Dallo schermo al palcoscenico: “I due Papi” al Brancati
Dal 23 novembre (e fino al 3 dicembre) al Teatro della Città “Vitaliano Brancati” è in scena “I Due Papi” (The Pope) di Anthony McCarten, traduzione di Edoardo Erba, regia di Giancarlo Nicoletti. Interpreti: Giorgio Colangeli (Benedetto XVI), Mariano Rigillo (Francesco I), Ira Fronten, Alessandro Giova e con la partecipazione straordinaria di Anna Teresa Rossini. Scene: Alessandro Chiti;
Costumi: Vincenzo Napolitano, Alessandra Menè; Disegno luci e fonico: David Barittoni.
Dalla pellicola di Netflix interpretata da due grandi del cinema -Antony Hopkins e Jonathan Pryce- al palcoscenico, per cui era nata, con due altrettanto grandi attori teatrali – Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo – il ‘Brancati’ ospita la pièce di Anthony McCarten (autore di Bohemian Rapsody, L’ora più buia e La teoria del tutto) nella traduzione di Edoardo Erba.
Ad apertura di sipario il pubblico viene immediatamente immerso nel contesto storico attraverso la magistrale sceneggiatura di Alessandro Chiti, premio “Mulino Fenicio”.
Il fitto dialogo tra il tradizionalista Ratzinger e la suora che lo accudisce passa attraverso vari momenti e si conclude con la ‘rivelazione’ sconvolgente circa la scelta del papa di rinunciare al suo mandato suscitando le sensate reazioni della donna.
Quando entra in scena l’empatico Bergoglio è frastornato e desideroso anche lui di rinunciare alla sua veste cardinalizia.
Ancora una suora, semplice e gioiosa questa quanto severa e razionale l’altra, cerca di dissuaderlo per non abbandonare chi in lui confida.
Quando il vecchio e il futuro papa si incontrano sono però semplicemente due ‘uomini’ che mettono a nudo le loro debolezze, le incertezze, le colpe di cui si accusano, il senso d’inadeguatezza che li spingerà, a breve, alle reciproche scelte.
E profondamente diversi sono essi stessi mentre affrontano temi importanti come la valenza del potere, l’umana rivendicazione di poter dire ‘basta!’, di deporre un fardello divenuto troppo pesante a costo di andare contro qualunque regola e tradizione.
O al contrario, tra molti dubbi, di avere il coraggio di raccoglierlo quel fardello aprendosi con semplicità alla gente; il coraggio di intraprendere nuove o inusitate strade, di abbracciare il mondo con evangelica umiltà.
Sono due uomini -dice Colangeli al nostro giornale- con grandissime responsabilità verso cui il pubblico si avvicina con empatia vivendoli come compagni di viaggio.
Lungi dall’essere uno spettacolo teologico o dottrinale, questo è l’espressione di una dinamica psicologica che, nel rispetto delle differenze (verità e ortodossia /accoglienza e amore), accomuna i due personaggi.
Anche Rigillo insiste sull’umanità dei due papi in uno spettacolo che, tra dramma e ironia, offre con passione verità emozionanti.
È un incontro/scontro, quello proposto dalla fantasia di McCarten tra due personalità di grande spessore, profondamente diverse -il conservatore e il progressista- ma che alla fine di ritrovano, attraverso il reciproco perdono, cercato e conquistato, intensamente amici.
Parlano all’umanità intera i due papi, affrontano temi comuni a tutti, anche se su piani diversi, sollecitano difficili interrogativi lasciando il segno nell’anima degli spettatori che con lunghi e calorosi applausi hanno ringraziato per questo dono.
Video di Lorenzo Davide Sgroi