L'Opinione

Infettati dalla cultura dell’odio

Cultura e odio, due termini che dovrebbero essere in netto contrasto tra di loro, la prima genera bellezza mentre il secondo solo oscurità, sono diventati un binomio indissolubile.
La cultura dell’odio è un virus che ha infettato tutti, siamo come vasi stracolmi, basta una minima sollecitazione e lo riversiamo con ferocia su tutto e tutti generando assurdi e vergognosi comportamenti razzisti, xenofobi e omo-transfobici. Ne siamo così pregni che in suo nome ci sentiamo autorizzati a distruggere qualunque pensiero o atteggiamento diverso dal nostro.
Schiavi di questa disumana cultura dell’odio rendiamo pienamente attuale un’antica massima usata per la prima volta dal commediografo latino Plauto e poi ripresa dal filosofo Hobbes: noi siamo Homo homini lupus, l’uomo è lupo per l’altro uomo.
L’odio separa e alimenta la violenza.
Noi, cittadini universali di un unico mondo moderno invece di unirci, ci schieriamo e ci dividiamo in parti contrapposte come se fossimo nemici esecrabili, perché questo mondo moderno ci abbaglia, ci irretisce e ci spinge a giustificare l’odio come unico mezzo per poter prevalere, convincendoci ad assumere posizione in un presunto conflitto come unica soluzione possibile in modo da escludere qualunque possibilità di dialogo o di interazione reciproca.
E noi, inconsapevoli soldatini di piombo, obbediamo senza farci domande, ci contrapponiamo e vomitiamo insulti e minacce, alimentando l’odio che, a sua volta, genera altro odio, in un pericoloso circolo vizioso che, come una ragnatela, intrappola tutti, giusti e non.
“Nel mondo milioni di uomini tutti uguali che però vivevano tenuti separati da mura di odio e di bugie, eppure quasi gli stessi”.
Questa frase profetica di George Orwell scritta nel suo romanzo 1984 sembra descrivere alla perfezione la nostra società.
Tolleranza, solidarietà, coesione umana sembrano essere diventate parole vuote, eppure da sole esprimono concetti profondi che stanno alla base della dignità umana e basterebbero a fermare questa impietosa cultura dell’odio che invece fa sempre più comodo a istituzioni e governi per indurre i popoli a giustificare le loro azioni di guerra e i loro crimini umanitari.
Così come sta accadendo in Medio Oriente nel conflitto tra la Palestina e Israele.
L’odio ha giustificato il vile attentato terroristico di Hamas ai danni di innocenti civili israeliani come ha giustificato la vendetta di Israele sugli abitanti di Gaza, altri civili inermi.
La campagna di odio che è stata fatta attraverso i mezzi di comunicazione, presentando tutti i palestinesi come terroristi di Hamas, è servita per nascondere che gli Stati Uniti, adesso come in passato, non hanno fermato il premier israeliano Netanyahu e che invece lo hanno sostenuto in questi anni di soprusi e di ingiustizie nei confronti del popolo palestinese costretto a vivere in condizioni precarie in una striscia di territorio.
Una campagna di odio magistralmente condotta martellando costantemente l’opinione pubblica in modo da, secondo una tecnica già sperimentata con successo in precedenza con tutte le altre guerre che sono state rese accettabili, manipolarne il giudizio e ottenerne il consenso.
Così le immagini dei corpi straziati delle vittime israeliane hanno invaso, dalla mattina alla notte, i nostri telegiornali e i canali social, come se la morte in terra palestinese abbia meno valore, come se il pianto di una madre palestinese per il proprio figlio non abbia la stessa sofferta intensità di una madre israeliana.
Se solo si riuscisse a superare l’alto muro di odio che è stato innalzato, ci accorgeremmo che sono state spezzate migliaia di vite soprattutto bambini che, con le loro guance paffute e i loro sorrisi innocenti, sono tutti uguali indipendentemente a quale etnia appartengono.
Invece, ancora una volta, il solo e unico dolore di Israele, è stata l’attrattività più gettonata per focalizzare l’attenzione e per indurre a schierarsi, come sempre, dalla parte presentata come giusta e a gioire della distruzione dell’altra tacciata di ogni genere di criminalità. Tacendo volutamente che Hamas non è il popolo palestinese, Hamas in realtà è un acronimo che sta per Movimento di Resistenza islamica ed è un’organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista e fondamentalista fondata nel 1987 come braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere con atti di terrorismo lo stato di Israele.
Questa assurda e impietosa cultura dell’odio, senza che ce ne siamo accorti, ha preso il sopravvento e, sempre più spesso, prevarica sulle nostre emozioni e ci acceca con una rabbia che divampa dentro di noi in modo virulento.
E intanto l’odio si propaga in un incendio inesorabile fino a divenire quell’immenso rogo in cui stanno bruciando tutti i nostri principi di vera umanità e si ingrandisce e si definisce come un’enorme testa di Medusa che con le sue spire velenose avvolge i nostri animi e pietrifica i nostri sentimenti di solidarietà e di reciprocità.

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