Calatafimi, la grotta protetta dall’angelo Matteo
Le grotte, sin dai tempi antichi, hanno avuto un particolare significato esoterico, cavità buie che non lasciavano intravedere l’interno e che, secondo la fantasia popolare, erano considerate delle porte di accesso verso le profondità infernali della terra.
Nel libro VI dell’Eneide l’eroe scende negli Inferi attraverso una grotta situata vicino Cuma.
Ma le grotte erano viste anche come luoghi protetti, ideali per nascondervi oggetti preziosi poiché nessuno avrebbe avuto mai il coraggio di entrare in posti così oscuri.
Così come la grotta protetta dall’angelo Matteo.
All’interno di questa antica e profonda grotta, che si trova nel suggestivo parco archeologico di Segesta, secondo una leggenda popolare del luogo, sarebbe nascosto un tesoro portato lì dentro molti secoli fa.
Questa grotta è situata a pochi chilometri della storica città di Calatafimi, in una scarpata denominata La Fusa. La sua struttura è molto particolare in quanto un cunicolo posto nella parte alta dell’ingresso conduce a una seconda grotta che porta a un pozzo profondo quasi dieci metri che, sul fondo, si divide in altre due grotte collegate tra di loro.
Per raggiungerle bisogna calarsi dentro e recentemente in una di esse è stata scoperta una incisione che reca la data del 1929, molto probabilmente incisa da un visitatore per segnare il suo passaggio in un luogo così misterioso.
Secondo la tradizione questo tesoro sarebbe protetto da un essere divino: l’angelo Matteo. Anche se qualcuno racconta che in realtà fosse un eremita che aveva scelto questa grotta come propria dimora.
Che sia l’angelo Matteo o il misterioso eremita, la loro presenza nei numerosi racconti del posto, anche se nessuno li ha mai visti, testimonia da secoli, che all’interno della misteriosa grotta è custodito qualcosa di veramente importante.
Ma qual è questo tesoro e soprattutto di chi era?
Queste le domande a cui nel tempo in tanti hanno cercato di rispondere.
Numerosi esperti hanno tentato di individuarlo e di datarlo al 307 a.C quando Segesta fu attaccata dal tiranno siracusano Agatocle.
La città venne messa a ferro e fuoco e molti cittadini furono massacrati, però i pochi che riuscirono a sfuggire a tale ferocia, si nascosero proprio all’interno di questa grotta portando con sé le proprie ricchezze.
E queste sono rimaste sepolte nelle sue profondità perché, si racconta nella leggenda, fu lanciata una maledizione nello stesso momento in cui furono nascoste.
“Chi toccherà il tesoro non uscirà vivo dalla grotta!”
Così, protetto per secoli, nessuno ha mai osato addentrarsi per tentare di recuperarlo.
Per questo ancora oggi giace al sicuro nel suo scrigno di pietra, mentre l’angelo Matteo vigila con il suo sguardo penetrante e ,sempre secondo la leggenda, tenendo in mano una mazza.
Questa sua descrizione ha indotto altri studiosi a collegare l’angelo con il leggendario Ercole, divenuto re di Erice dopo aver vinto una sfida di pugilato.
Poiché la città era minacciata da Selinunte che cercava uno sbocco commerciale sul Tirreno, Ercole fece trasferire tutti i suoi preziosi beni a Segesta, in modo da convincere Atene ad aiutarli nella loro battaglia, spinta dalle ingenti ricchezze mostrate con arte diplomatica.
Ma soprattutto quello che ha suscitato più interesse è la ricerca della figura dell’angelo Matteo.
Il noto teologo Giuseppe Bruccoleri, studioso calatafimese di angiologia, non ha trovato alcun riscontro sugli antichi testi religiosi, nemmeno su quelli apocrifi. Per cui la figura dell’angelo Matteo è rimasta avvolta in un alone di mistero, ma forse non è un caso.
La sua essenza divina è inafferrabile così come la sua identità.
Un angelo è un essere impalpabile nella sua mistica spiritualità e appartiene a una dimensione avulsa dalla materialità che impregna la nostra realtà.
Nella sua indecifrabilità è racchiuso tutto il segreto della sua esistenza.
Ma al di là delle ricerche effettuate, quello che è certo è che, nonostante ogni anno, in tanti vadano a visitare questa grotta, nessuno ha mai avuto il coraggio di spingersi oltre.
La maledizione lanciata tanti secoli fa, ha la stessa solidità di una barriera.
Chiunque si avvicina, si ferma sulla soglia della grotta e rimane a contemplarla con timore reverenziale per paura di essere risucchiato dal mistero custodito da secoli dall’angelo Matteo.
Foto CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=530124