Le grandi passioni d’amore di Ugo Foscolo
Nasceva il 6 febbraio del 1778 nell’isola greca di Zante Ugo Foscolo che è stato poeta, soldato, rivoluzionario e… massone. È sicuramente uno degli autori più importanti tra quelli vissuti tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo.
È possibile affermare senza timore di essere smentiti, che questo autore è sempre stato presentato molto male nelle scuole e nelle università. Eppure, Ugo Foscolo visse una vita molto intensa e tempestosa in anni di grandi trasformazioni della società e della cultura italiana ed europea. Nella sua esistenza ci fu sempre una tensione tra neoclassicismo e romanticismo, tra il mondo ideale della Grecia antica e il mondo reale e tempestoso dell’Europa dopo la Rivoluzione francese, tra cosmopolitismo illuminista e amor di patria di natura romantica. Provò grandi passioni d’amore e grandi passioni politiche. Si divise tra le battaglie del soldato e la solitudine dell’esilio, tra l’illusione di un nuovo mondo fondato sui diritti dell’uomo e la delusione per il dispotismo di Napoleone Bonaparte divenuto imperatore.
In molte sue opere, Foscolo richiamò costantemente la Grecia antica sia perché ne amava la cultura, la poesia e la lingua sia perché era nato in una delle sue isole. Sua madre era di origine greca. Nel sonetto A Zacinto, nominava la dea Venere ossia la Bellezza, e Ulisse, quell’eroe greco che aveva compiuto grandi gesta a Ilio, ma che aveva girovagato per tutto il Mediterraneo prima di poter ritornare bello di fama e di sventura alla sua terra natale, l’isola di Itaca. Il poeta forse si sentiva all’altezza di Ulisse, ma era ben consapevole che la propria vita si sarebbe conclusa lontano dalla sua isola natale e con illacrimata sepoltura. Amore e morte, Eros e Thanatos, Bellezza della Poesia e Distruzione della Guerra.
Il rapporto di Foscolo e la Grecia è quasi unico in tutta la storia della letteratura mondiale. Non è quello dell’Europeo e viaggiatore che giunge in Grecia. È un rapporto molto più complesso ed intimo perché la sua vicenda esistenziale parte proprio dalla Grecia. Il valore della Bellezza e la forza eternatrice della Poesia sono l’eredità materna di quelle terre e quella poetica di Omero.
La sua famiglia lasciò l’isola di Zante per Venezia dove il poeta studiò e dove cominciò la sua attività letteraria e politica. Il mondo della sua epoca era stato scosso dalla Rivoluzione francese, dalla condanna a morte di re Luigi XVI e dall’istituzione della Repubblica. Tutti gli intellettuali dell’epoca guardavano alla Francia, come una nuova Repubblica romana, in cui una rinata moralità e nuove idee politiche erano pronte a dare l’assalto all’assolutismo e al feudalesimo.
Il poeta Vittorio Alfieri, ben presto, raffreddò il suo iniziale entusiasmo. Foscolo, invece, fu sedotto dall’ardore di Napoleone Bonaparte. I due avevano alcuni elementi comuni: provenivano da un’isola, amavano il mondo classico, avevano più o meno la stessa età. Napoleone era nato nel 1769, Foscolo nel 1778. A lui dedicò l’ode A Bonaparte liberatore, di cui poi si pentì dopo il Trattato di Campoformio (1797) con cui il generale francese cedeva tutti i territori della Repubblica Veneta agli Austriaci.
Va sottolineato come nel 1797 Foscolo avesse appena 19 anni. Nell’ode A Bonaparte liberatore, poneva sé stesso come Poeta-Vate e incitava alla libertà e alla virtù dei liberi cittadini contro tutte le forme di tirannie. La libertà aveva viaggiato durante la storia per molti luoghi: dalla democrazia della Grecia, alla repubblica romana, alla rivoluzione americana sino alla rivoluzione francese. Napoleone ne era l’incarnazione giovanile, dietro a lui stavano “in aer librate, con perpetuo corso/ Sorte, Vittoria e Fama.”. Nello stesso anno veniva messa in scena anche la sua tragedia Tieste. Con un certo ardore, voleva trovare uno spazio tra gli intellettuali dell’epoca attraverso la tragedia, che a quel tempo, era considerata la massima espressione di un poeta.
L’adesione al giacobinismo e alla Rivoluzione francese da parte del poeta fu sincera. Si arruolò nell’esercito e fu un soldato, un poeta-soldato come lo erano stati Eschilo, Sofocle e Tirteo. Mentre in Dante o in Mazzini, l’intellettuale ha un ruolo pedagogico e politico, in Foscolo c’è un legame molto particolare tra eroismo, poesia e vita militare. Questo triangolo fu determinante nell’ispirazione del romanzo epistolare intitolato Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Questo libro non è semplicemente un romanzo, ma in parte un’autobiografia e un’opera di denuncia politica contro Napoleone e i francesi.
Foscolo, nonostante la delusione del Trattato di Campoformio, continuò a sostenere gli ideali della Rivoluzione Francese e le neonate repubbliche italiane. Lasciò Venezia e si trasferì a Milano dove fu arruolato nella Guardia Nazionale della Repubblica Cisalpina. Partecipò all’importantissima battaglia di Marengo. Difese Genova che era assediata dalle forme contro-rivoluzionarie e fu ferito. Ebbe ruoli di una certa importanza in ambito militare.
Ne seguì un periodo, in cui intensificò l’attività politica e letteraria. Vanno segnalate la pubblicazione definitiva delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, i sonetti, I sepolcri, le traduzioni della Chioma di Berenice di Callimaco e del Viaggio sentimentale di Laurence Sterne.
Ma a partire dall’inizio del 1804 fu richiamato nuovamente sotto le armi in Francia. A quest’epoca molti suoi biografi fanno risalire la sua iniziazione alla Massoneria prima nella Loggia “Ermione” (25 maggio 1804), e poi, tra il 1806 e il 1807, il passaggio nella Loggia “Amalia Augusta” in cui era entrato anche Vincenzo Monti.
Negli anni successivi, pur continuando a scrivere e pubblicare, fu sempre coinvolto in missioni di carattere militare.
Questo continuo e costante coinvolgimento non fu esente da momenti difficili con le autorità rivoluzionarie. Il poeta, sin dal 1797, aderì all’ala più radicale e giacobina dei rivoluzionari italiani, spesso contrastata sia dai politici francesi, sia dai filo-francesi italiani più moderati.
Nel 1808, Foscolo ottenne la cattedra di eloquenza presso l’Università, soppressa dopo qualche mese da Napoleone. Nel 1811 mise in scena la tragedia Ajace, che ebbe una sola replica e fu impedita dalla polizia per sospetti accenni anti-napoleonici. Nella figura di Agamennone era adombrata quella di Napoleone, in quella di Aiace, invece, quella del Generale Jean Victor Marie Moreau, un militare che prima aveva servito la Rivoluzione e poi aveva cercato di compiere un colpo di stato contro Napoleone. Eugenio Beauharnais intervenne per vietare ogni rappresentazione dell’opera.
Nel 1813, la sconfitta di Napoleone a Lipsia fu per Foscolo causa del suo definitivo esilio dall’Italia. Sia a causa del suo temperamento, sia a causa della sua partecipazione negli eserciti rivoluzionari, la sua vita era in pericolo. Difficilmente avrebbe potuto trovare appoggi con il ritorno della Restaurazione in Italia. Al contrario, Vincenzo Monti, ben più moderato e molto più incline al compromesso, riuscì ad essere accolto nel nuovo regime.
Il poeta fu costretto ad allontanarsi dall’Italia e a riparare in Inghilterra dove continuò a scrivere e a pubblicare. Visse quasi totalmente in povertà e morì nel 1827.
Rileggere la vita e alcune pagine di Ugo Foscolo dopo tanti anni dal liceo fa un certo effetto. Colpisce la sua precoce genialità artistica e letteraria nel Tieste e nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. La sua giovane età incontrò altri giovani dell’epoca che operavano per la rivoluzione francese. Molti giacobini francesi, Napoleone, molti rivoluzionari italiani erano giovanissimi. Foscolo si infuocò per le nuove vicende e partecipò attivamente, ma fu vittima di cocenti delusioni. In molti scritti, lamentava il servilismo degli italiani, il moderatismo dei ceti ricchi e la trasformazione degli stessi leader rivoluzionari in politici corrotti e tirannici. Le care illusioni della Poesia, della Patria, della Bellezza, della Libertà, della Giustizia e della Virtù, si sfracellavano davanti a lui nei mille rivoli delle lotte politiche e delle miserie umane. In preda alle passioni politiche e amorose, ferito più volte in battaglia, si scontrò con la menzogna degli esseri umani, il servilismo e la tirannia. Si scagliò contro il tiranno Napoleone quando era in vita, non si vendette come Monti e altri ai vincitori maledicendo l’imperatore ormai deposto.
Ugo Foscolo è sicuramente la figura che più di tutti abbia incarnato il trinomio: poeta, soldato, rivoluzionario. A nostro modesto avviso, occupa un posto intermedio tra Dante e Mazzini. Tutti e tre con differenti sensibilità sognavano una rinascita politica dell’Italia, una nuova etica civile, una pedagogia in grado di formare cittadini autonomi e liberi, una nuova estetica e una nuova letteratura. Tutti e tre non videro mai realizzati i loro sogni. Dante provò l’esilio ossia “quanto sa di sale lo pane altrui/ e quanto è duro calle lo scender e salir per l’altrui scale…”. Foscolo partecipò attivamente alla vita politica della sua epoca. Visse l’illusione e le delusioni per le rivoluzioni italiane e per Napoleone Bonaparte. Morì in Inghilterra in povertà. Mazzini fu abbandonato da suoi stessi seguaci e gran parte dei massoni italiani cercò di neutralizzarlo al fine di imprimere al Risorgimento una via più monarchica e moderata.
Rileggere le opere di Foscolo ad un’età matura, in preda alle delusioni quotidiane e allo sfacelo della politica, fa emergere molte riflessioni e pensieri che ai tempi dell’adolescenza nessuno avrebbe mai potuto fare.