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Femminicidi nella storia

Nel 1791, Olympe de Gouges contesta la Rivoluzione e accusa la Repubblica di aver escluso i diritti della donna dai diritti dell’uomo; scrive, perciò, la Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, una proposta egualitaria di fruizione dei diritti fondamentali, che la Francia e l’Europa tarderanno due secoli ad attuare (quasi) pienamente. Olympe conduce la sua battaglia a colpi di penna, pubblicamente: finirà ghigliottinata, come “auspicava”, per rivendicare l’uguaglianza del diritto ad essere rivoluzionaria. L’aggravante del crimine, tuttavia, risiede nel suo esser donna, e la ghigliottina cade sul suo collo il 3 novembre 1793:
«Olympe de Gouges, nata con un’immaginazione esaltata, scambiò il suo delirio per un’ispirazione della natura. Volle essere uomo di Stato, e sembra che la legge abbia punito questa cospiratrice per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso».
Olympe de Gouges ha una genesi singolare, come persona, come donna, come rivoluzionaria: accusa, protesta, critica. Dalla condizione familiare, al destino matrimoniale, alla partecipazione rivoluzionaria, Olympe sta sempre dalla parte opposta, sceglie un’altra via e un’altra vita. Olympe dice “no”: ad un nuovo matrimonio, al nome del padre, al sud emarginato della Francia. Ancora diciannovenne, vedova e madre, lascia la sua terra, la famiglia, gli amici, e col figlioletto si trasferisce al centro del mondo: Parigi dal 1767 sarà la sua casa. Sceglie con cura le relazioni, quelle che sosterranno le sue ambizioni di letterata e drammaturga. Lei, «brillante improvvisatrice del Mezzogiorno», pur se incolta cittadina du Midi, dove anche la lingua, l’occitano, è considerata una specie di dialetto, immagina – e costruisce – un sé alternativo alla sorte di nascita: diviene infatti compagna del delfino di Francia, Philippe d’Orléans, favorendo, insieme, il proprio futuro entro le nuove élites borghesi e la carriera del giovanissimo, e ingrato figlio Pierre Aubry, che la rinnegherà fino alla ghigliottina. Nata nel 1748 da una famiglia di media borghesia di Montauban (sud-ovest della Francia), la piccola Marie Gouze, senza una vera istruzione, come tutte le donne del suo tempo e del suo ceto, segue la strada che le viene tracciata: viene sposata ad un anziano signore, che la lascia, vedova e madre, ad appena un anno dalle nozze. A soli diciotto anni, Marie decide di non risposarsi mai più e di dare libero sfogo alle sue naturali inclinazioni artistiche e letterarie. Di più, decide di abbandonare il passato, senza rinnegare origini e affetti, e si dà una nuova identità, assumendo il nome proprio della madre Olympe, e nobilitando il cognome in de Gouges, certa ormai della sua ascendenza aristocratica. L’elemento biografico ci è utile a sottolineare il profilo di una intellettuale militante ante litteram, che ha lottato, fino alla morte, per proteggere l’umanità dal folle tentativo di escludere le donne dalla scena sociale. Oramai, di Olympe de Gouges si scrive e si sa abbastanza, tuttavia, non se ne parla sottolineandone il ruolo di ‘interprete storica’ della generazione che premia chi voglia votarsi alla causa della formazione del popolo attraverso l’istruzione diffusa e universale; È invece possibile ‘storicamente raccontare’ anche di un’altra Olympe, cioè di una donna che potrebbe occupare un posto, malgré elle, nella storiografia, non limitatamente illuminista, in quella dimensione definita da Jean Lacouture della “storia immediata” che scrive la storia che si compie, interpretando aspirazioni e progetti, non tanto, non solo, femminili, della Francia rivoluzionaria, ancora tutta, esasperatamente, monosessuata.

*Prof.ssa Ordinario di Storia sociale dell’educazione

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