Muzio Clementi: il Padre del Pianoforte
“L’arte si fa con l’esempio.”
M. Clementi, Gradus ad Parnassum.
Il pianoforte è uno degli strumenti musicali più amati e suonati nel mondo della musica. Sicuramente è anche uno di quelli più maltrattati perché, almeno una volta nella vita, ogni essere umano ha avuto la possibilità di avvicinarsi e di lambire i suoi tasti. Molto spesso questo strumento evoca alla mente Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) o Frederic Chopin (1810-1849). Solo ai pianisti questo strumento fa balzare alla mente il nome di Muzio Clementi (1752-1832), che fu il padre del pianoforte.
In un’epoca in cui imperava su tutti gli strumenti il clavicembalo, in un’epoca in cui tutti i compositori erano prima clavicembalisti e poi in misura minore pianisti, Clementi fu il primo musicista a scommettere sulle potenzialità tecniche ed espressive del pianoforte. Con la sua opera pianistica nasce il pianoforte come lo si intende oggi. Emerge il pianista-concertista che riscuote ovazioni nelle sale da concerto e si impone definitivamente anche il pianista-compositore. D’ora in avanti, quasi tutti i compositori saranno diplomati in pianoforte (Verdi, Puccini, Bellini, Wagner, Schumann, ecc.). Tutta la musica importante – le opere e le sinfonie – avrà una riduzione per pianoforte o per due pianoforti. Molti compositori saranno anche pianisti concertisti (Beethoven, Listz, Saint-Saens). Già negli anni venti del XIX secolo, il clavicembalo era stato inviato nel museo degli strumenti musicali. Clementi fu l’artefice di questa rivoluzione. Il suo contributo fu maggiore di altri compositori perché per tutta la vita fu un grande viaggiatore cosmopolita. Questa mobilità non è presente in altri compositori e grandi pianisti a lui contemporanei come Ludwig van Beethoven e Wolfgang Amadeus Mozart.
Muzio Clementi era nato a Roma nel 1752. Mostrò sin da piccolo un talento precoce che fu immediatamente notato. In questa città compì i primi studi musicali e compose anche un oratorio sacro. La sua vita cambiò totalmente nel 1766 quando sir Peter Beckford, politico e mecenate inglese, decise di portarlo in Inghilterra. In quel regno, il giovane musicista visse sette anni e approfondì la sua preparazione musicale con lo studio delle musiche di Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Handel, Alessandro e Domenico Scarlatti, Franz Haydn.
La sua brillante carriera musicale si incarnò con il pianoforte con il quale ottenne un costante e strepitoso successo in Inghilterra, Francia, Italia, Impero austriaco e Germania. A Vienna, il 24 dicembre 1781 tenne un “duello musicale” con Wolfgang Amadeus Mozart davanti a Giuseppe II, imperatore d’Austria. I due compositori furono estremamente brillanti ed eccezionali al punto che l’imperatore dichiarò la parità tra i due. Con una punta d’invidia Mozart ammirò l’abilità di Clementi nell’uso delle terze e qualche anno più tardi utilizzò il tema della sonata op. 24 n. 2 del rivale nell’Ouverture de Il flauto magico. A quell’epoca, operazioni del genere erano abbastanza frequenti, oggi avrebbero portato Clementi ad avviare un procedimento giudiziario contro Mozart per i diritti d’autore. Per tutta la sua lunga vita, l’italiano precisò in tutte le edizioni e in tutte le esecuzioni che era stato Mozart ad impadronirsi del tema di quella sua sonata.
Nello stesso periodo, Clementi entrò in contatto con Ludwig van Beethoven (1770-1827). Mentre Mozart vedeva in Clementi un pericoloso rivale al pianoforte dotato di una tecnica sopraffina e a tratti anche superiore alla sua, Beethoven lo considerava un punto di riferimento sia per la tecnica pianistica che per la composizione. Addirittura, nei suoi concerti eseguiva al pianoforte sonate di Clementi.
In quegli anni il maestro italiano pubblicò la bellissima sonata per pianoforte op. 25 n. 5 (sonata in Fa diesis minore) (1790) di cui esiste una celebre interpretazione di Vladimir Horowitz. Di questa sonata va ricordato il secondo movimento “Lento e patetico”. Del 1794 è l’op. 33 di cui vanno ricordate la Sonata in la maggiore e soprattutto la maestosa e potente Sonata quasi concerto. Quest’ultima è stata riportata in auge da Vladimir Horowitz e rappresenta senza dubbio il maggiore esempio del passaggio dall’era del clavicembalo all’era del pianoforte.
Nel 1796, Clementi compose il suo unico concerto per pianoforte e orchestra (WoO12). Due anni più tardi rientrò in Inghilterra dove continuò a suonare e ad insegnare. Tra i suoi allievi vanno menzionati Johan Baptist Cramer, John Field, Ludwig Berger e Carl Czerny. Il primo è un importantissimo pianista e concertista, nonché colui che definì il Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra di Beethoven “Imperatore”. John Field compose numerosi notturni ed influenzò Frederic Chopin. Ludwig Berger fu insegnante di pianoforte di Felix Mendelssohn. Carl Czerny fu un pianista e didatta di primaria importanza. Si perfezionò al pianoforte inizialmente con Ludwig van Beethoven. Fu anche il primo esecutore del Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra e del Concerto n. 5 “Imperatore” per pianoforte e orchestra di Beethoven. Le sue opere didattiche sono tuttora usate per lo studio del pianoforte.
Tra le opere importanti di Clementi a cavallo tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo bisogna segnalare le sonate op. 40 n. 2 e 3 pubblicate nel 1802.
Parallelamente all’attività di insegnante di pianoforte, Clementi decise di diventare editore musicale. Fondò un’importante casa editrice musicale e concluse un contratto con Beethoven per la pubblicazione e la diffusione delle sue opere in Inghilterra. Una parte della produzione del genio di Bonn fu commissionata e pubblicata da Clementi, il quale intervenne sulle partiture dell’illustre collega con numerose “correzioni”.
Non contento dei numerosi impegni, il compositore italiano decise di aprire una fabbrica di pianoforti che fu distrutta da un incendio alcuni anni più tardi. Fu tra i fondatori della Philarmonic Society of London che dal 1912 ha cambiato nome in Royal Philarmonic Society. Nella maturità fu anche iniziato in una loggia massonica inglese.
Nel 1816 decise di partire per l’Europa in un nuovo tour che ebbe una grandissimo successo. Negli anni successivi, mentre Beethoven pubblicava Variazioni su tema di Diabelli (op. 120), Clementi si dedicò alla sua monumentale opera Gradus ad Parnassum, una collezione di 100 brani da concerto estremamente complessi. È una pietra miliare della musica per pianoforte che ha aperto la strada ad altre opere come gli Studi di F. Chopin e gli Studi sinfonici di Robert Schumann.
Di questa ultima fase della vita del pianista italiano va segnalata soprattutto le sonate dell’op. 50. Si tratta di composizioni che seguono il nascente romanticismo musicale. Per complessità e durata possono essere paragonate ad alcune sonate beethoveniane. Il secondo movimento della sonata op. 50 n. 1 è veramente molto commovente. Il terzo movimento è veramente grandioso. Dell’op. 50 merita particolare menzione soprattutto la terza che reca il titolo di “Didone abbandonata”. È una sonata estremamente bella e molto impegnativa in cui è possibile trovare tutte le potenzialità tecniche ed espressive del pianoforte. L’op. 50 di Clementi fu pubblicata nel 1821, mentre Beethoven pubblicava le sonate op. 109, 110 e 111. Dello stesso anno è molto interessante l’op. 48 “Au Claire de lune” di Clementi, una fantasia con variazioni. È una risposta alla sonata “Al chiaro di luna” di Beethoven.
Poche noti e poco eseguiti sono i valzer. Lo stesso vale per le “monferrine” in cui Clementi riprende antiche danze del Friuli Venezia Giulia. Solo negli ultimi anni sono state registrate le Sinfonie di questo compositore. Sono brani di pregevole impegno. Vanno segnalate infine le trascrizioni di importanti sinfonie di Haydn e Mozart. Ci ha lasciato pochissime trascrizioni per pianoforte di brani d’opera.
Clementi morì nel 1832 ad Evesham in Inghilterra e fu sepolto nell’Abbazia di Westmister. Nonostante la sua importanza e la sua vita avventurosa, il suo nome è poco noto fuori dalle cerchie di allievi delle classi di pianoforte. È una vera ingiustizia che un musicista tanto importante in grado di competere con Mozart e Beethoven sia stato messo da parte. In molte opere si tende a minimizzare l’influenza dei musicisti italiani su compositori tedeschi e austriaci. Le opere di Mozart sono state potentemente influenzate dall’opera italiana di scuola napoletana. Il gigantismo dell’orchestra beeethoveniana è lo sviluppo di analoghi organici usati da Luigi Cherubini e Gaspare Spontini. Non si vuole riconoscere a Clementi il posto che gli compete nella storia del pianoforte e la sua notevole influenze sui suoi contemporanei come Mozart e Beethoven e sui compositori successivi (Chopin, Mendelsshon, Schumann). È stato Clementi a canonizzare gran parte degli autori che sono proposti agli studenti di pianoforte.
Purtroppo la sua fama è venuta meno nel corso del tempo, perché è sempre stato utilizzato quasi esclusivamente nelle aule dei conservatori a scopo didattico. È anche molto odiato dai pianisti perché rappresenta un ostacolo di considerevole portata. Con una certa cattiveria Claude Debussy lo ridicolizzò nel brano intitolato Doctor Gradus ad Parnassum e anche Erik Satie ne fece una parodia con la Sonatine bureaucratique.
Negli ultimi tre decenni, alcuni pianisti hanno registrato in modo organico tutta l’opera pianistica di Muzio Clementi. Questo compositore merita di essere nuovamente conosciuto e collocato tra Mozart e Beethoven come giustamente è stato fatto nei programmi dei corsi di pianoforte.
L’ascolto dell’opera pianistica di Clementi deve fare riflettere su come nel corso del XX secolo, taluni compositori abbiano volutamente giocato a distruggere il pianoforte e ridurlo ad un “intonarumori”. Difficilmente oggi è possibile incontrare musicisti che abbiano conoscenza della tecnica del proprio strumenti, la genialità di scrivere musica di valore e il carisma di eseguire tale musica con successo come Clementi.