“Unelectro”: la poesia musicale di Carmelo Sciuto

In un panorama musicale contemporaneo segnato dall’eccesso di produzione digitale e dal rischio crescente di standardizzazione sonora, l’EP “Unelectro” di Carmelo Sciuto si presenta come un’opera di straordinaria raffinatezza artigianale. Il lavoro invita l’ascoltatore a riscoprire l’essenza della materia sonora autentica, quella che respira e vive attraverso l’esecuzione.
Sciuto, figura discreta ma influente della scena catanese, ha attraversato decenni di evoluzione artistica mantenendo un profilo riservato che maschera una rara profondità compositiva. Con “Unelectro”, l’artista segna un ritorno consapevole alla dimensione acustica, contrapponendosi all’approccio più elettrico ed elettronico del precedente “Potsdam”. Eppure, non si tratta di una semplice opposizione: i due universi sonori dialogano attraverso una sensibilità narrativa condivisa, fortemente ancorata a un immaginario di carattere cinematografico.
“Taiba”, brano d’apertura, definisce l’identità dell’intero EP attraverso una meditazione sonora che oscilla tra delicatezza espressiva e sfumature nostalgiche. Le chitarre disegnano traiettorie fluide mentre fiati e fisarmonica conferiscono profondità emotiva e calore timbrico, costruendo una narrazione che trascende la necessità delle parole.
Con “Ennio il gatto”, Sciuto ci offre l’equivalente musicale di una fiaba sussurrata: la chitarra sviluppa un percorso narrativo che acquisisce ricchezza e complessità grazie all’ingresso progressivo degli archi, mentre la fisarmonica tinge l’insieme di una malinconia che evoca atmosfere quasi circensi.
“In scena” rappresenta l’essenza dell’eleganza coreografica trasferita in musica: il clarinetto introduce un tessuto sonoro di grande raffinatezza, sostenuto dal contrabbasso che procede con misurata gravità, mentre la fisarmonica stabilisce un dialogo equilibrato con gli archi, creando un perfetto bilanciamento tra voce melodica e contesto armonico.
In “Maranta”, l’artista catanese cattura l’essenza rarefatta di un samba trasformato e reinterpretato. Un flauto quasi trasparente si insinua tra chitarre e violoncello, generando un contrappunto avvolgente che sembra abitare lo spazio indefinito tra ricordo e immaginazione.
Il viaggio sonoro si conclude con “L’amore ritorna”, costruito su un essenziale motivo chitarristico che apre la strada a uno sviluppo armonico caratterizzato da sottili variazioni timbriche: elementi vocali eterei, quasi corali, si adagiano su un’architettura sonora in cui Rhodes e sintetizzatori creano profondità atmosferica, mentre un violoncello aggiunge tocchi di struggente eleganza. Piano e campionamenti si inseriscono con sapiente discrezione, più suggerendo che affermando, in un’alternanza di luci e ombre emotive che scaturiscono da una dolcezza crepuscolare al tempo stesso fragile e luminosa.
Dove molti avrebbero ceduto alla tentazione dell’esibizionismo tecnico, Sciuto sceglie deliberatamente una scrittura misurata ed essenziale, privilegiando la narrazione emotiva rispetto al virtuosismo fine a sé stesso. Il risultato è un’opera di straordinaria coerenza interna che non insegue il consenso facile ma si rivolge a un pubblico capace di ascolto attento e riflessivo.
“Unelectro” trascende i confini del semplice EP per diventare un invito a rallentare, a lasciarsi avvolgere da un universo sonoro che, nella sua apparente semplicità, rivela una straordinaria ricchezza di sfumature capaci di risuonare a livello profondo. Un’opera che trova la sua essenza in quella bellezza disarmante che solo la musica autenticamente suonata, nel suo farsi respiro e vita, può restituire all’ascoltatore.