Spettacoli

Teatro Stabile, “Misericordia”: il teorema della maternità

È andato in scena alla Sala Verga del Teatro Stabile di Catania “Misericordia”, una pièce scritta e diretta da Emma Dante. Con Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli. Luci Cristian Zucaro; coproduzione: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico/Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo.
Drammaturga e regista Emma Dante (classe 1967), dopo un’infanzia trascorsa tra Palermo dove è nata e Catania si diploma a Roma nel 1990 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Costituita a Palermo, nel 1999, la compagnia Sud Costa Occidentale raggiunge molto presto la notorietà con una densa produzione ricca di tensione, ritmo, dramma e follia non scevra di risvolti umoristici.
Vincitrice di numerosi premi (Scenario 2001; Ubu 2002 e 2003; “Gassman” 2004; Golden Graal 2005; Vittorini, Super Vittorini e Sinopoli 2009) per citarne alcuni, si appassiona anche alla lirica (Teatro alla Scala, 2009; Operà Comique, 2012) e alla regia cinematografica (“Le sorelle Macaluso”, 2014).
Il suo è un teatro sperimentale che parte dalla rilettura dei classici, dagli archetipi, per giungere all’avanguardia.
Forti le suggestioni ispiratrici da “l’assurdo poetico” di Beckett, “la dinamica incomprensibile del potere” di Pinter, all’aggressività di Artaud, l’espressionismo di Michele Perriera e del suo palermitano “Gruppo 63” e soprattutto al “Teatro della Morte” di Tadeusz Kantor che le procurò, a suo dire, una vera e propria “folgorazione teatrale”.
Vocata alla denuncia sociale ed espressa con una sicilianità, non solo per il linguaggio, passionale, violenta, accusatoria la sua drammaturgia ruota attorno alla solitudine, alle donne (“Il teatro che faccio è matriarcale”) e al tema, in tutte le possibili articolazioni, della famiglia.
Esistono mondi in cui si è condannati a lottare per superare lo squallido degrado in cui si è costretti a vivere… pur senza cancellare la propria umanità.
È il caso di “Misericordia” la pièce di Emma Dante proposta dallo Stabile dopo i molti successi teatrali e cinematografici.
La scenografia dello spettacolo è essenziale e minimalista: in uno sfondo scuro si vedono quattro sedie, oggetti a terra, tre coppie di ferri per la lana, qualche giocattolo e tre donne.
«Misericordia è una favola contemporanea -dichiara la Dante -racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine”.
È la storia di Anna, Nuzza e Bettina che di giorno sferruzzano e parlano un misto dialettale di salentino, campano e palermitano spesso gridato, in una stanza sporca, misera fino all’estremo degrado; la notte si prostituiscono vendendo i loro corpi sfrontatamente osceni e imperfetti.
L’ingenuo orfano Arturo, il disabile eterno fanciullo ipercinetico vive con loro: insieme fanno famiglia.
Arturo è nato da una ‘collega’, Lucia, che tentava di superare il malessere esistenziale con la musica della sua radiolina (La casa era china ’i musica e Lucia abballava p’i masculi!) e l’attesa del figlio concepito con Geppetto, il falegname che si presentava a casa tutti i giovedì per sfogare i suoi istinti…e ‘ammazzarla a legnate’.
Quando Lucia muore di parto nasce un bimbo menomato a causa dei colpi ricevuti nell’utero materno:
“Nonostante l’inferno di un degrado terribile -continua la regista- Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro”; lo accolgono, lo amano, lo salvano.
Una strana famiglia la loro con tre madri e un figlio, una sorta di roteante derwiscio ‘siciliano’ in eterno movimento, con la passione della banda e il sogno di suonare la grancassa.
Straordinaria la performance di Simone Zambelli, ballerino e coreografo, diplomato all’ Accademia Nazionale di Danza di Roma (indirizzo contemporaneo) dove ha studiato diversi linguaggi corporei.
Aveva 24 anni e danzava al Teatro Biondo quando venne notato dalla Dante.
Adesso è Arturo, lo spettacolo nello spettacolo, che dà sogno, corpo, voce e movimento alle parole non dette.
Affida -con un corpo slegato dalla mente, con la sua fisicità artistica- alla muta danza l’urlo della misericordia.
Il contesto di estremo degrado convince dolorosamente le donne/madri al distacco, a cercare per lui un luogo, una struttura più confortevole (“Avrai finalmente una stanza tutta per te, e il riscaldamento e non patirai più la fame”).
Arturo si allontana felice; salutando va incontro al nuovo futuro, tra le lacrime e il sogno di speranza delle sue tre madri.
Alla musica è affidata la dimensione fiabesca: il carillon, la banda, una ninnananna.
Oltre che un atto di accusa sociale, “Misericordia” è una struggente storia di amore gioioso, di maternità ‘voluta’ e costruita (Emma è una madre adottiva…), di sacrificio e di sofferta ma generosa separazione.
Uno spettacolo ben recitato, profondo e intenso sull’onda da una regia rigorosa ed essenziale.
In appena un’ora la pièce coinvolge il pubblico e lo invita a riflettere su una misericordia tutta umana e laica, che trova posto anche tra il degrado delle cose, alla ricerca di una catarsi che non c’è nel teatro di Emma Dante ma sottilmente fa breccia nell’animo degli spettatori.

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