Il ratto di Persefone e il mito della ciclicità dell’esistenza
Sono tanti i luoghi in cui avvenne il rapimento più famoso di tutta la storia antica, Eleusi, Cnosso, Hipponion ma per molti autori del mondo classico, come Ovidio, fu proprio il suggestivo Lago di Pergusa, che si trova nei pressi di Enna, a fare da scenario a uno dei miti più affascinanti della storia, poiché legato alla ciclicità della nostra esistenza.
Un mito che è stato tramandato da molti poeti greci e decantato soprattutto nell’Inno omerico a Demetra.
Ma chi era Persefone, questa fanciulla divenuta dea degli Inferi?
Persefone, o anche Kore (giovinetta) era denominata Proserpina nel mondo romano ed era la splendida figlia di Zeus e di Demetra, Cerere per i romani. Essendo in seguito diventata la sposa di Ade, era la dea degli Inferi e regina dell’oltretomba.
Che cosa accadde in un tempo sospeso tra mito e realtà?
La giovane, insieme alle sue amiche, le figlie di Oceano, trascorreva le sue giornate passeggiando per le campagne vicine alle sponde del lago di Pergusa e, mentre ridevano spensierate, raccoglievano i fiori più belli.
Ma, un giorno, fu attratta dalla particolare bellezza di un fiore, un Narciso, fiorito in modo esuberante nel prato. Stupita, si avvicinò e protese le mani per raccoglierlo, ma in quello stesso istante, proprio sotto lo stelo del fiore si aprì una voragine da cui emerse, in tutta la sua potenza infernale, Ade, il dio degli Inferi.
Il dio folgorato dalla sua bellezza, la afferrò con la forza e la trascinò giù negli Inferi per farne la sua sposa.
Per poterla trattenere per sempre con sé in quel luogo oscuro, si finse gentile e le offrì dei chicchi di Melagrano e l’ingenua fanciulla, non immaginando le conseguenze terribili che avrebbe avuto il suo accettarle, ne mangiò, svogliatamente solo sei per evitare che Ade si adirasse.
Ma non sapeva che chi mangia i frutti degli Inferi è costretto a rimanervi per l’eternità.
La madre Demetra, dea della vegetazione e dell’agricoltura non appena lo venne a sapere, cadde in preda a una disperazione senza eguali. Lei che fino a quel momento aveva assicurato agli uomini interi anni pieni di raccolti e di prosperità, si chiuse nel suo dolore e smise di far crescere le messi.
Disperata cercò la figlia, per nove giorni e nove notti in ogni luogo e, scrive Ovidio nelle Metamorfosi, teneva tra le mani due rami di pini come delle fiaccole che aveva acceso nel fuoco dell’Etna. E quando capì, grazie all’aiuto della ninfa Ciane, che la figlia era stata rapita in Sicilia, si infuriò con questa nostra isola ingrata e si vendicò contro di essa facendo inaridire la terra e provocando enormi carestie.
Non riuscendo a sopportare il dolore della separazione si rivolse a Zeus e lo supplicò di riunirle. Ma Zeus non poté accontentarla del tutto, però trovò una soluzione. Poiché Persefone aveva mangiato solo sei chicchi, di conseguenza avrebbe potuto trascorrere solo sei mesi con la madre, mentre gli altri sei sarebbe dovuta rimanere con il marito negli Inferi.
Demetra accettò la decisione però pose una condizione: quando sarebbe stata separata dalla figlia e sarebbe stata sopraffatta dalla tristezza e dal dolore, anche la terra avrebbe sofferto con lei, spogliandosi dei suoi frutti in autunno e in inverno. Invece non appena Persefone sarebbe ritornata con lei, tutta la terra ne avrebbe esultato ricoprendosi di fiori e di piante in primavera e dando i suoi frutti in estate.
La straordinarietà del mito di Persefone ha attraversato i secoli fino a giungere ai giorni nostri. Esso va oltre la storia raccontata per assumere un significato universale in ogni tempo poiché simbolicamente rappresenta l’alternanza ciclica delle stagioni e di conseguenza della vita stessa.
Simbolicamente Persefone è una divinità ambivalente: si divide tra il mondo della luce e del sole quindi della vita umana, e quello delle tenebre, dell’oltretomba, cioè della vita dopo la morte.
Per questo fu particolarmente venerata nei Misteri Eleusini, che venivano celebrati nella città sacra di Eleusi, vicino ad Atene, nel periodo tra settembre e ottobre.
Recenti studi hanno confermato che il maggiore culto a Persefone e Demetra era localizzato proprio a Catania, come testimoniato da Cicerone nelle Verrine,
Infatti nel centro storico di Catania sono stati ritrovati parecchi vasi votivi e si narrava che nel quartiere di San Giovanni Galermo c’era proprio la grotta da cui era uscito Ade, in passato identificata con la Grotta di San Giovanni che oggi non esiste più.
Ma indipendentemente dalla veridicità o meno del luogo in cui avvenne questo rapimento, questo mito è rimasto profondamente radicato nella memoria collettiva per il suo significato eterno.
Morte e rinascita, riposo e risveglio della Natura, ciclo eterno delle stagioni.
Concetti misterici che si perdono nella notte dei tempi e che proiettano tutta la loro energia fino ai giorni nostri per ricordarci il mistero della vita che si rinnova.