L'Opinione

Se la sfida al Cristianesimo viene dall’India…

Tra credenti molto conservatori e fondamentalisti è diffuso un certo disprezzo per la spiritualità dell’India. Yoga, Chakra, Karma e Reincarnazione suscitano reazioni di odio e di repulsione. Oltre all’islamofobia sta crescendo una Indo-fobia. Qualcuno potrebbe porre una domanda impertinente: la religione più pericolosa del mondo è l’Induismo e non l’Islamismo? La sfida al Cristianesimo viene dall’India?

Una tale domanda può sembrare fuori luogo perché tutti – sull’onda del clamore determinato dalle azioni terroristiche e dalla violenza di alcuni gruppi islamisti –  immaginano sempre uno scontro tra Cristianesimo e Islam radicale. Pochi pensano che possa esserci uno scontro tra Cristianesimo ed Induismo.

Proviamo ugualmente ad immaginare o individuare elementi e punti in cui l’Induismo può giungere allo scontro con il Cristianesimo.

Molti cristiani temono la spiritualità proveniente dall’India perché ha un aspetto accattivante ed estremamente insinuante. Spesso è collegata al benessere fisico-psichico e può essere veicolata e commercializzata benissimo in palestra o in altri luoghi ricreativi. In quasi tutti i centri sportivi, anche nei centri più piccoli, c’è almeno un corso di Yoga o di rilassamento.

Alcuni guru provenienti hanno veicolato in Occidente l’idea che l’induismo sia più aperto sulla sessualità. Hanno sessualizzato il tantrismo e lo hanno venduto negli Stati Uniti come risposta a quei cristiani che disprezzavano il corpo e la sessualità. Osho Rajneesh (1931-1990) è stato uno dei più controversi personaggi.  Con una punta di sarcasmo si può dire che certi occidentali hanno trovato il modo di passare dalla meditazione, alla cura del corpo alle orge attraverso una nuova spiritualità sincretica.

Non va sottovalutato, inoltre, il rapporto tra religione e alimentazione. Quasi tutti i guru e i leader spirituali dell’India sono vegetariani e vegani. Gandhi, ad esempio, era un lacto-vegetariano. Anche Krishnamurti praticava il vegetarianesimo. Questo è un ulteriore aspetto che può risultare vincente in Europa e negli Stati Uniti. L’etica dell’alimentazione è strettamente connessa con l’ecologia e con il rispetto della Madre Terra. Un occidentale è disposto a criticare l’astinenza dalla carne per i venerdì di Quaresima in nome della libertà di pensiero, ma è pure ben disposto al vegetarianesimo o ad un’alimentazione “bio” in nome di qualche battaglia ecologica e/o spirituale. Per un occidentale convertito al buddismo o all’induismo, il cristianesimo di certi gruppi fondamentalisti sarebbe una manifestazione della cultura della carne in cui la caccia e la macellazione sono l’anticamera della guerra.

Jiddu Krishnamurti (1895-1986) ha sostento che “la Verità sia una terra senza sentieri e che non la si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente. Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è impossibile organizzare una “fede”. La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, religione che viene imposta ad altri.”.  Questo filosofo e guru rifiutava categoricamente tutte le grandi religioni organizzate ed istituzionalizzate. La nuova spiritualità propone una salvezza di carattere individuale. Alle corrotte e anziane gerarchie delle religioni tradizionali, i nuovi guru propongono gruppi di giovani variopinti e perfettamente in linea, tutti fanaticamente convinti dell’infallibilità del proprio leader. In questa prospettiva, specie negli Stati uniti, il guru con il suo credo auto-costruito e sincretico può realizzare una costellazione di organizzazioni, imprese e partecipazioni azionarie di grandissimo impatto economico. Osho Rajneesh aveva ben 92 Rolls-Royce.

A livello politico, spesso l’Induismo fa pensare a Gandhi e alla non-violenza. Questa figura è stata in gran parte manipolata anche in modo alquanto discutibile in Occidente. Ma è convergente con le istanze di alcuni settori pacifisti ed internazionalisti.

Ma il punto più pericoloso nel rapporto tra Induismo e il Cristianesimo, tra l’India in senso ampio e l’Occidente è sicuramente la concezione del Divino. Dall’India proviene la tesi secondo la quale Dio si manifesta continuamente in una pluralità di figure religiose e di avatara. Ognuna di queste ne manifesta qualcosa, ma non ne esaurisce tutti gli aspetti. In questa prospettiva, tutte le religioni sono equivalenti ed imperfette manifestazioni di una Realtà Inconoscibile ed Irraggiungibile. Gesù sarebbe l’avatara per gli occidentali, Maometto sarebbe la manifestazione per gli islamici e così via.

Il “latudinarismo” dell’induismo è spesso convergente anche con il perennialismo, una corrente filosofica e teologica secondo la quale tutte le manifestazioni religiose particolari dipendano ad un unico deposito perenne, una philosophia perennis, ricostruibile risalendo indietro nel tempo e attraverso lo studio comparato delle religioni. È molto diffuso tra i massoni, i teosofisti e gli esoteristi.

Nei settori conservatori di tutte le religioni del mondo, questo approccio suona quasi blasfemo. Da questi ambienti proviene una durissima condanna al Council for a Parliament of World’s Religions (CPWR) (https://parliamentofreligions.org/) che è stigmatizzato dai critici come “pantheon teosofico”.La Chiesa Cattolica con la Dominus Iesus della Congregazione per la Dottrina della Fede ha categoricamente riaffermato l’unicità salvifica di Cristo e della Chiesa e ha radicalmente condannato la teologia del pluralismo religioso di John Hick e Paul Knitter e l’ “approccio induista” alle religioni. Questa dichiarazione esprime una posizione chiara sulla teologia delle religioni e ha generato infinite polemiche.

Una ristretta minoranza di teologi e di intellettuali occidentali ritengono che ci sia una sfida da parte dell’India e della spiritualità indiana al Cristianesimo. Soprattutto tra i fondamentalisti cristiani, la gentilezza insinuante di certi contenuti spirituali provenienti dall’India siano una minaccia ben superiore a quella dell’Islam, una minaccia silente, costante ed estremamente invasiva.

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