Catania, recitare gratis in streaming? No grazie!
«M’era compagno il figlio giovinetto d’un di que’ capi un po’ pericolosi, di quel tal Sandro, autor d’un romanzetto ove si tratta di Promessi Sposi… Che fa il nesci, Eccellenza? O non l’ha letto? Ah, intendo; il suo cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato, a questa roba è morto è sotterrato». Sono passati più di 170 anni da quella poesia ma le cose sembrano essere rimaste più o meno le stesse. Anzi , sono forse peggiorate. La politica e la burocrazia poco s’intendono e capiscono di cultura e di tutto ciò che ad essa è connesso. Basta leggere alcune frasi che riguardano il rapporto i politici catanesi e il mondo del teatro. Uno scrive: “Il 60% dei politici catanesi, non è mai andato a teatro, come possono capire la differenza, tra artisti e sautavanchi?”, un altro aggiunge: “Intanto bisognerebbe sapere se conosce la differenza che c’è tra un attore di prosa e uno a cui si dice: mpare u sai sai fare belli battuti ca’fanu arririri, mpare poi fare l’attore!”, ed ancora “Non non si giustifichi ad un primo cittadino, ad un assessore alla cultura comunale, ad un assessore alla cultura regionale di fare di tutta l’erba un fascio perché non ha avuto l’accortezza di conoscere la differenza sostanziale, formale, tecnica, morale, etica o solo semplicemente la differenza tra chi lo fa come lavoro e chi come hobby”. Queste sono solo alcune delle reazioni da parte degli attori catanesi riguardo l’iniziativa lanciata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania: il progetto “Platea Comune”. Nei giorni intorno alla metà del mese di aprile l’annuncio/appello era stato: “Offriamo ai cittadini un ricco programma di eventi per lo più live (concerti, piece teatrali, video d’arte, reading e tanto altro) fruibile gratuitamente online, sulla pagina Facebook dell’Assessorato alla Cultura, sulla quale si potrà assistere agli spettacoli e rimanere aggiornati sul programma che svilupperemo, tramite un’efficace battage promozionale”.
Il problema è che nella lettera c’è una ben precisa frase con la quale si chiede agli attori di “aderire generosamente, dimostrando l’incontenibile energia positiva che solo l’arte e la cultura sanno sprigionare”. Insomma, si chiede di farlo gratis senza tener di conto professionalità, lavoro e contratti e neppure degli eventuali diritti d’autore. Probabilmente, anzi certamente, l’assessore ha scritto in buona fede ma è anche vero che il teatro, come l’intero comparto legato al mondo dello spettacolo, sia uno dei settori che più di altri sta patendo l’emergenza Coronavirus. Di conseguenza tutti coloro che vi lavorano, proprio a cominciare dagli attori, sono in grande difficoltà economica. Nessuno degli attori professionisti ha aderito mentre sono giunti in forze quelli non professionisti, in alcuni casi non meno bravi ma che per campare svolgono regolarmente un altro lavoro diverso da quello di calpestare le, attualmente molto malferme, tavole del palcoscenico. Sembrava che tutto fosse stato detto e quindi la polemica si era sopita. La furia degli attori torna invece ad esplodere quando in un’intervista su un telegiornale nazionale si è tornati a parlare di prestazioni gratuite degli attori senza specificare e neppure approfondire. “Tutti i Lavoratori dello spettacolo e tutti i comparti annessi sono fermi e i Teatri pubblici e privati sono chiusi e senza alcuna prospettiva futura è vergognoso offrire un palcoscenico (seppur virtuale) a organizzazioni di non professionisti, e che appunto poiché non professionisti possono agire gratuitamente” scrivono gli attori criticando aspramente il sindaco di Catania e trovano che sia “assurdo che promuova il volontariato streaming per gli artisti mentre si continua a pubblicare eventi (a modo suo) ‘culturali’ a cura della FITA Ct. Pur nel rispetto umano della Federazione italiana teatro Amatori troviamo sia indegno si permetta questo. E’ l’ulteriore conferma di come la Città di Catania abbia sradicato e rovinato le radici fondamentali della propria Storia Artistica e demolito ogni certezza culturale e professionale. Una delle conseguenze negative, negli anni, è aver indebolito il Pubblico (sacro) sempre di più, privandolo delle proprie capacità di critica e di percezione dell’Arte e del Vero Mestiere, opprimendo, silenziando e svalutando così la Categoria Professionale degli Attori e di tutti i Lavoratori dello Spettacolo”.
Con questo, appare chiaro che nessuno si è mai voluto scagliare contro le compagnie amatoriali, in questo momento sono ferme anch’esse ma si è ritenuto necessario precisare che coloro che vivono solo di teatro e più in generale di spettacolo sono totalmente dimenticati e saranno gli ultimi a ripartire, con danni e perdite incalcolabili. Non è possibile che non si trovino fondi anche per queste categorie e che tutto debba sempre ridursi alla gratuità delle prestazioni. “Come se il non-profit fosse sinonimo di Bello e Buono, la garanzia della Qualità. Può esserlo ma non è sempre così. Se qualcosa va fatta per far sopravvivere la cultura e il teatro, occorre aiutare chi vi lavora da professionista”, ha scritto una persona illuminata.