La grande ipocrisia sulle donne curvy
E’ grottesca, ma perfettamente coerente con le tragicomiche contraddizioni che caratterizzano la nostra “allegra” società, l’ipocrisia con cui si trattano le donne con addosso qualche chilo in più.
Le donne curvy sono donne belle, possiedono carattere e sensualità e non hanno nulla da invidiare alle magre, però, nella realtà dei fatti, una donna curvy è e rimane sempre agli occhi di chi la guarda una donna curvy, e deve faticare a farsi apprezzare come tale per dimostrare di essere come tutte le altre donne che rientrano invece nei tanto ricercati e agognati canoni estetici imposti da un’economia di mercato che considera ancora oggi le donne come delle belle bamboline da collezione, da vestire e da abbellire.
Non si mette in dubbio il fatto che l’obesità sia una patologia seria che può provocare malattie importanti, ma si vuole sottolineare la grande ipocrisia della nuova morale che ci siamo costruiti, la quale, mentre esalta e sdogana i chili di troppo creando linee di moda curvy, al tempo stesso li demonizza ponendo come modelli di bellezza corpi longilinei e magri che poi sono irraggiungibili quanto irreali per ogni donna comune.
Il binomio magra=bella ci viene imposto sin da bambine e ci ossessiona per tutta la vita, imprigionate nella patina dorata di una società che ci blocca sulla superficie e chi ci ha costretto a considerare l’aspetto esteriore un valore aggiunto a scapito della nostra vera individualità.
E’ questa la grande ipocrisia che contraddistingue la nostra modernità, ci prodighiamo a renderle eroine di film e romanzi, capaci di fronteggiare ogni tipo di umiliazione con una forza interiore che nemmeno Wonder Woman possiede, o le fotografiamo in pose ammiccanti vestite di lingerie tutte pizzi e merletti, in modo da essere sensuali e al pari delle tante modelle anoressiche che sfilano sulle passerelle di moda, in modo da sentirci a posto con la coscienza, quando in realtà continuiamo a proporre e a martellare con immagini di donne dai corpi magri e affusolati.
Però, tutto questo non ci scombussola più di tanto, presi come siamo dalla fretta imperante che ci spinge a considerare qualunque aspetto della nostra quotidianità con una superficialità a dir poco disarmante.
Noi tutti, nessuno escluso, annebbiati dai fumi pubblicitari, promuoviamo inconsapevolmente questa moderna ipocrisia, poiché mentre approviamo ogni forma di esaltazione patinata delle donne curvy, se poi ne incontriamo una in carne e ossa, il nostro primo sguardo, ma anche il nostro primo pensiero (la nostra capacità critica si ferma all’immagine e non è capace di andare oltre) è subito catturato solo dalle sue rotondità. Siamo così abituati a farlo che nemmeno ci rendiamo conto di questa nostra ipocrita contraddizione che da una parte ci porta a dichiarare pubblicamente con orgogliosa convinzione che il grasso è bello e che non c’è niente di male nell’essere grasse, ma dall’altra stigmatizziamo chi riteniamo non rispondente ai parametri stabiliti. Non ne possiamo fare meno, siamo dipendenti da questo ridicolo stigma del grasso anche quando non smettiamo di ripetere come un mantra che la donna curvy ci piace senza pregiudizi. E non ci accorgiamo che, così facendo, non facciamo altro che sminuire le donne con qualche chilo di troppo, in quanto più lo si sottolinea, più si rischia di rimarcare una presunta differenza che in realtà non esiste affatto ma che è il risultato della superficiale leggerezza con cui affrontiamo quelle che riteniamo le nostre problematicità.
Questa nostra ipocrisia ci ha condotto a una paradossale giustificazione di essa stessa con l’escamotages di una finta attenzione per la salute così, in questo modo, abbiamo dato maggiore autorevolezza a tutte le sconsiderate considerazioni sul peso.
Se si hanno chili in più di sicuro non si è in perfetta salute.
Le giuste raccomandazioni di medici, esperti in nutrizione, sono state trasformate e piegate a beneficio di una società che ha reso la magrezza una qualità estetica e un conseguente business economico a livello mondiale.
Ma a questo punto si potrebbe aprire una bella parentesi elencando tutte quelle donne felici dei propri chili e che sprizzano energia da tutti i pori. E sarebbe davvero infinita perché sono veramente tante le donne curvy fiere di se stesse.
Però questa nostra luccicante società, alla fine, ha intrappolato tutti all’interno di una pericolosa quanto fallimentare parabola discendente in cui quello che conta davvero è la facciata che ci siamo costruiti e non l’interiorità che, se solo ci si riflettesse anche solo per un attimo, è di certo molto più stimolante e interessante.
Ma a noi questo non importa più.
Noi ci accontentiamo di quello che vediamo e lì ci fermiamo perché scendere in profondità richiederebbe uno sforzo e un impegno personale che noi, figli di questi tempi così veloci quanto sommari e generici, non siamo più disposti a fare.