Politica

Un 25 Aprile sobrio?

La proclamazione del lutto nazionale per la morte del Papa, anche nella giornata dei festeggiamenti per la Liberazione, ha spinto alcuni comuni ad andare anche oltre e abolire quasi del tutto i festeggiamenti o perlomeno i cortei di celebrazione. I casi sono stati pochi ma hanno fatto discutere soprattutto perché, in ossequio alla “sobrietà” richiesta dal governo e dal Ministro Nello Musumeci,  sono stati d’improvviso rinviati o annullati tutti gli eventi previsti negli Archivi di Stato fino al 26 aprile, giorno dei funerali del Papa. Lo ha deciso il direttore generale archivi del ministero della Cultura, Antonio Tarasco, “in segno di cordoglio per la morte di Sua Santità Papa Francesco”, come ha scritto in una comunicazione interna inviata a tutti gli istituti. Comunicazione che estende, di molto, gli obblighi imposti dal lutto nazionale deciso dal governo.

Molti degli eventi coinvolti nel divieto riguardavano, ovviamente, il 25 aprile, la resistenza e la liberazione. Per questo subito sui social, man mano che i vari istituti comunicavano il rinvio di conferenze e inaugurazioni di mostre è montata la protesta degli utenti: gli Archivi di Stato non sono certo teatro di feste e balli anche se, notano i più malevoli, in questi anni aperitivi, cene e matrimoni occasionali – finiti al centro delle polemiche – per nulla sobri non sono mancati. Ma non era questo il caso degli eventi annullati tra il 23 e il 26 aprile. Come le conferenze “Nonostante il pericolo: donne partigiane della Resistenza anconetana”, “i caratteri della resistenza a Genova”, l’inaugurazione della mostra “Grido di libertà” a Cosenza, e altri simili in tutta Italia, da Roma a Venezia.

Contro la decisione della direzione generale è insorta l’associazione dei professori di archivistica: “Che a celebrare la memoria rinunci chi la deve proteggere è un pessimo segnale che si presta peraltro a interpretazioni spiacevoli e crea disagio agli istituti” ha scritto su Facebook Federico Valacchi, docente universitario e presidente dell’Aidusa, l’associazione dei professori di archivistica. Ma il direttore generale Archivi ha specificato all’Ansa, dopo la pubblicazione di questo pezzo: “Abbiamo solo evitato le inaugurazioni in pompa magna, sono inopportune, ma non c’è nessuna chiusura, solo si evitano le cerimonie pubbliche”. E quindi? Solo cerimonie private? Semplicemente ridicolo.

La sobrietà naturalmente riguardava anche i cortei. Tra le amministrazioni che hanno scelto di vietare solo il corteo per la Liberazione si è distinto il comune di Genazzano, guidato da Alessandro Cefaro, in provincia di Roma. In un post su Facebook, intitolato “Lutto nazionale per la morte del Papa”, il sindaco chiede «sobrietà» e aggiunge che il consueto corteo non verrà svolto, mentre resterà la deposizione della corona di fiori e si svolgerà anche la fiera in programma: “A seguito della decisione del Consiglio dei Ministri, si avvisa la cittadinanza che: La Fiera prevista per il giorno 25 Aprile è confermata. Tutti gli eventi previsti e preventivamente autorizzati nei giorni 24 – 25 – 26 Aprile possono essere realizzati cercando di svolgerli in modo sobrio e consono alla circostanza”, ma “nel rispetto del Lutto, la tradizionale commemorazione del 25 Aprile Festa della Liberazione si svolgerà in forma ridotta: il tradizionale corteo accompagnato dalla banda musicale non verrà svolto”.

Anche il comune di Romano di Lombardia, nel Bergamasco, ha preso una decisione a dir poco singolare. Si possono fare le manifestazioni pubbliche per il 25 aprile ma “in modo sobrio e consono alla circostanza”, ma non cantare ‘Bella ciao’ alla sfilata del 25 aprile. La notizia è riportata dal “Corriere della Sera”, la decisione sarebbe stata presa dal presidente del consiglio comunale, il leghista Paolo Patelli, che in un documento dà indicazione a non suonare “brani musicali, inni e canti ad eccezione del Silenzio e dell’Attenti”. A Catania, invece, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, le strade del centro  si sono animate con un partecipato corteo antifascista, promosso tra gli altri da Anpi, Cgil, Pd, di Alleanza Verdi e Sinistra, Arcigay e Potere al popolo. Il “serpentone” è partito in mattinata da piazza Palestro. Studenti, cittadini, associazioni, sindacati e realtà politiche, unite sotto il segno dell’antifascismo, hanno attraversato le vie cittadine, passando per via Etnea e altre arterie centrali, scandendo slogan per la pace, contro il riarmo e in sostegno della Palestina. Il corteo ha avuto uno dei suoi momenti più significativi intorno alle 11,00 con la consueta sosta tra via Bellia e piazza Machiavelli per la deposizione di una corona d’alloro alla lapide che ricorda i partigiani catanesi Graziella e Salvatore Giuffrida, uccisi dai nazifascisti a Genova poco prima della Liberazione. Il momento è stato accompagnato da canti e interventi dedicati alla Resistenza, tra cui l’immancabile “Bella ciao”. 

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