Al Piccolo Teatro della Città pubblico di giovani per ‘A Cirimonia
Tanta bella gioventù in via Federico Ciccaglione ha fatto la fila davanti all’ingresso del Piccolo Teatro della Città per entrare a vedere una pièce di drammaturgia contemporanea – A’ Cirimonia- già proposta qualche anno fa a Catania, ma con altri attori ed in un teatro più grande. Gli spazi ristretti del Piccolo teatro (che si chiama così non a caso), la disposizione delle poltrone a cavea, la contiguità fisica con la scena e gli attori hanno permesso agli spettatori di godere appieno il “qui e ora teatrale”, cioè il senso intimo della rappresentazione teatrale che è fatta dalla presenza fisica, dall’avere vicina a te una persona che recita per te e si riverbera delle tue emozioni.
E veniamo allo spettacolo A’ Cerimonia: in scena Anton Giulio Pandolfo e Rosario Palazzolo, drammaturgo ed attore oltre che autore e regista della pièce, che ha come sottotitolo “L’impossibilità della verità”. Difatti nel congegno drammaturgico di Palazzolo la verità non emerge, resta oscura, buia come lo spazio scenico, che è appena rischiarato dalla luce di una candela, mentre in sottofondo una bimba canta una filastrocca che rievoca l’infanzia … Mi chiamo Lola e son spagnola …. Le note della canzoncina aprono un cassetto della memoria, del tempo passato, quello lontano, quando si era bimbi e non vi erano né internet né cellulari, quando per tramandare il ricordo di una festa, di una ricorrenza, di un Natale, di una cerimonia, bisognava affidarsi alle foto, ad un diario e alla memoria personale.
E quando si perde la memoria, cosa succede? Può un trauma psichico produrre come reazione emotiva la perdita della memoria?
E’ quel che succede ai due protagonisti della pièce A’ Cerimonia, che vivono una oscurità interiore provocata sia dalla cecità e sia da un trauma che li ha visti protagonisti 22 anni prima, quando uno dei personaggi era ancora un bimbo (o una bimba, giacché i contorni dell’identità di genere cambiano nel tempo ma poi possono tornare a collegarsi all’anatomia). I dialoghi in stretto palermitano, con parole ed espressioni desuete e colorite, fanno sorridere il pubblico; in fondo però resta l’amarezza, la constatazione che il rapporto tra i due personaggi è basato sull’incomunicabilità e sulla solitudine, stati emotivi percepiti soprattutto in ricorrenza del compleanno, una cerimonia in cui ci si sente obbligati a ricordare.
Il meccanismo teatrale di A’ Cerimonia lascia spiazzati. Il senso di solitudine che emerge ha bene impressionato i giurati dell’Associazione Critici del Teatro che hanno premiato il testo teatrale nel 2020, giusto l’anno del distanziamento sociale e del confinamento in casa a causa del covid.
Foto e video di Lorenzo Davide Sgroi