Il ponte del Diavolo
Nelle suggestive colline nel territorio di Calatrasi, la bellezza selvaggia della vegetazione sembra pulsare di un brillio acceso sotto i raggi dorati del sole caldo e, a ogni lieve soffio di vento, si espande nell’aria profumata un sussurro sommesso che narra ancora oggi antichi misteri, custoditi lungo i secoli nella memoria collettiva.
Misteri che generano inquietudine ma che rivelano l’anima segreta della nostra terra, fatta di storie che si perdono nel tempo e di credenze popolari in cui religione e superstizione si fondono in un alone ancestrale.
Così come il fascino misterioso e perturbante che avvolge il ponte del Diavolo a Calatrasi in provincia di Palermo.
Un ponte sinistro che, nel corso dei secoli, ha impaurito intere generazioni poiché, secondo una leggenda che si narra in questi luoghi con un certo timore, esso venne costruito in una sola notte dagli spiriti maligni, chiamati Fati, insieme al Diavolo in persona.
Si racconta che questi spiriti maligni non ebbero il tempo di completare la loro opera per cui non riuscirono a erigere le ringhiere laterali, però questa sembra non essere la vera spiegazione infatti molti credono che invece questa incompletezza fu dovuta a un preciso volere del Demonio che volle lasciare un segno inequivocabile della sua presenza.
In effetti a dimostrazione di questa inquietante credenza, tutte le volte che qualcuno del luogo ha tentato di realizzare dei parapetti, per un oscuro sortilegio dello stesso Demonio, questi vengono misteriosamente abbattuti il giorno seguente.
Quale che sia la verità, quello che è certo è che per lungo tempo gli abitanti del luogo, terrorizzati, non lo attraversavano mai da soli per paura di ritrovarsi attaccati dagli spiriti maligni.
Il ponte del Diavolo in realtà è il ponte Calatrasi ed è una struttura di notevole valore artistico e storico in quanto rappresenta una delle testimonianze meglio conservate dell’architettura saracena in Sicilia grazie ai diversi restauri effettuati negli anni passati.
Esso deve il suo nome alla contrada Calatrasi, vicino al paese Roccamena (Palermo), in cui è stato eretto e, con la lucentezza della sua pietra chiara e il fascino della sua particolarità architettonica, si impone sul paesaggio circostante.
Esso si trova proprio nella valle al di sotto del monte Maranfusa, e un tempo serviva per permettere il passaggio sopra il ramo destro del fiume Belice in modo da creare un collegamento tra il centro abitato e il mulino, adesso completamente in disuso, ma che fino a qualche decennio fa era ancora utilizzato dagli abitanti di Roccamena.
Nelle immediate vicinanze si trova quello che resta del castello di Calatrasi, oggi un rudere con pochi segni dell’antica costruzione, ma secondo la testimonianza di un viaggiatore arabo Mihammad al-Idrisi nel 1150 era un “castello appariscente e un fortilizio valido”.
Il ponte Calatrasi risale all’età medievale infatti fu eretto nella seconda metà del XII secolo, precisamente nel 1162, ed è un tipico esempio di architettura medievale saracena poiché è costituito da un’unica arcata a sesto acuto e una doppia ghiera con un assetto a schiena d’asino così come altri ponti di questo periodo.
Ma quello che lo rende davvero singolare è la sua caratteristica di non avere dei parapetti di protezione ai lati che garantiscano sicurezza.
Pertanto si presenta come un percorso di pietra che si staglia sulla natura circostante, come un prolungamento solitario della mano dell’uomo.
Nel corso della storia, i ponti hanno sempre avuto un significato particolare di progresso e di avanzamento tecnologico in quanto hanno sempre testimoniato la capacità di sviluppo e di miglioramento degli uomini, ma non compresa dalle masse ignoranti e distanti dal progresso culturale, le quali hanno sempre cercato di trovare una risposta rifugiandosi nell’irrazionalità delle proprie credenze sovrannaturali.
Così le opere degli uomini, nell’immaginario comune popolare, sono state trasformate in leggende misteriose in cui spiriti e demoni erano i principali artefici.
Pertanto l’importanza di questo ponte non la si può ridurre al solo dato concreto della sua realizzazione, poiché se ancora oggi si narra di questo leggendario ponte del Diavolo è perché, in questi nostri tempi moderni fatti solo di plasticità, esso si erge come eterno legame tra noi e il nostro passato arcano.