L'Intervista

Quattro chiacchiere con Massimo Lopez

Massimo Lopez, insieme ad Anna Marchesini e Tullio Solenghi, tre attori che hanno spopolato in televisione fondando il Trio Marchesini, Lopez, Solenghi, dal 1982 al 1994, hanno raggiunto una notorietà e un successo come pochi in Italia. Bravissimi all’ennesima potenza, autori di sé stessi, hanno creato una comicità sempre garbata e riverente, che li ha fatti ammirare come pochi artisti dal pubblico italiano. Nel ’90 è andata in TV una mini serie in cinque puntate de I promessi sposi, anche in questo caso autori di sé stessi, parodia del romanzo di Alessandro Manzoni, che ha raggiunto picchi di ascolti sopra i 15 milioni di telespettatori. Abbiamo incontrato Massimo Lopez, classe ’52, dopo Solenghi solo per una questione logistica. Lopez è attore, doppiatore, comico, imitatore e conduttore televisivo. I due artisti sono tornati in scena insieme dopo 15 anni. Lui e Solenghi sono ancora a Catania con lo spettacolo “Dove eravamo rimasti” portato in scena al Teatro Stabile. Abbiamo incontrato Lopez per chiedergli alcune cose sullo spettacolo e sulla sua carriera. 

Massimo Lopez, quando ha scoperto di essere portato per il doppiaggio?

Quando un attore, Carlo Reali, con il quale lavoravo all’inizio della mia carriera teatrale al Teatro Stabile di Genova mi diceva” Tu hai una voce che potrebbe adattarsi benissimo per il doppiaggio, vieni con me ad assistere”. Io accettai. La mattina dopo andai ad assistere in sala di doppiaggio e quella mattina durò tre mesi e lì ho incominciato ad imparare, ovviamente già c’era la matrice teatrale.

Indubbiamente prima di tutto si deve essere attori e poi portati per il doppiaggio. Lei nel 2010 ha vinto il premio Leggio d’oro Alberto Sordi.

Io credo che ci voglia una predisposizione che nasca da dentro. Poi devi fare la scuola per perfezionare, per accrescere la tua voglia di conoscenza. Io sentivo già di volere fare l’attore da quando avevo 5-6 anni, già sentivo questo fuoco dentro.

A quale personaggio che lei ha doppiato è più legato, se ce ne è uno?

In realtà sono affezionato e legato soprattutto ai personaggi drammatici, mi piacciono di più quelli. Tra i numerosi film che ho doppiato, c’è un film in cui ho doppiato l’attore Colin Firth in A singole man, al quale sono molto legato.

Ma lei con questo dono della voce non ho mai fatto gli scherzi a qualcuno?

In realtà qualche volta per gioco, a qualche amico, ma non amo molto fare gli scherzi telefonici.

Parliamo della bravissima Anna Marchesini. Come è stato il suo rapporto artistico con Anna Marchesini?

Un rapporto di grande amicizia, di grande affetto, lei ha avuto questo grande senso di protezione del gruppo come una mamma lupa e quindi noi eravamo sacri, guai a chi ci toccava, è un rapporto bello vivo e intelligente. – E qui Lopez ne parla al presente come se sia lui che Solenghi la sentissero ancora tra loro. Avevamo una sintonia totale- e ritorna a parlare al tempo passato.  

Lei un attore comico, ma a lei cosa fa ridere?

Mi fa ridere un cero tipo di comicità, non per forza sofisticata e che deve essere divertente, non c’è è uno schema preciso. Ci sono personaggi attuali, esempio la Virginia Raffaele mi fa ridere.

Parlando con un mostro sacro del doppiaggio e della comicità con lei, quale è il livello di oggi della comicità?

Il livello di oggi è molto più dispersivo, ci sono tanti personaggi comici che pullulano nella Rete, sui social. Navigando in Rete si trovano migliaia di personaggi che si propongono, però è difficile che rimangano impressi. Se prima erano pochi e rimanevano impressi, oggi sono troppi e si perdono nella Rete, non conosci il loro background, non conosci il loro percorso che hanno fatto, per ciò puoi ridere come se uno ti raccontasse una barzelletta e poi passi a un altro.

Quale tra teatro, televisione, doppiaggio, ecc… vorrebbe ancora continuare a fare?

Vorrei continuare sia come doppiatore quando ci sono cose interessanti, ma soprattutto col teatro, perché il palcoscenico è sempre la cosa più bella.  

Come definirebbe la sua collaborazione artistica con Tullio Solenghi?

Beh, è una collaborazione fraterna.

Lui ha detto la stessa cosa. In tre aggettivi lei come si definirebbe?  

Non mi definisco perché non amo né definizioni, né etichette. Forse mi definirei un bambino adulto, un adulto bambino. Mi sento bambino nel senso che conservo per fortuna quella sorta di ingenuità che hanno certi bambini, mi intenerisco, non ho malizia.

Quindi ha un animo buono?

Credo di sì, me lo dicono in tanti.

Prossimi progetti?

Qualche apparizione in qualche programma televisivo. Non sto inseguendo un progetto preciso, mi piace lasciare tutto al caso.

Qual è il suo rapporto con Pippo Baudo?

Bellissimo rapporto, gli abbiamo telefonato pochi giorni fa, lo abbiamo sentito un po’ stanco nella voce. La cosa mi ha un po’ emozionato e mi dispiace, perché ricordo la sua splendida verve, vivacità. Il rapporto è sempre stato di amicizia, in qualche modo ci ha scoperti e dobbiamo molto a lui, tantissimo. Poi umanamente è una persona straordinaria.

Si dice che l’altra faccia dell’attore comico sia un po’ triste. C’è qualcosa che la fa amareggiare?

Sono un po’ ansioso di mio, sono sempre un po’ preoccupato di gestire le cosse pratiche della vita, io mi ci perdo, quindi delego qualcuno.

Se il successo avesse un sapore, a quale piatto lo paragonerebbe?

Non considero il successo una cosa straordinaria, ma lo considero un punto di arrivo. Il successo sa per me quale è stato? Il primo giorno che ho iniziato a lavorare in teatro. Mi sono detto: “Oh, faccio il mestiere che voglio fare, questo è il vero successo, quindi siccome ho sempre amato la pasta al pomodoro semplice, quindi è un bel piatto di pasta al pomodoro. Ho iniziato nel ’77, quindi 47 anni di pasta al pomodoro, che io amo.

Cosa vorrebbe aggiungere?

Che voglio mangiare tanta pasta al pomodoro ancora per un po’ di tempo se è possibile.

Quale è il suo desiderio più grande?

Di mantenere saldi i pochi rapporti di amicizia che ho. Intendo quelli veri che si possono contare sulla punta delle dita, 4-5 amici, quelli veri. Poi tutti gli altri sono conoscenti.

Lei ha scritto diversi libri, ma quale è quello al quale è più legato emotivamente?

L’ultimo che è uscito qualche anno fa “Stai attento alle nuvole”, un libro in cui parlo delle mie origini, della ricerca delle mie radici, della mia famiglia, del rapporto familiare. Sono riuscito a cucire tutte queste cose trovando anche dei diari scritti da mia mamma che riporto sul libro, di quando aveva 17 anni e che fanno capire molte cose. 

Perché il titolo Stai attento alle nuvole?

“Stai attento alle nuvole”, perché è una citazione di mia mamma che era fidanzata ai tempi della guerra con un pilota dell’Aeronautica. Quando lui partiva gli diceva “Stai attento alle nuvole”. Siccome io ho sempre amato le nuvole in particolare, anche io sono stato molto attento alle nuvole quando ero piccolo, mi piaceva guardarne le forme. Quindi ho trovato una associazione fra le due cose.

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Qui di seguito pubblichiamo la canzone che Lopez e Solenghi dedicano ad Anna Marchesini nello spettacolo, scritta da  Gianmaria Testa, dal titolo “Dentro la tasca di un qualunque mattino”, uscita nel 1995. Anna Marchesini, che ci ha lasciati nel luglio 2016,  non ha mai incontrato Testa, anche lui scomparso nel 2016.

Dentro la tasca di un qualunque mattino
Dentro la tasca ti porterei
Col fazzoletto di cotone e profumo
Col fazzoletto ti nasconderei
Dentro la tasca di un qualunque mattino
Dentro la tasca ti nasconderei
E con la mano, che non veda nessuno
E con la mano ti accarezzerei

Salirà il sole del mezzogiorno
Passerà alto sopra di noi
Fino alla tasca del pomeriggio
Ti porto ancora se ancora mi vuoi

Salirà il sole del mezzogiorno
E passerà alto, molto sopra di noi
Fino alla tasca del pomeriggio
Dall’altra tasca ti porto se vuoi

Dentro la tasca di un qualunque mattino
Dentro la tasca ti porterei
Col fazzoletto di seta e profumo
Col fazzoletto ti coprirei

Dentro la tasca di un qualunque mattino
Dentro la tasca ti nasconderei
E con la mano, che non veda nessuno
E con la mano ti saluterei
E con la mano, ma che non veda nessuno
Con questa mano ti saluterei

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