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Basta con raccomandati e “segnalati”

Durante la Seconda Guerra Mondiale i laburisti inglesi non attaccarono mai il conservatore Churchill e lo stesso fecero i Repubblicani con il democratico Roosevelt. Ne parlarono dopo la guerra tanto che Churchill non venne immediatamente neppure rieletto in Parlamento. In Italia dobbiamo sempre criticare, delegittimare, gettare tutto in politica, destabilizzare. Conte sta affrontando un’emergenza unica nella storia d’Italia va sostenuto, consigliato, criticato sempre con il rispetto dovuto al Presidente del Consiglio, alla carica istituzionale. Poi alle prossime elezioni magari non lo votiamo.
Detto questo, il punto nodale della questione è che a destra, sinistra, centro, grillini e quant’altro, in tutti gli altri settori abbiamo solo dilettanti allo sbaraglio e soggetti in malafede. Sono pochi quelli che si salvano. Coloro che si impegnano allo stremo dalle forze sono per la maggior parte i “soldati semplici”, quelli che stanno realmente in prima linea, quelli che non hanno cariche e ruoli roboanti, quelli che prendono uno stipendio normale e non compensi da nababbi. Gli altri… basta segnalare nelle ultime ore gli allarmi lanciati dal presidente di Ance Sicilia sull’arroganza e l’ottusità della burocrazia, e quello lanciato dai sindacati sulla disattenzione nei confronti degli operatori del 188. Oppure, ai disservizi del sito Internet dell’Inps, bloccato mentre altri siti, penso a Google, Facebook, Instagram e, perdonate l’irriverenza, Pornhub e Youporn, gestiscono ogni giorno milioni e milioni di accessi con tutta la conseguente attività.
Occorre una classe dirigente nuova e all’altezza. Anche se l’emergenza è di quelle epocali, senza dubbio la più grave (almeno per provvedimenti) dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, finora questa classe dirigente nostrana ha storpiato il titolo della poesia di Giuseppe Ungaretti in “M’illumino d’impaccio”. Ma di cosa ci meravigliamo? Abbiamo a disposizione solo un congruo numero spiantati o opportunisti che non avendo e sapendo fare di meglio, si sono messi in politica oppure a fianco dei politici. Ecco il regalo che questi ultimi anni hanno fatto all’Italia. Un nostro uomo politico, quasi 30 anni fa, nell’ottobre del 1992, con lucidità profetica disse: «Da noi, nella fase iniziale, i leghisti dovevano rappresentare la forza d’urto, quella che avrebbe aperto il varco ai “regolari”. Chi sono i regolari? Quelli che marciano all’insegna di un programma che riassumo con le parole dell’amico argentino Raul Alfonsin: l’egoismo sociale, l’ognuno per sé Dio per tutti, la democrazia elitistica, il parlamento delle personalità, lo stato minimo, le privatizzazioni a basso costo… ». Aveva perfettamente ragione. Oltre a ciò bisogna sottolineare il dilettantismo della comunicazione, non solo a causa dei socialnetwork, dove le false notizie e gli scoop improvvisati dilagano, ma anche per una nuova leva di giornalisti che non posseggono le basi minime per esercitare dignitosamente questa professione. Ma anche questo è figlio dei nostri tempi. Per troppo tempo ormai non ci si è basati sul merito per assumere o dare incarichi di fducia. L’unico metro di valutazione è stato quello della raccomandazione o della cooptazione, politica, di gruppo o familiare. Adesso, però, è il momento di dire basta. Altrimenti non saremo in grado di affrontare questa emergenza e i mesi futuri alla ricerca di una ripresa e del ritorno alla normalità. Qualche anno fa Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, autore, regista, scrittore, attore siciliano, criticando le scelte di un partito politico disse: “E’ evidente che la mafia è riuscita a tenere in pugno questo Paese perché è efficiente, competente e meritocratica. Riina, quando doveva fare un omicidio non mandava uno che tre giorni prima diceva: ‘di armi non ne so nulla’. Riina non mandava un killer dicendo ‘non spara da un po’ e da qualche parte lo dobbiamo mandare’, sennò a quest’ora sarebbe un pacifico contadino in pensione a Corleone. Per sconfiggere la mafia bisogna essere efficienti, competenti e meritocratici come la mafia”. Per uscire e riprenderci dalla crisi provocata dal Coronavirus dobbiamo, appunto, essere “efficienti, competenti e meritocratici”.

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