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L’Universo può esistere senza di te?

Immagina di svegliarti un giorno con un dubbio che non puoi scrollarti di dosso. Guardi fuori dalla finestra: il sole sorge, le persone camminano per strada, la città brulica di vita. Ma poi il pensiero ti colpisce come un fulmine: “E se tutto questo esistesse solo nella mia mente”? Se il mondo che vedi, le persone che ami, persino il tempo che scorre, fossero solo una proiezione del tuo pensiero?
Benvenuto nel profondo dubbio del “solipsismo”, il dilemma filosofico che insinua il sospetto più radicale: che nulla esista al di fuori della tua coscienza. Se non puoi provare con assoluta certezza l’esistenza di nulla all’infuori di te stesso, allora l’universo potrebbe essere solo un palcoscenico, costruito dalla tua mente per intrattenerti, per darti l’illusione di una realtà condivisa. A prima vista, sembra una fantasia paranoica, una di quelle idee da scartare subito per non impazzire. Eppure, nel corso della storia, grandi filosofi si sono trovati invischiati nelle sue spire. Cartesio stesso, nel suo celebre “Cogito, ergo sum”, parte proprio da un dubbio simile: può esistere qualcosa al di fuori della mia mente?
Il problema è che non esiste un esperimento che possa confutare il solipsismo. Tutto ciò che percepisci è filtrato attraverso il tuo cervello, e non hai alcuna garanzia che ci sia davvero un mondo esterno. Anche la scienza, con le sue osservazioni empiriche, si basa su strumenti che tu stesso interpreti. Il telescopio che scruta le stelle? Un’immagine elaborata nel tuo sistema nervoso. Le persone che incontri? Frammenti della tua esperienza, nulla di più.
E allora, se l’universo fosse solo una bolla nella tua coscienza, che cosa succederebbe quando chiudi gli occhi? Se prendessimo l’argomento sul serio, la nostra quotidianità ne uscirebbe stravolta. Perché preoccuparsi degli altri? Se tutti fossero solo nostre proiezioni? Se il dolore e la gioia degli amici e della famiglia non fossero reali, quale senso avrebbe l’empatia? Eppure, qui sta il paradosso. Anche se il solipsismo fosse vero, la tua mente continuerebbe a creare un mondo coerente, con persone che sembrano soffrire, ridere, amare. L’illusione sarebbe così perfetta che il suo smascheramento diventerebbe irrilevante. Nella psicologia moderna, alcuni studiosi stanno persino esplorando un collegamento tra solipsismo e narcisismo patologico. Se si vive credendo che tutto sia un prodotto della nostra mente, si potrebbe sviluppare un’assoluta indifferenza verso gli altri. Alcuni esperti vedono in questo atteggiamento un riflesso della società contemporanea: un mondo sempre più individualista, in cui le persone sono intrappolate nella loro bolla digitale, convinte che la realtà si adatti ai loro desideri e percezioni.
La filosofia ha tentato di demolire il solipsismo in molti modi. Edmund Husserl, il padre della fenomenologia, sosteneva che l’intersoggettività – il riconoscere l’altro come un altro sé – era la chiave per sfuggire alla solitudine assoluta del solipsismo. In altre parole, il fatto che percepiamo gli altri come esseri coscienti suggerisce che non siamo soli. Anche le neuroscienze hanno iniziato a sfidare il solipsismo. Studi recenti suggeriscono che la coscienza non è un’isola, ma emerge dall’interazione con il mondo esterno e con altre menti. Se così fosse, il solipsismo sarebbe solo un’illusione generata da un’eccessiva introspezione. Eppure, anche se la scienza e la filosofia cercano argomentazioni alternative, il solipsismo rimane un fantasma inquietante. Perché, in fondo, l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che stiamo pensando in questo momento. Il resto? Un enigma avvolto nel mistero.
Dunque, la prossima volta che guardi il cielo e ti chiedi se l’universo esiste senza di te, ricorda che potresti essere l’unica e sola coscienza in grado di porsi la domanda!

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