Catania e il terremoto universale di Sicilia
Così Privitera, il frate tratto vivo dalle macerie, due anni dopo nella sua Dolorosa tragedia rievoca il glorioso passato
…Nel primo Scenario doloroso per infausti avvenimenti nella Città di Catania più volte redificata da Calcidesi e Greci. Abbandonata dai sicàni, liberata dai libici, dall’inganno del re Hierone, e tradimento di Arceselao, dalle rovine di sesto Pompeo, e più volte dall’inimico vicino Mongibello, che al spesso con i suoi vomiti la riscuopre, e con le ceneri la rovina; e nel secondo Scenario doloroso per le stravaganze che seco porta il tempo nella città di Catania, destrutta dall’Imper Enrico VI, liberata dalli fauci de’ Saraceni, e dalle guerre civili, e dalla Fame, Peste, Piogge, Revolutioni Populari e Fuochi di Mongibello. Adesso vedrai come fu crudelmente abbattuta dal Terremoto Universale di Sicilia, divenuta cadavere, fatta sepoltura de’ Patriotti… [1]F. Fichera , Una città settecentesca
Quando Catania fu scossa dal terremoto, intorno alle tre e trequarti era il 9 gennaio dell’anno 1693 molte abitazioni subirono danni e il popolo impaurito si adunò in chiesa a pregare. La mattina dopo che era sabato, passò senza forti scosse, la gente pensò che tutto fosse finito. La domenica mattina giorno 11 gennaio, Catania si svegliò con un sole sbiadito sotto un cielo rossastro, alle ore 16.00 la terra tremò forte, così forte che piegò il campanile della Cattedrale che crollò sul tetto e sulla volta del Duomo, seppellì tutti coloro che si erano rifugiati in chiesa per pregare[2]. Ma la scossa determinante fu alle ore venti e trequarti che si udì un grande fragore come di un forte vento, un boato ed una violentissima vibrazione[3]. Catania rasa al suolo, poi la forte pioggia e il maremoto. La città etnea fu tra quelle che subì il più alto grado di distruzione, registrò il più alto numero di vittime, su una popolazione di circa 20.000 abitanti ne morirono tra 11.000 e 16.000. Rimasero circa sei mila viventi che piansero la morte e la perdita degli affetti. F. Ferrara, Storia di Catania
Nell’attuale versione del Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11) risulta essere il più forte evento sismico (Mw=7.4) avvenuto negli ultimi 1000 anni sull’intero territorio nazionale. La scossa raggiunse un’intensità epicentrale valutabile tra i gradi 8 e 9 della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS).
Cilestri pianse con chi rimase vivo ma uniti in una fede forte, mostrando loro una reliquia di Sant’Agata, esortò i superstiti a seguirlo fuori dalla Porta del Porticello, addobbò una piccola cappella, una vice chiesa Cattedrale e riuscì a convincere i vivi che sarebbe stato un nuovo inizio, incoraggiando anche chi fede non ne aveva più. Aiutato da suo nipote Patrizio Martino Cilestri, riuscì a trattenere, in quel che era rimasto di Catania, i sopravvissuti che avrebbero invece volontariamente lasciato la città, così li salvò dalla fame cercando viveri sommersi e informò immediatamente il Vicerè dello stato della città. Le città vicine di Messina e Palermo, rinfrancarono con pane, farina e viveri, il Cilestri sostenne Catania, riattivando mulini e spezierie[4]. F. Ferrara, Storia di Catania
[1] F. Fichera , Una città settecentesca, 1925,cit. p.3
[2] Cfr. F. Ferrara, Storia di Catania, cit. p.208-209
[3] Cfr. F. Ferrara, Storia di Catania, cit. p.208-209. F. Fichera , Una città settecentesca, 1925,cit. p.3
[4] Cfr. F. Ferrara, Storia di Catania, cit.
La foto: Stampa tedesca che aveva la funzione di giornale popolare, l’incisore utilizzò una vecchia pianta di Catania, inserendo scene di distruzione durante il terremoto del 1693 anche l’eruzione dell’Etna storicamente non vera. L. Dufour, H. Raymond, G. Leone, Catania 1693 Rinascita di una città, Catania, Sanfilippo 2005