Le manganellate: segno della violenza che permea la società
Chi potrebbe contraddire una simile affermazione?
Nessuno!
Basta sollevare lo sguardo e guardare un po’ più in là della punta del proprio naso per vedere in ogni parte, terrorismo, guerre sanguinarie, genocidi, torture, indifferenza generale e soprattutto una diffusa violenza ordinaria.
E pensare che William Golding, premio Nobel per la letteratura, ha affermato che il secolo scorso era stato il più violento nella storia dell’Umanità.
Ma il nostro non sembra affatto migliore.
La violenza in tutte le sue possibili sfaccettature è diventata preponderante se non esclusiva in ogni nostro tipo di relazione.
E gli ultimi eventi, le manganellate delle Forze dell’Ordine a dei giovani manifestanti, ne sono una impietosa conferma che ci impone, nessuno escluso, cittadini e Istituzioni, di fermarci e di riconsiderare le nostre azioni sempre più impregnate di violenza gratuita.
Le illusorie conquiste tecnologiche non sono riuscite a liberarci dal nostro peggiore impulso: prevaricare con la violenza.
Siamo rimasti intrappolati nello stato primordiale di uomini primitivi caratterizzati da una violenza innata così come riteneva, a ragione, la filosofa Simone Weil, che aveva vissuto sulla sua pelle l’orrore della ferocia nazista.
E noi, fedeli a questa nostra natura, siamo costantemente pronti a generare non solo azioni violente ma anche e soprattutto violenze verbali.
Ne sono un perfetto modello i nostri tanto amati social all’interno dei quali, diamo libero sfogo a tutta quella violenza che ci preme dentro come magma represso, convinti che, solo tramite essa, possiamo affermare noi stessi e trovare, pertanto, una nostra identificazione.
Ma non sono da meno i nostri “signori della politica” che ci regalano sempre perle di volgarità verbale e che, nella recente campagna elettorale, non hanno lesinato insulti e aggressività di linguaggio, tanto che lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella li ha richiamati a una politica più signorile.
Siamo così assuefatti, che ci dimentichiamo, o piuttosto non ci interessa, che la violenza si nutre di se stessa come un enorme e vorace mostro dai mille tentacoli. La nostra violenza si amplifica e degenera in una perversa spirale che stritola tutti senza alcuna possibilità di scampo.
E noi, vittime di noi stessi, mentre ci indigniamo per gli orrori in cui essa si manifesta, al tempo stesso, non ci facciamo scrupoli a utilizzare quella stessa violenza che condanniamo negli altri.
Ritornando al caso delle manganellate, al di là delle responsabilità reciproche che saranno accertate nelle sedi competenti, quello che dovrebbe far riflettere è questo uso indiscriminato della violenza come unico strumento per risolvere le conflittualità.
Queste manganellate rappresentano il vergognoso segno della violenza che permea tutta la nostra società.
Il confronto reciproco, è l’innominabile proscritto esiliato all’unanimità!
Ma quello che ci umilia come individui e cittadini è che questo atto violento, nel momento in cui è stato condannato, ha contemporaneamente generato conseguenti forme di violenza.
Giudici inconfutabili, dall’alto dei nostri scranni, abbiamo continuato a reiterarlo con la violenza dei nostri commenti sui social e delle nostre recriminazioni di stampo politico.
Infiammati, come sempre, dalle testate giornalistiche, ci siamo scagliati gli uni contro gli altri pur di imporre la nostra verità come l’unica possibile.
Ci siamo schierati non in nome della legalità ma in nome della nostra appartenenza politica che ci ha diviso e condotto a giustificare o a condannare in toto questo atto di violenza.
Dipendenti dalla versione di partito, come perfetti soldatini, abbiamo ripetuto a pappagallo quello che ci è stato imboccato e noi, lo abbiamo vomitato con la nostra consueta violenza verbale, generando decine e decine di altri comportamenti violenti che si sono allargati senza controllo come cerchi nell’acqua.
Come un potente veleno, la violenza perpetrata durante le manifestazioni di protesta ha avvelenato gli animi di tutti e tutti abbiamo perso di vista l’essenzialità della problematica.
La violenza non trova e non può trovare in nessun caso una sua giustificazione, nemmeno quando la si utilizza per fini definiti leciti.
Il ricorso alla violenza è sempre un fallimento, come detto dal nostro Presidente Mattarella, poiché essa, qualunque sia la ragione del suo utilizzo, non ha mai un senso, una logica tranne quella della pervasività che invade ogni aspetto della nostra società.
La violenza ci trasforma in nemici, ci contrappone gli uni agli altri poiché essa rappresenta l’esatto opposto dell’essere umani, dell’essere tutti partecipi di una stessa comunità umana in cui ognuno ha il preciso e ineliminabile compito di riconoscere eticamente l’altro.
Quante belle parole!
Ma purtroppo solo parole che, nella sostanza, non trovano alcun riscontro nelle azioni sia delle Istituzioni che degli stessi cittadini i quali, invece di essere garanti del vivere civile, si affannano ad alimentare questa continua e incessante violenza della prevaricazione e della sopraffazione.