rappresentata dal vicino e dall’artista che si esibisce. Una sorta di peep show collettivo, in cui l’ossimorica “Gesellschaft der Individuen” di Norbert Elias trova una perturbante rappresentazione grazie all’esempio di teatro igienico che è questa installazione».