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“L’importanza di chiamarsi Ernesto” conclude la stagione della Compagnia Buio in Sala

Grande chiusura di stagione per la fortunata ed apprezzata rassegna “Classici Sguardi” della “Compagnia Buio in Sala” con la commedia musicale “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, definita non a caso come il più bel testo di Oscar Wilde.
Venerdì 5 e sabato 6 luglio alle ore 21.00, presso il cortile dell’Istituto Leonardo Da Vinci, sede della scuola d’arte di Buio in Sala fondata e diretta da Massimo Giustolisi e Giuseppe Bisicchia insieme a Silvana D’Anca e Giovanna Sesto, andrà in scena una particolare rilettura della commedia inglese che sfruttando la genialità di Wilde e l’universalità del suo testo, diretto da Massimo Giustolisi e Giuseppe Bisicchia, sarà ambientato all’interno delle atmosfere del teatro di varietà degli anni venti.
“I personaggi della nostra storia s’ispirano anch’essi ai “tipi” da rivista- spiegano i registi Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi protagonista anche sulla scena- Guendolina diventerà la “vedette”, Cecilia la “subrettina” in erba, Algernon e Jack, l’uno la spalla dell’altro, il canonico Cotta sarà il caratterista, e Miss Prism sarà l’anziana “primadonna” ormai in pensione, che insegna portamento alle sue allieve. Alla figura dell’impresario ci siamo ispirati per il personaggio di Lady Bracknell”.
Massimo Giustolisi con Marina La Placa, Irene Tetto, Daniele Virzì
Silvana D’Anca, Giovanna Sesto, Leonardo Monaco, Federica Fischetti, Giada Romano e gli allievi dei Corsi Avanzati Classi 2°A e 2°B di Buio in Sala sulle musiche originali del musicista abruzzese Ettore D’Agostino giocano appositamente sul significato simbolico del termine “Earnest” (onesto) che in inglese ha la stessa pronuncia del nome proprio “Ernest” con ironia e realismo raccontando pregi e difetti della società legati alla forma e all’apparenza.
I brani dello spettacolo, cantati dal vivo, permetteranno agli allievi delle classi avanzate del secondo anno, di diventare anche gli sgambettanti ballerini, perfettamente inseriti nel contesto.
“L’intento- continuano Bisicchia e Giustolisi- è quello di regalare un paio d’ore d’intrattenimento attraverso il genio di Wilde e se alla fine dello spettacolo qualcuno canticchiasse uno solo dei nostri refrain, per noi sarebbe già un successo”.

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