La testimonianza “forte” di un medico rianimatore
Abbiamo ricevuto e pubblichiamo volentieri la lettera della dottoressa Danila Sapienza, medico rianimatore presso l’ospedale Cannizzaro di Catania. Una testimonianza forte, tragica, sentita, vera, da parte di uno degli operatori medici più in prima linea in questa emergenza causata dal covid-19.
Quando i colleghi di Cremona, di Bergamo, di Milano ci raccontavano la loro situazione sanitaria abbiamo da subito pensato che prima o poi sarebbe arrivato il nostro turno. Non dovevamo, non potevamo farci trovare impreparati. Abbiamo studiato questo nemico, abbiamo pianificato le strategie di cura, ci siamo confrontati a più livelli per dare il massimo e non commettere errori. Poi è realmente toccato a noi, e in quel momento ho capito perché si usa una terminologia militare quando si parla di covid. Quella che io e i miei colleghi combattiamo giornalmente è una vera e propria guerra ad armi impari. Il nemico ti attacca da tutti i lati, non lo vedi, non lo senti ma i suoi effetti sanno essere devastanti. Lo sono per i nostri pazienti, lo sanno essere per noi. Ci attacca nel profondo, ci attacca sulle nostre paure, ci disarma perché come un tremendo nemico ci toglie la possibilità di un contrattacco. Ci isola. Isola tutti: i nostri pazienti, le loro famiglie unite nella speranza di una guarigione e isola noi, che siamo li dentro quei box, dove il tempo si ferma, dove i rumori si annullano, dove senti solo i tuoi pensieri che devono correre più veloci di lui e che sono la tua unica arma. Bisogna mettere in atto tutte le strategie che hai a disposizione.
Dentro quel box non è tutto cosi scontato. In quella solitudine, la determinazione di non dargliela vinta è più forte del dolore che ti provoca la maschera serrata sulla fronte e non c’è nessuna sofferenza, non c’è tempo per sentire dolore. “Il dolore dopo passerà, basta mantenere la concentrazione” è quello che dico a chi si mostra intollerante ai dpi. Esiste solo la determinazione a portare ciascun paziente verso la guarigione.
Inevitabilmente siamo pervasi da un profondo senso di amarezza quando la malattia prende il sopravvento a dispetto delle cure innovative, a dispetto degli approcci multidisciplinari e a dispetto di te che stai li a impegnarti oltre le tue stesse forze.
Allo stesso modo, ogni passo avanti dei nostri pazienti da un senso ai nostri anni di rianimazione, di studio e di passione. Ogni estubazione, ogni atto respiratorio spontaneo che porta i nostri pazienti a riprendersi la loro vita sono puro ossigeno a dispetto di quella mascherina che hai sul viso e che l’ossigeno sembra volertelo togliere.
Poi finalmente i pazienti vengono dimessi e senti che il senso di pace che avverti non è solo per il paziente che va via, ma è per la fiducia non disattesa che tutti stanno riponendo nel nostro lavoro, e che ci da la carica per “tirarne fuori altri”. Penso di avere il privilegio di potere aiutare questa gente a vincere una battaglia che combattono da soli ma con il sostegno di tutti. Ritengo che non ci sia alcun eroismo in tutto questo semplicemente perché faccio della mia passione il mio lavoro.
Dott.ssa Danila Sapienza
Rianimatore