Vittorio Graziano, 50 anni di fotografia: 1974-2024
Una mostra, un uomo, un personaggio. Nella sua mostra antologia inaugurata ieri alla GAM, Galleria d’Arte Moderna di Catania, che celebra i suoi 50 anni di carriera, dal 1974 al 2024 Vittorio Graziano, ingegnere e fotografo esprime sé stesso, il suo vissuto, la sua storia fatta di viaggi, di aneddoti, di lavori, di passione per la fotografica, le persone dei luoghi che li abitavano, per il genere umano, per le differenti classi sociali, per i paesaggi, per il mondo tutto. Nella sua lunga carriera, iniziata in Brasile come ingegnere negli anni ’70 e nello stesso tempo come fotografo. Curata dall’artista visiva brasiliana Sonia Loren, che ne tratteggia gli aspetti della sua infanzia, sin da quando il padre gli regalò una la macchina fotografica che gli aprì un mondo fino ai giorni nostri. Nel 1994 Graziano fonda la casa editrice Mediterraneum, specializzata in editoria d’arte. Ha al suo attivo Ambasciate d’Italia in Turchia (1994), Iasos (1994), Taormina, vedetta degli Dei (1995), Sanatorium Clementi, Storia di un progetto catanese del Novecento (1997) e La Thonet delle Eumenidi (2012). Ha condotto diversi workshop fotografici in Italia, Turchia, Slovenia, Croazia e Bosnia. Nel 2014 fonda Mediterraneum, associazione culturale e il Med Photo Fest, giunto quest’anno alla XVI edizione internazionale consecutiva. Vanta mostre fotografiche personali in oltre un centinaio di paesi in Italia e all’estero, in Grecia, Portogallo, Stati Uniti, Brasile, Turchia, Austria, Corea, Svizzera, Jugoslavia, Croazia, Slovenia e Francia. La mostra è patrocinata dalla Regione Sicilia, Assessorato Turismo e Spettacolo, Comune di Catania, Museo Diocesano di Caltagirone e Il Pentagramma – Vizzini.
“La prima foto della mostra antologica è di mio figlio Elio in braccio alla mia ex moglie e l’anno dopo, nel 1974, come progettista del Cinema Golden progettato fu un grande evento e ricordo che rimasi ad ascoltare il brusio delle persone presenti che ammiravano la struttura innovativa per quei tempi” racconta Graziano. Al taglio del nastro i visitatori hanno potuto ammirare le foto complessivamente raccolte in 50 cornici, per un totale di 80-90 stampe, quasi tutte a colori. Si tratta di una antologica, da persone a luoghi. I paesi esposti sono paesi come Italia Brasile, Africa, Marocco, ecc… Questa commistione di foto, scattate in 50 anni, gli permette di tornare indietro nella vita che ha trascorso.
Vittorio Graziano cosa l’ha portata in Brasile?
Per motivi di lavoro. Per caso mio suocero conobbe un signore di Palermo, il quel gli chiese di farmi lavorare come ingegnere, sono entrato da emigrante e ho conosciuto là il loro stile di vita, le classi sociali molto diverse tra loro, tra quelle ricche e quelle molto povere. Del Brasile mi ha colpito tutto: i grattacieli, le persone, i cartelloni di strada in contrasto e tanto altro. Gli spostamenti l nascevano dall’attività lavorativa di ingegnere che avevo e nel tempo libero la domenica facevo foto.
Quale è il fotografo al quale si è ispirato?
All’inizio avevo conosciuto Ferdinando Scianna, verso gli anni ‘82-‘83, poi Franco Fontana, il fotografo del colore. Poi conobbi Luigi Ghirri, lui mi ha fatto cambiare il modo di vedere la fotografia, facendo che andassi un po’ più dentro all’immagine sostanzialmente.
Cosa coglieva quando fotografava le persone?
Se è una foto studiata è una cosa, ma quando sentivo che c’era qualcosa da fotografare, nella natura, nel paesaggio è un’altra, sono estemporanee. Lo definisco paesaggio urbano- paesaggio umano. La persona all’interno di un paesaggio mi interessa di più. Ci sono due oggetti diversi che in qualche modo si fondono in una unica entità.
Cosa si aspetta dal pubblico che verrà alla sua mostra?
Beh, questa mostra raggruppa la mia storia, espongo tanto di quello che ho vissuto e fotografato. Ho sempre fotografato quello che mi piaceva fotografare, prediligo il contrasto, tra un paesaggio e la persona, ad esempio. Ecco, la persona all’interno di un paesaggio mi interessa di più.
Come si definisce?
Data la mia età mi definisco come una persona che è andata avanti per la sua strada, che ha vissuto un percorso, quello che bisogna fare nella vita.
Qualcuno ha detto di lei qualcosa in cui si è riconosciuto?
Semmai io mi sono riconosciuto nella foto che ho fotografato, nel paesaggio, in una scritta, in qualsiasi cosa.
Lei continuerà a fare foto …
Ho ripreso col digitale. Per tanti anni ho provato una macchina comprata negli anni ‘80, voglio riprendere questa attrezzatura abbastanza pesante, fa foto con il formato grande.
Quale è la sua macchina fotografica preferita?
Una volta c’era una specie di guerra fra le case di produzione, io ne ho comprate e ho lavorato con 3-4, tutte Canon.
Perché ha creato il Med Photo Fest?
Ho creato il Med Photo Fest per far sì che tutti, a partire dai giovani potessero conoscere non solo il presente del mondo fotografico, ma anche il passato, che è il vero tesoro della fotografia. Mi riferisco a tanti fotografi importanti che hanno fatto storia. Proprio la storia della fotografia è una parte mancante nei giovani.
In questo periodo cosa la ispira fotografare?
Per il 2025 mi piacerebbe tornare il Brasile: so che non quello che ho conosciuto, vorrei rivivere le cose che ho visto nel passato come sono adesso, 30 anni fa, cosa è cambiato, il Basile mi ha sempre attratto. Il primo viaggio di lavoro nel quale mi sono recato per lavoro è stato San Paolo, dove vivevo, Rio, Brasilia.
Come definisce l’animo del brasiliano?
Il contrasto fra la persona ricca e povera.
Quale è stato il suo incontro più importante?
Incontri con altri fotografi. Io lì ho fatto parte di un club fotografico brasiliano, anche questa è stata l’arte dell’incontro.
Cosa è per lei l’arte dell’incontro?
Il testo di una canzone di Vinicius de Moraes dice: la vita è l’arte dell’incontro. Io aggiungo non soltanto fra tra persone, ma tra te e la musica, fra luoghi. Ho avuto incontri di vario genere sempre formativi.
Quale è la soddisfazione più grande che ha avuto da fotografo?
Venendo da un altro paese che era l’Italia, fotografando il Carnevale di Rio de Janeiro, ho partecipato a un concorso fotografico e due foto miei hanno vinto il primo e secondo premio, nel 1977. Se non ci fosse stato il mio lavoro come ingegnere in Brasile probabilmente non ci sarebbe stato il mio backgroung di foto brasiliane.
Dall’alto della sua esperienza cosa vuole dire alle nuove generazioni?
Studiare la fotografia del presente ma principalmente quella del passato.
La GAM, Galleria di Arte Moderna, ubicata in via Castello Ursino 32, che ospiterà la mostra di Vittorio Graziano, rimarrà aperta fino al 30 dicembre 2024, ingresso libero. Per visitarla scrivere alla mail mediterraneum4@gmail.com.