L’ombelico del Mondo
A bordo di un piccolo aereo sorvolo per la prima volta le cime della “Cordillera Nigra”, le cui cime nere e arrotondate, essendo più basse raramente si presentano innevate, sullo sfondo svettano le cime della “Cordillera Blanca”. Atterro nella più importante città dell’Impero Incaico, Cuzco e trovo alloggio in una modesta pensione, con un lussureggiante cortile interno dai bianchi balconi, simile ai vecchi film di Zorro; sotto un cielo carico di nubi minacciose, una piccola peruviana dai grandi occhi mi dà il benvenuto con un “mate de Coca”. Esco, ansiosa di raggiungere la “Plaza de Armas”, le denominazioni delle piazze centrali non si differenziano da “ciudad a ciudad” e mantengono l’antica planimetria delle città coloniali. In questa città ho la sensazione che c’è tanto da scoprire, l’antico impero incarico, nasconde ancora segreti, che, quando saranno compresi faranno luce anche sulle enigmatiche popolazioni che lo hanno preceduto. L’incontro con gli sciamani peruviani, suscitano in me degli interessi, che vanno ben oltre al mio viaggio interiore, che sta sempre più prendendo forma in questi luoghi magici.
Le mie ricerche mi porteranno a districarmi tra sciamanesimo andino e razionali spiegazioni scientifiche.
L’isolamento di questi popoli ha permesso che le conoscenze trasmesse oralmente si siano mantenute fino ai giorni nostri. Numerose sono le analogie con culture geograficamente distanti, simili sia da un punto antropologico sia per alcuni tratti del comune simbolismo spirituale.
Mi aggiro tra le stradine, alcune strutture megalitiche sostengono i meravigliosi palazzi d’epoca Coloniale; nella chiesa madre, che sorge in un luogo sacro già al tempo degli Incas, trovo riparo dalla pioggia, che ad intervalli regolari si abbatte violentissima sulle strade; percepisco un profumo di muschio e nel silenzio dell’antico tempio calmo la mia mente, ansiosa di apprendere le nuove conoscenze.
In questo luogo ritrovo credenze che mi sono congeniali e che sembrano appartenermi da sempre, dai tempi in cui la nonna Maria nel suo rifugio sulle dolomiti m’insegnava il linguaggio e il potere delle piante.
Finalmente il collegamento con la Madre Terra ha un nome ed è quello della “Pachamama”, qui benevolmente accettato dalla Chiesa Cattolica, non più nemica del Dio Maggiore; manifestazione di una spiritualità femminile che può essere riconosciuta da tutte le religioni, le quali ad oggi, nonostante tutti gli orrori che gravano su questo “Pianeta”, si contrastano in nome di “Credi” diversi, che non trovano prove tangibili di veridicità dell’uno o dell’altro se non quella di professare l’amore per la vita. La donna con il suo potere di generare altri esseri è l’anello di congiunzione tra il pianeta e le forze oscure che vogliono distruggerlo. Rappresenta un’energia che può essere riconosciuta da tutti i popoli, questa è la comune credenza che ci unisce e potrà portare l’umanità alla salvezza: amore per la Dea, amore per la “Grande Madre” che grazie ad una scintilla divina, non importa da quale Dio derivi, ritornerà a vivere nei cuori degli uomini.