Samonà, Samonà, se ne va, se ne va?
Ad Alberto Samonà una cosa va detta: “L’ora delle decisioni irrevocabili è giunta!”. Se ne vada, dunque. Chi glielo fa fare ancora di restare. Vada a Bruxelles, con un bell’incarico magari, a scrivere sul bivacco degli eurodeputati italiani; dato che proprio sul bivacco fu il primo discorso dell’allora presidente del consiglio Benito Mussolini (non è che quanto a bivacco se Bruxelles piange, Palermo non ride, comunque…).
Chi glielo fa fare ancora di restare: muto, muto, si dimetta, si ritiri, se ne vada, scompaia; salvi “l’onore”, insomma.
Se di sparire non ne ha alcuna voglia, potrà sempre continuare, chi glielo può negare, a pubblicare su facebook tutti “nazi razzi masso esotero fascista”.
Del resto, lo faceva una volta, sottolinea oggi Repubblica: come quando, era il 2012, ebbe a dire sui centristi che a sentire auspicare di blocchi moderati “ho un naturale conato di vomito”. O come quando a proposito di un “boia chi molla” lo accusarono di essere “giornalaio e fascista”, rispondeva “due complimenti in uno” (bell’ironia, non c’è che dire).
Come quando, era ancora il 2016, e contro Gianfranco Micciché che propose le olimpiadi, quello stesso che…, pare, per non cedere l’assessorato all’agricoltura c’ha portato a tutto questo, scrisse “il fatto che il Pd e Forza Italia sono d’accordo nel proporre la candidatura della Sicilia delle olimpiadi, sapendo che è una proposta irrealizzabile è l’esempio di come abbiano deciso di sputarle addosso”.
La più bella è una: “Giorgia Meloni, lei la destra? io sto a sinistra”.
Questo è Samonà.
E mentre Matteo Salvini fa il pieno di contestazioni, per Musumeci, il colonNello, quella di Samonà è una mala cumpassa, l’ennesima; il più grosso scivolone; una croce sulla bara della prossima elezione.
Contenti loro…