Una tematica delicata con Luana Rondinello al Piccolo Teatro della Città
In scena al Piccolo Teatro della Città: “Giacominazza”. Autrice: Luana Rondinelli. Interpreti: Luana Rondinelli, Giovanna Mangiù. Scene e costumi: Vincenzo La Mendola. Musiche originali: Adriano Dragotta. Luci e fonica: Simone Raimondo. Sartoria: Sorelle Rinaldi. Assistente costumi: Giuseppe Adorno. Produzione: Ass. Città Teatro.
Una tematica delicata e quanto mai attuale quella affrontata in questo spettacolo da Luana Rondinelli che qualche tempo fa aveva messo in scena, allo stesso Brancati, “Taddarite”.
“Nel 2010 mi trovavo già a Roma -aveva dichiarato allora – avevo in mente una storia e volevo parlare di violenza domestica…quando Marzia Pacella mi consigliò di trasformare quell’idea in un testo teatrale… il mio primo testo, la mia prima regia…. Si scoprono così verità mai dette, sempre sapute o ben nascoste”.
Alla critica contro l’aggressività fisica si aggiunge con “Giacominazza” la più sottile ma non meno crudele violenza psicologica: l’omofobia, la discriminazione sociale.
Lavori questi che, utilizzando il linguaggio del teatro per lottare contro ogni forma di violenza, hanno portato l’autrice a vincere diversi premi (il premio della critica al Contest internazionale Etica in Atto 2013, oltre a quello del Roma Fringe Festival 2014, del In Scena! Italian Theater Festival 2015 di New York, e del San Diego International Fringe Festival 2016…).
Questa volta, con “Giacominazza”, si tratta di lanciare un grido contro l’omofobia e l’incapacità di accettare il ‘diverso’.
Per andare alle radici di questo fenomeno bisogna tornare alla Bibbia, a ‘Sodoma e Gomorra’.
La civiltà classica infatti, è noto, accettava e praticava normalmente l’omosessualità; basta rileggere, tra i numerosi testi, Giovenale, ad esempio, Saffo e tant’altro.
Secondo Publio Ovidio Nasone inoltre Ermafrodito, figlio di Ermes e Afrodite, aveva ispirato nella ninfa Salmace una sensuale passione tale da ottenere dagli dei di fondersi con lui trasformando i due in una creatura insieme maschio e femmina.
L’ermafrodita, inoltre, considerato la perfezione, venne deificato e diventò addirittura oggetto di culto.
L’irrompere nell’antichità della religione giudaico/cristiana, con la cultura della ‘non dispersione del seme’ e la finalizzazione del sesso unicamente alla procreazione, capovolse completamente il pensiero occidentale.
Tra il medioevo e l’età moderna il reato di sodomia veniva punito con la morte; con il fascismo e il nazismo continuò il carattere persecutorio nei confronti di questo reato/colpa/peccato, fino a giungere all’omofobia che caratterizza ancora, ampiamente, la nostra società contemporanea.
Il ‘liberatore’ Sessantotto favorì e fece emergere i movimenti a favore della libertà di orientamento sessuale e dell’identità di genere. Negli USA, dopo il gay pride del ’69 a Mahnattam, il Gay power sembrò unirsi per qualche tempo al Black power in lotta per i diritti delle minoranze.
Diffondendosi in Occidente il movimento LGBT ha cominciato, solo da poco tempo, a ottenere i primi risultati. Ma il pregiudizio e l’omofobia non si cancellano con un colpo di spugna.
Su questo tema, ancora scottante, sulla diversità in tutte le sue declinazioni Luana Rondinelli e Giovanna Mangiù mettono in scena un fitto dialogo in lingua siciliana.
La giovanissima Giacomina, innamorata di un’altra ragazza vuole fuggire dal suo paese a causa della discriminazione cui è sottoposta e del veto sociale che le impedisce di vivere la ‘sua’ vita.
Anche la cartomante si sente messa all’indice pur se accettata in parte come dispensatrice di consigli e maga: anche lei è una ‘diversa’.
Giacomina con grande spontaneità grida il suo legittimo bisogno di rispetto e di libertà chiedendo aiuto a Mariannina che ha aggirato l’ostacolo cucendosi addosso un personaggio in qualche modo ‘rispettabile’.
Entrambe lanciano, ognuno a suo modo, il loro ‘j’accuse’ contro una società ipocrita, bigotta e liberticida.
Basta l’incontro tra due donne, entrambe etichettate come ‘diverse’ per svelare ciò che non è detto in un mondo di silenzi.
Le due protagoniste declamano con forza che essere se stesse fino in fondo è l’unico modo per vivere una vita pienamente.
Solo con il coraggio della parola si può rompere il velo del silenzio che imprigiona in un ruolo quasi predestinato, puntando al riscatto!
Con sarcasmo e amara ironia, tra lacrime e risate vengono fuori le verità nascoste, l’inconfessabile capace di scuotere coscienze sopite, di accendere la forza di reagire, di gridare la verità, di scoprire la resilienza!