I sindacati: “Un Comitato per la sicurezza in sanità a Catania”
Catania è la provincia con più casi di pazienti positivi al Coronavirus ed è l’area metropolitana siciliana più colpita dall’epidemia: è urgente la costituzione di un comitato provinciale per l’applicazione del “Protocollo per la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori pubblici e privati della sanità” analogamente a quanto avvenuto a livello nazionale e regionale. Un comitato provinciale dove Asp, aziende ospedaliere, sanità privata e organizzazioni sindacali, coordinati dall’assessorato regionale alla Salute affrontino tempestivamente le misure per contrastare l’emergenza sanitaria da Covid-19 e tutelare meglio lavoratori del settore e cittadini.
Le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive federazioni di categoria Fp Cgil e Medici, Cisl Fp, Cisl Medici e Uil Fpl, all’assessore Ruggero Razza rinnovano la richiesta formulata al comitato regionale, e da lui stesso condivisa, di costituire un comitato in ogni sede provinciale, per renderne più efficace il lavoro e per monitorare e segnalare le situazioni più critiche presenti sul territorio particolare.
«Catania, in particolare – dicono i segretari generali provinciali Giacomo Rota (Cgil), Maurizio Attanasio (Cisl), Enza Meli (Uil), Salvatore Cubito (Fp Cgil), Carmelo Calvagna (Fp Cgil Medici), Armando Coco (Cisl Fp) , Massimo De Natale (Cisl Medici) e Stefano Passarello (Uil Fpl) – è tra le province siciliane quella che presenta preoccupanti peculiarità: più casi di infezione da coronavirus e più morti, in un territorio eterogeneo dove le distanze tra i centri abitati sono spesso più dilatate, ci sono numerosissime strutture di ospedalità pubblica e privata e di sanità residenziale, dove operano un gran numero di lavoratori. Medici, infermieri, operatori socio sanitari e socio assistenziali, personale delle ditte di pulizia sono ogni giorno in prima linea ad affrontare una epidemia, la cui pericolosità si rivela sempre più nefasta, per sottrarle vite umane quanto più possibile».
Per tutto ciò – ribadiscono i sindacati – occorrerebbe un monitoraggio più accurato per tenere sotto controllo l’organizzazione della sanità tanto nel settore pubblico quanto nel privato. E preoccupa particolarmente anche quanto sta accadendo nell’ambito delle numerose case di riposo per anziani e delle cliniche private, sia per il personale, sia per i ricoverati, entrambi alle prese con due tipi di precarietà, quella occupazionale e quella legata alle condizioni di salute”.