Vera Zappalà, imprenditrice acese istrionica e determinata
Imprenditoria giovane, al femminile, con i rischi connessi a un mercato instabile. I sogni di una generazione caparbia e determinata. Ne abbiamo parlato con una giovane imprenditrice acese: Vera Zappalà, istrionica e ostinata con l’editoria come sogno nel cassetto.
Vuoi raccontarci brevemente la storia della tua azienda e come nasce la tua passione?
La mia passione nasce in tenera età. Fin da piccola, giocando con le bambole, non ho mai lasciato integro il loro aspetto e soprattutto il colore dei loro capelli. Sono entrata a fare parte del mondo dell’ hair stylist già durante l’adolescenza. A sedici anni lavoravo per compensi minimi, affrontando quotidianamente il disaccordo della mia famiglia che sognava per me un percorso di laurea, magari in giurisprudenza. Ma io avevo le idee chiare su ciò che avrei voluto fare. Perciò mi sono formata in diverse accademie, frequentando corsi di formazione e aggiornamento. A ventitre anni ho rilevato l’azienda per la quale lavoravo. Questo mi ha consentito di crescere e di esprimere le mie potenzialità.
Quali sono le difficoltà che hai riscontrato nel tuo cammino imprenditoriale?
Ho incontrato e incontro tutt’oggi diverse difficoltà. L’imprenditoria femminile e giovanile deve fare fronte a diverse problematiche. Personalmente ho vissuto il periodo pandemico, la crisi indotta dalle misure di contenimento e l’arresto quasi totale dell’ attività. Ma le difficoltà maggiori sono da sempre legate al mio approccio mentale nei confronti dell’ altro, forse troppo ottimistico, che ha determinato anche errori nei processi decisionali di conduzione dell’ azienda. Ma i rischi sono elementi onnipresenti. La soluzione migliore è comprenderli e affrontarli.
Quali sono i tre fattori, aggettivi o abilità che deve avere un buon imprenditore?
Costanza, tenacia e dedizione. Un buon imprenditore deve affrontare un mondo sempre in evoluzione. Perciò deve avere l’ abilità di reinventarsi, la determinazione per migliorarsi e la capacità di delegare quando si tratta di campi che superano le proprie competenze.
Progetti futuri che esulano dalla tua attività principale?
Ho appena finito di scrivere il mio primo libro. Un’ autobiografia nella quale racconto il rapporto conflittuale con i miei ricordi. Un quadro della bambina che ero e che ancora è dentro di me. Il rapporto con mio padre, che mi ha sempre stimolato al raggiungimento dei miei obiettivi. E poi la sua perdita, la malattia, il lutto. E la forza per continuare a crescere, a rialzarsi ad ogni inciampo.
Da cosa nasce l’esigenza di raccontarsi attraverso un’ opera letteraria?
Scrivendo ho ritrovato una me dimenticata e l’ho riordinata. Avevo bisogno di fare chiarezza nei miei ricordi, di perdonare l’adolescente che, oppressa da una sensazione errata di inferiorità, ha commesso errori che oggi ritengo grossolani e giustificabili. Ho provato a scardinare le mie paure e le mie insicurezze. E oggi posso affermare di essere soddisfatta del mio percorso e orgogliosa della persona che sono diventata.