Cultura

Quinta giornata del workshop “Il giornalismo che verrà”

«La velocità con cui Internet ci fornisce delle informazioni ci illude che basti un clic per avere un quadro completo di realtà anche molto lontane da noi. Ma chi fa l’inviato non può accontentarsi di questo. Personalmente, anzi, cerco sempre, quando mi chiedono di raccontare un conflitto, di evitare qualsiasi tipo di lettura preventiva. Sono convinto che il giornalista è tale se nel suo viaggio, per osservare, non porta con sé delle lenti predeterminate». Raccontare le atrocità della guerra è sempre estremamente complicato. Anche se ti chiami Domenico Quirico e di guerre, nel secondo Novecento, ne hai viste tante. Tutte raccontate seguendo un metodo che non è mai cambiato. Ed è su questo aspetto che il reporter de La Stampa ha posto maggiormente l’accento nel suo intervento mattutino presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, nell’ambito della quinta giornata del workshop “Il giornalismo che verrà” organizzato da Sicilian Post. A moderare è stata Martina Dettori del Sicilian Post.

«Nel raccontare le guerre, anche quelle odierne, – ha proseguito Quirico – quasi nessuno si chiede: “cosa pensa chi sta dall’altra parte?”. Oggi vorrei poter andare in un paesino della Siberia o partecipare al funerale di un ragazzo morto in Donbass. Non perché sia filoputiniano, ma semplicemente perché che cosa pensino in Ucraina della guerra lo so già».  Ma anche questa immersione così totalizzante, spesso, non è sufficiente a restituire la complessità di queste vicende. Lo sa bene Quirico, dall’alto delle sue esperienze in luoghi come il Ruanda, la Bosnia, la Cecenia o la Siria: «Quando sono sul campo di battaglia insieme a chi combatte, posso comprenderne i punti di vista e le emozioni. A volte posso persino condividerne il destino e la condizione umana. Ma solo fino ad un certo punto: perché poi inevitabilmente mi stacco da quella tragedia tornando a casa».

La mattinata è poi proseguita con un incontro – introdotto dal direttore dell’ABACT Gianni Latino – che ha visto protagonista il visual designer Luca Pitoni, autore di recente di un libro dal titolo Ostinata Bellezza. Anita Klinz, la prima art director italiana, nel quale, attraverso la biografia di una donna che rese grande la Mondadori nel secondo dopoguerra, ha voluto restituire alla memoria collettiva l’importanza di coniugare, nell’aspetto visuale, creatività e servizio: «Da Anita ancora oggi c’è molto da imparare per la sua contemporaneità. Si chiedeva sempre quale fosse il pubblico che avrebbe fruito di un determinato prodotto editoriale e capitò più volte che riprogettasse la veste grafica di uno stesso libro a seconda della collana in cui veniva inserito. Credo, infatti, che la stella polare di ogni progettista, tanto più per coloro che si cimentano con il mondo dei giornali, oggi debba essere quella di rendere il proprio lavoro funzionale e trasparente. Siamo sicuri di aver fatto bene proprio quando la grafica sembra impercettibile».

Il pomeriggio di incontri, svoltisi presso la sede della Scuola Superiore di Catania, ha preso le mosse dal panel “Raccontare l’Africa” con Vanessa Offiong, reporter da Abuja (Nigeria) per l’emittente statunitense CNN per la quale si occupa di uguaglianza di genere da vari Paesi, e con Giada Frana, giornalista e direttrice della testata L’altra Tunisia. La moderazione è stata affidata al coordinatore del Sicilian Post Francesco Raciti. Un continente, quello africano, a cui i media spesso non dedicano l’attenzione che meriterebbe: «L’Africa – ha sottolineato la Offiong – è piena di storie interessanti. Alcune volte la stampa estera si accorge di alcune di esse. Ad esempio, in Italia si è parlato molto del vincitore di Masterchef, arrivato come profugo dalla Nigeria. D’altra parte, però, in quanti si sono chiesti cosa significhi essere una madre qui? O di come abbiamo affrontato il Covid?». Un caso ben lungi dall’essere isolato: «Di Tunisia – secondo Giada Frana – si parla spesso in senso negativo o quando avviene qualcosa di eclatante. In questi giorni, ad esempio, con la visita di Meloni i riflettori sono tornati ad accendersi. Per questo ho deciso di dare inizio al progetto L’altra Tunisia nel 2021, e dare voce alle storie di cui nessun altro parla». 

È stata poi la volta di “L’edicola Tik Tok”, il panel in cui è intervenuto Nic Newman del Reuters Institute for the Study of Journalism. Introdotto dalla sociologa Unict Claudia Cantale, il giornalista britannico, autore dell’annuale Digital News Report, ha tracciato una panoramica di come gli editori si stiano confrontando con il social network che per eccellenza identifica la Generazione Z: «Fino ad un paio di anni fa gli utenti under 24 andavano su TikTok per la musica o per distrarsi. Oggi il 15% di loro entra sulla piattaforma per informarsi. Se in Usa gli editori sono restii ad entrarci per la sua origine cinese, in molti paesi europei diverse realtà editoriali si sono già mosse. L’Italia, ad eccezione del caso di Fanpage che vanta un milione di follower, è ancora indietro».   

A concludere la giornata un panel dedicato a Mediterraneo, trasmissione delle emittenti regionali Rai giunta al trentesimo anno di successi. A intervenire sono stati Roberto Gueli, vicedirettore nazionale TGR Rai (e presidente dell’Ordine dei Giornalisti Sicilia) e Rino Cascio, caporedattore TGR Sicilia e curatore della trasmissione. A moderare Francesca Rita Privitera, giornalista del Sicilian Post.  «Il nostro slogan, “Se ti riguarda ci riguarda” – ha spiegato Gueli – riassume bene la nostra missione di offrire programmi che rispondono alle esigenze di ciascun territorio. Lo facciamo, non solo con cronaca locale e servizi per la rete nazionale, ma anche con programmi sia radiofonici sia televisivi, che spaziano dalla cultura alla scienza. In tal senso, negli ultimi trent’anni Mediterraneo ha rappresentato l’esempio perfetto di questo impegno». Ma qual è il segreto di una tale longevità? «Restare sempre fedele a sé stesso. Il Mare Nostrum – ha raccontato Cascio – non è appena il bacino geografico a noi più prossimo, ma un bacino culturale molto più ampio e di cui siamo parte integrante. Oggi più che mai è necessario aprire canali di dialogo non solo su ciò che ci unisce, ma soprattutto su ciò che ci differenzia e stimola la nostra curiosità».

GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI SABATO 10 GIUGNOLa giornata conclusiva di eventi pubblici si svolgerà interamente presso l’impact community hub Isola Catania, all’interno di Palazzo Biscari (p.zza Cardinale Pappalardo 23). Si parte alle 15.00 con l’incontro “Funding per il giornalismo di inchiesta” con Rafael Rameša del Journalismfund Europe. Dialogherà con lui la giornalista di Sicilian PostOlga Stornello. A seguire, alle ore 16.00, un dibattito sul tema della sostenibilità tra Roberto Natale, direttore Rai per la Sostenibilità ESGCetti Lauteta,  responsabile “Scenario Sud” di The European House – Ambrosetti, e Antonio Perdichizzi, CEO e founder di Isola. Alle 17.00, invece, Fernando Vacarini, direttore di Changes e Responsabile Media Relations, Corporate Reputation and Digital PR Gruppo Unipol, dialogherà con il direttore di Sicilian Post Giorgio Romeo sulle opportuntà offerte dal brand journalism. Conclusione di giornata affidata ad Annalisa Mondreda, già direttrice di Donna Moderna e founder di Rame, con il ritorno a Catania del format Nudismo Finanziario. Inizio previsto per le ore 18.00.

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