Cultura

Ultima giornata del workshop “Il giornalismo che verrà”

Il direttore di “Rai per la Sostenibilità ESG” ha espresso il suo punto di vista sulla necessità di modulare l’ecosistema informativo in modo che la cittadinanza sia sempre più consapevole e coinvolta rispetto alle proprie scelte e ad argomenti complessi come il PNRR. Con lui hanno discusso Santo Sciuto, Responsabile Mercato Sicilia Private di “Crédit Agricole Italia”, Antonio Perdichizzi, CEO e founder di “Isola”, e Cetti Lauteta responsabile “Scenario Sud” The European House – Ambrosetti. Nella giornata, spazio anche ai progetti di finanziamento di “JournalismFundEu” con Rafael Rameša, alle nuove frontiere del brand journalism con Fernando Vacarini, direttore di “Changes” e Responsabile Media Relations, Corporate Reputation and Digital PR “Gruppo Unipol” e al ritorno nella città etnea del format “Nudismo finanziario” con la giornalista Annalisa Monfreda.

«Gli obiettivi di sostenibilità, nelle sue molteplici declinazioni, e di messa a frutto delle opportunità del PNRR potranno essere raggiunti solo se il pubblico sarà messo in condizione di comprenderne le complessità. Solo allora, la cittadinanza potrà divenire parte davvero attiva di processi che ci riguardano tutti». Le parole del direttore Rai per la Sostenibilità ESG Roberto Natale, ben fotografano il dovere che il mondo della comunicazione ha nel rendere accessibili temi che spesso rimangono confinati ad un semplice acronimo. Se ne è discusso durante uno degli incontri svoltisi sabato 10 giugno presso Isola Catania, all’interno del workshop “Il giornalismo che verrà” organizzato dal Sicilian Post. A confrontarsi, nel panel dal titolo “ESG, oltre l’acronimo” sono stati, oltre a Roberto Natale, Antonio Perdichizzi, CEO e founder di Isola impact community hub sito all’interno di Palazzo Biscari, e Cetti Lauteta, responsabile “Scenario Sud” The European House – Ambrosetti. Ad introdurre il dibattito è stato Santo Sciuto, Responsabile Mercato Sicilia Private di Crédit Agricole Italia. «L’Istituto che rappresento in questa sede – ha affermato Sciuto – ha fatto propria una cultura di investimento che sostiene le imprese impegnate nel raggiungimento dei target di sostenibilità. Dalla transizione energetica al sostegno per le imprese locali, il nostro è un impegno totale a favore di un modello finanziario che persegue il bene comune». Un indirizzo, questo, che anche una realtà come Isola ha fatto proprio: «Il motto di Isola è “fare”. Migliorare la qualità della vita nella nostra città è una delle declinazioni di questa vocazione. Per questo Isola è una Srl no profit che non solo mette in connessione chi ha idee innovative che guardano al futuro, ma che vuole dare il proprio contributo partendo da buoni esempi: nei nostri spazi le bottiglie di plastica hanno ceduto il passo alle lattine. Sappiamo bene che ciò non basterà a salvare il pianeta ma ogni rivoluzione comincia lanciando un messaggio». E di messaggi, che per risultare efficaci devono prima di tutto essere alla portata di tutti, ha parlato anche Cetti Lauteta: «Il tema del PNRR si presta bene a questo genere di ragionamento. Credo, infatti, che esso vada spiegato in modo comprensibile ma non semplificato, affinché diventi in qualche misura reale, vicino alle persone». Una necessità che, come ha sottolineato Natale, è ben presente al servizio pubblico: «Ancora oggi, in molti non sanno in cosa consista l’Agenda 2030 dell’ONU. Rai per la sostenibilità ESG è nata l’anno scorso con il preciso intento di colmare il gap di conoscenze generali sulla sostenibilità utilizzando strategie innovative. Non avere un canale dedicato è, in tal senso, una risorsa perché ci consente di comunicare in modo egualmente efficace attraverso i programmi di informazione e quelli di approfondimento. Senza dimenticare soluzioni sperimentali che prevedono di inserire messaggi ESG in prodotti di intrattenimento di grande richiamo, come di recente abbiamo fatto come “Un posto al Sole”».

Sostenibilità vuol dire anche promuovere una robusta attività di indagine da parte di giornalisti indipendenti e testate locali. In tal senso, una realtà come Journalismfund.eu svolge un ruolo di primo piano offrendo supporto economico a progetti giornalistici nel campo delle questioni ambientali transfrontaliere e di informazione locale. «Ad oggi, soltanto in Europa – ha spiegato il project coordinator Rafael Rameša, protagonista dell’incontro “Funding per il giornalismo d’inchiesta” moderato dalla giornalista di Sicilian Post Olga Stornello – i siti inquinati per responsabilità di aziende sono oltre 22.000. Un dato ancora più preoccupante se si pensa che, lo scorso anno, 50 giornalisti hanno perso la vita nel tentativo di fare chiarezza rispetto a queste dinamiche e, quindi, di difendere la democrazia. Journalismfund.eu si prefigge di supportare concretamente chi indaga su questi temi e dalla nostra nascita, nel 1999, abbiamo finanziato oltre 1500 progetti di giornalismo investigativo che altrimenti non avrebbero avuto risorse sufficienti, ad esempio per accedere a costosi database». 

A seguire, il programma di panel pubblici è proseguito con l’interventi di Fernando Vacarini, direttore Changes e Responsabile Media Relations, Corporate Reputation and Digital PR Gruppo Unipol, che ha dialogato con il direttore di Sicilian Post Giorgio Romeo. La discussione ha preso le mosse dalla testata diretta dallo stesso Vacarini: «Changes si avvale di un osservatorio sui rischi emergenti che ci consente di scrivere sugli argomenti di maggiore tendenza con un attento vaglio delle fonti e una produzione di contenuti autorevoli da parte dei nostri giornalisti. Non si tratta del comunicato stampa aziendale top-down basato sull’autoreferenzialità: noi scendiamo dal piedistallo e condividiamo i nostri contenuti con un target mirato. Il segreto è questo: autorevoli, ma non autoreferenziali». Una realtà che contraddice un preconcetto diffuso: «Il brand journalism non è marketing né ufficio stampa, è una produzione di contenuti di qualità. – spiega Vacarini. – Il termine “brand” è un false friend che associato alla parola “journalism” fa pensare subito a marketing e pubblicità, ma in realtà i nostri contenuti sono ben diversi». Al contrario, si tratta di una ulteriore declinazione di tecniche e stile giornalistici.  Un mondo interessante e che può costituire un canale prezioso per i giovani per spendere le capacità in loro possesso. «In una fase problematica del giornalismo tradizionale, in cui neppure le testate più importanti riescono a garantire una vita dignitosa ai freelance, il brand journalism può offrire delle opportunità di produrre contenuti autorevoli con una retribuzione degna del prodotto». 

A conclusione della giornata, un momento dedicato a Nudismo Finanziario, format ideato dalla giornalista Annalisa Monfreda che mira a sfatare i miti legati al denaro attraverso interviste con personaggi pubblici. Dopo il suo debutto a Catania a marzo, il podcast della piattaforma Rame ha visto coinvolti per l’occasione alcuni dei giovani giornalisti che hanno preso parte ai corsi del workshop “Il giornalismo che verrà” durante la settimana. Una finestra per scoprire cosa voglia dire oggi per i giovani scommettere su una professione che offre ben poche certezze dal punto di vista economico e come questo influisca sul loro rapporto con i soldi. 

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