Sant’Agata, curiosità sul giro “extram moeniam”
Dopo l’eruzione con la colata lavica che sfiorò il Monastero dei Benedettini e allontanò il Castello Ursino dal mare, nel 1674 il Senato cittadino fece costruire sulla lava, a ovest, l’apertura di un nuovo accesso per il centro cittadino dalla Piana, una strada per collegare la Porta dei Canali a Sud ( la pescheria oggi e sette canali rimasti) con la Porta del Re a nord. La strada fu chiamata Strada della Vittoria o del Gallazzo, oggi via Plebiscito, per condurre la Santa a fare il giro del 4 Febbraio, fuori le mura, e ringraziarla poichè aveva risparmiato il centro della città. Di fatto, la colata distrusse un altarino vicino al Bastione del Tindaro tranne l’immagine della Santa che venne trasportata intatta dalla lava e salvata.
Il 16 agosto il prezioso busto e le reliquie di Sant’Agata messe in salvo a Lògnina dall’eruzione, rientrarono al Duomo con somma processione passando per la Chiesa della Madonna Del Carmelo, ancora oggi preziosissima sosta e nel pomeriggio attraversando la Luminaria[1], che passava dalla Porta Aci (oggi piazza Stesicoro zona Mercato e via Etnea).
Nel 1674, la Santa riprese la processione del giro esterno sulla nuova via della Vittoria, come attesta la lapide collocata tra via Plebiscito e via Zurria, sulle mura del Palazzo Alonzo Consoli[2]. In seguito i miglioramenti e fortificazioni dopo la colata lavica sembra siano in un disegno del De Grunembergh che riprodusse il perimetro delle mura e la colata lavica. Egli aveva accompagnato il Vicerè nel giro di ricognizione della Sicilia orientale, sempre esposta agli attacchi dei Turchi, così si ricostruì un tratto di mura nel 1672, distante dal sistema difensivo originario, ma facente parte di esso in quanto ne sostituiva la parte sud-ovest, irrimediabilmente perduta, mura erette sia per proteggere la città e per difendere la via del grano proveniente dalla piana. Chiamata oggi Fortino Vecchio per distinguerla dal nuovo è quel che rimane della porta che è ubicata in via Sacchero, deve il nome al viceré Principe di Ligne che inaugurò il forte entrando per tale porta. La costruzione della Strada della Vittoria, oggi via Plebiscito, la fortificazione delle mura a ovest voluta dal Vicerè e l’insediamento dei profughi fuori le mura voluta dal vescovo sono le prime trasformazioni documentabili della città dopo l’eruzione del 1669[3].
Dopo il disastroso terremoto le fonti riportano che nel 1695 relativamente al giro trionfale del quattro febbraio di S. Agata, la Santa non sarebbe uscita dalla porta dei Canali ma dalla nuova gran Porta Usseda, che si apriva alla fine della strada Uzeda (oggi via Etnea) nel muro della città, accanto al palazzo vescovile, davanti la Cattedrale e talmente era grande e magnifica che potevano entrare ed uscire insieme anche due carrozze grandi.[4] Il Policastro riporta un Atto Provisionale della Regia Monarchia per la conduzione della Vara nella quale vengono esposte le modifiche per il giro extram moeniam uscendo dalla nuova porta accanto la Chiesa Madre, poiché
… credeva essere molto indecoroso condurre il corpo venerabile della Gloriosa per le campagne in mezzo alle orride sciare con pochi lumi che non potevano restare accesi data la stagione e con un seguito di poche persone per la stanchezza della giornata “Nota 139: Arch. Cur.Vesc.- Collectanea vescovo Riggio” [5].
[1] Cfr. G. Merode e V. Pavone, Catania Le origini dal Quaternario, cit.
[2] Cfr. S. M. Calogero, La festa di Sant’Agata, cit. p.45
[3] Cfr. Giuseppe Dato, La città di Catania forma e struttura, cit.
[4] Cfr. S. M. Calogero, La festa di Sant’Agata, cit.
[5] Ibidem, p. 54