L’Unione europea “ripristina” la Natura
Il dibattito di oggi in Parlamento europeo sulla proposta di regolamento “nature restoration”, mostra – qualora ve ne fosse bisogno – la montagna di fake news che scientemente alcune forze politiche hanno messo in campo per ostacolare il voto in aula di domani (mercoledì 12 luglio) sul mandato negoziale per avviare i negoziati con il Consiglio che tra l’altro ha già approvato la sua posizione comune – vale a dire il testo che rispecchia l’accordo raggiunto tra i 27 Stati membri.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sono evidenti e presenti. Nei giorni scorsi si sono rilevate – soprattutto nei Paesi del Nord Europa – temperature tra le più alte degli ultimi 100 anni. Nonostante le alluvioni, nonostante il grido di allarme proveniente dalla comunità scientifica internazionale si sta cercando in tutti i modi di rinviare i lavori che dovrebbero portare al primo regolamento sul “rispristino della natura” che dopo 30 anni l’UE ha proposto per controbilanciare la perdita di biodiversità e la fragilità degli ecosistemi che sono la causa di eventi meteorologici e climatici estremi.
E’ giusto ricordare che un maggiore intervento per la tutela dell’ambiente e della natura è stato con forza richiesto dai cittadini nelle proposte contenute nella relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa, e come se ciò non bastasse poco più di sei mesi fa le tre Istituzioni europee hanno siglato un accordo volto a sancire la priorità di questa legge che introduce una roadmap con percentuali vincolanti di ripristino degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce da raggiungere entro il 2030, 2040 e 2050.
La proposta della Commissione origina dalla presa di atto di non essere riuscita ad arrestare la perdita di biodiversità e di come sia fallito l’obiettivo volontario – da parte degli Stati – di ripristinare almeno il 15% degli ecosistemi degradati entro il 2020. Da qui la necessità di un regolamento che rende vincolanti gli obiettivi.
Tra le motivazioni avanzate dagli oppositori della proposta legislativa è ricorrente quella della sicurezza alimentare ritenendo che dedicare il 30% di ciascun gruppo di tipi di habitat al ripristino possa nuocere gravemente all’approvvigionamento agricolo o ittico. La logica imporrebbe che la sicurezza alimentare sia più minacciata dall’uso e l’abuso di pesticidi piuttosto che da più natura. Oggi in Europa il 70% dei suoli è in fase di erosione.
Per bloccare la proposta gli oppositori sono diventati i difensori di agricoltori e pescatori e garanti della loro sopravvivenza economica. Ma gli stessi agricoltori e pescatori lamentano la minore resa dei terreni e lo scarso pescato ma nonostante questo rivendicano la necessità della pesca a strascico che depaupera il sottosuolo marino solo per fare un esempio. Se non fosse vero potremmo pensare di assistere ad una pièce del teatro dell’assurdo. Purtroppo no! È quello che chiamano politica.
In Europa si sta giocando con la sopravvivenza del pianeta per biechi giochi politici orchestrati da alcuni gruppi di centro destra per affossare il Green Deal. Confidiamo nel buon senso degli altri gruppi politici ma soprattutto natura e biodiversità non devono e non possono avere colore politico né essere usate strumentalmente per giochi politici in previsione delle europee del prossimo anno.